Enoturismo, viaggio nell’Alta Irpinia
di Alberto Nigro
Terza ed ultima giornata del press tour dedicato all’enoturismo nelle aree interne della Campania promosso dalla Regione ed organizzato da Miriade&Partners. Si torna in Irpinia per fare tappa nel comune di Paternopoli. È lì che sorge un’azienda che negli ultimi anni si è fatta notare sia per la qualità dei vini prodotti che per l’accoglienza offerta: Fonzone. Fondata nel 2005 dal chirurgo di fama internazionale Lorenzo Fonzone Caccese è oggi un punto di riferimento per l’enologia regionale.
Circa 20 gli ettari di vigneto di proprietà da cui si ricavano, con la consulenza dell’enologo Luca D’Attoma, coadiuvato dall’enologo interno Francesco Moriano, tutte le più importanti denominazioni del territorio. La struttura, completamente immersa nel verde, è moderna ed elegante, con la parte superiore destinata all’accoglienza (splendida la sala degustazione con vista sui vigneti) e la parte inferiore quasi interamente ipogea destinata alla vinificazione.
Ad attenderci è la responsabile dell’accoglienza, Ria Stammelluti (nuora del Professore), affiancata dalla collaboratrice Lucia De Simone. Si parte da una passeggiata tra i vigneti, con un momento di sosta all’interno di uno splendido roseto ricavato a pochi passi dalla cantina. Quindi, la degustazione dei prodotti aziendali che ha regalato sorsi complessi ed intriganti (davvero notevoli i bianchi benché ci troviamo in una zona famosa soprattutto per i rossi a base Aglianico) in grado di impreziosire ogni tavola. Ria è convinta che l’enoturismo possa davvero rappresentare un volano di sviluppo per il territorio e per questo ha immaginato diversi pacchetti da offrire ai visitatori in cui alla degustazione dei vini si affianca quella di prodotti tipici irpini e alla semplice visita in cantina si affiancano le attività in vigna.
Da Paternopoli raggiungiamo il vicino comune di Lapio, uno dei più noti per la produzione di Fiano di Avellino Docg. Lì facciamo la conoscenza della cantina Angelo Silano, piccola realtà che ha fatto della qualità del prodotto la propria stella polare. Angelo, il titolare, si occupa un po’ di tutto, dalla cura delle viti alla vinificazione alla commercializzazione dei vini, e in azienda può contare sul prezioso supporto della moglie Rosy.
Nel corso della visita, oltre a fare una gradevolissima passeggiata tra i vigneti e a conoscere i metodi di vinificazione delle bollicine, abbiamo avuto la possibilità di assaggiare diverse annate di Fiano: tutti vini eleganti e complessi, dotati di un’acidità che si appresta a sfidare i decenni. Nella nuovissima struttura inaugurata pochi mesi fa proprio per incentivare lo sviluppo dell’enoturismo in zona, inoltre, vengono offerti succhi analcolici e cocktail a base Fiano che, spiega Angelo, «servono anche per avvicinare i più giovani al mondo del vino». Da segnalare, infine, i prodotti alimentari in abbinamento, tutti rigorosamente irpini e preparati seguendo antiche ricette di famiglia.
Il comune di Lapio ricade sia nella Docg del Fiano di Avellino che in quella del Taurasi. L’unico altro centro che gode di una fortuna simile è Montefalcione dove facciamo tappa subito dopo per visitare la cantina Donnachiara.
Nata nel 2005 grazie all’impegno della signora Chiara e di suo marito Umberto Petitto, è gestita dal 2015 dalla figlia Ilaria (che dopo gli studi in diritto immaginava un futuro ben lontano dall’Irpinia). Si tratta di una realtà vivace e dinamica, tutta al femminile, che racconta una storia fatta di lavoro, sacrificio e ambizione. La struttura si presenta moderna ed elegante, con un’ampia sala degustazione al pianterreno. I vini prodotti, grazie anche alla consulenza di Riccardo Cotarella, sono territoriali e dotati di grande personalità e da diversi anni, ormai, scalano le classifiche di gradimento ricevendo premi prestigiosi come la medaglia “Best in Show” ai Decanter World Wine Awards 2025 (ottenuta grazie al Taurasi 2021, ndr.).
Noi, dopo aver visitato velocemente i vigneti ed aver assaggiato un po’ di campioni direttamente in cantina, abbiamo avuto la possibilità di degustare tre annate vecchie di Taurasi: 2006, 2009 e 2016. Nettari davvero notevoli che, qualora ce ne fosse stato bisogno, ci hanno ricordato quanto l’Aglianico sia capace di reggere il tempo e di evolvere splendidamente.
Chiusura della giornata a Sorbo Serpico per cenare a Borgo San Gregorio. Parliamo di un vero e proprio simbolo dell’eccellenza irpina, fondato e gestito dalla famiglia Capaldo, che comprende la storica cantina Feudi di San Gregorio, il ristorante San Gregorio e una serie di dimore immerse nella natura in grado di garantire pace e relax. L’attenzione nei confronti dei visitatori (che giungono numerosi sia dall’Italia che dall’estero) è grandissima e proprio per questo sono stati immaginati pacchetti in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.
Ad affiancarci nel corso della gustosa cena che ci è stata preparata dallo chef Antonio Minichiello è Andrea Pavesio, Head of Hospitality di Borgo San Gregorio, giovane intelligente e preparato proveniente dalle Langhe, che guarda al futuro dell’Irpinia sotto il profilo enoturistico con grande entusiasmo. Il ristorante, elegantissimo, per colori e materiali utilizzati richiama l’Irpinia. Al centro è stato anche costruito un “nido”, fatto di legno di castagno e circondato da bottiglie di vino, che ospita un solo tavolo su cui vivere una esperienza esclusiva.
Tornati in albergo a Pietradefusi per un sonno rigenerante al termine di una giornata davvero intensa, ci siamo preparati per l’ultima tappa del viaggio prevista per l’indomani. Partenza alle ore 9 per raggiungere in circa 45 minuti il comune di Montecalvo Irpino e visitare l’azienda agricola il Torchio, della famiglia Russolillo.
Realtà sorta ufficialmente nel 1992 per volontà di Antonio e Gerardina, è figlia di una tradizione agricola che si perde nei secoli. Sono circa 10 gli ettari di terreno di cui dispone, sui quali, oltre ad allevare animali, si coltivano in maniera assolutamente bio le viti, gli ulivi, i pomodorini e diverse tipologie di grani antichi. Si raccolgono, inoltre, prodotti spontanei come l’origano che sono destinati al mercato giapponese o al consumo interno. D’altro canto, a partire dal 2005 all’azienda agricola si è affiancato un agriturismo dove vengono serviti piatti della tradizione, salumi fatti in loco e vini targati il Torchio. Questi ultimi rappresentano una vera e propria chicca, in tutto 5mila bottiglie per 6 etichette: due spumanti metodo classico, uno a base Aglianico e l’altro a base Falanghina, tre vini fermi a base Coda di Volpe, Aglianico e Falanghina e un rifermentato a base Aglianico.
Sono davvero tante le attività che vengono proposte ai visitatori: dalla degustazione dei vini accompagnata da prodotti locali alle vere e proprie esperienze nei verdi campi della valle del Miscano.
Ad accoglierci, in una bellissima mattinata di sole, è Orlando, figlio di Antonio e Gerardina, che ci mostra i vigneti e ci parla dei tanti eventi che si organizzano nel corso dell’anno. Quindi una veloce visita in cantina per parlare dei metodi di vinificazione prima di passare all’assaggio dei nettari che si mostrano gradevoli, equilibrati e territoriali. Insomma, una meravigliosa chiusura del tour.