Etna rosso 1999 doc
CALABRETTA
Uva: nerello mascalese (95%) e nerello cappuccio
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Il Triple A del Sud
L’azienda La Calabretta è situata alle falde dell’Etna percorse dal fiume Alcantara a 750 metri tra i comuni di Castiglione di Sicilia e Randazzo con esperienza vitivinicola di almeno cento anni. La zona etnea, assieme all’antica Etruria, fu la prima a conoscere già nell’VIII sec. A.C. la coltivazione della vite importata dai Greci nel 729 A.C. Massimiliano e Massimo Calabretta sono le colonne portanti dell’azienda che curano secondo principi e schemi molto tradizionali che fanno di questo vino un motivo di grande orgoglio per la vitivinicoltura dell’intera isola. Il vigneto di nerello mascalese comprende circa otto ettari di vecchio impianto con età media di 60-80 anni, e si estende su spettacolari terrazze a gradoni sorrette da muri a secco di pietra lavica che da secoli sfidano le intemperie, i terremoti e le eruzioni, sono un miracolo di ingegneria agraria realizzati dai contadini esperti che caparbiamente non si sono arresi alle bizze dell’Etna. La coltivazione praticata è quella tipica della zona, alberello o filare a pianta bassa e molte delle piante sono ancora a piede franco.. Sul terreno viene mantenuta l’erba, nessun intervento se non zolfo, rame e arature, il grande lavoro lo svolge la meravigliosa natura dell’Etna, la favorevole posizione geografica e l’elevata ventilazione. Il terreno non è costituito da terra, ma praticamente è lava che si è sfarinata nel corso dei secoli, ricco di oligoelementi che insieme alle forti escursioni termiche giorno-notte generano un vino dalla forte personalità. La resa per ettaro è bassa 35-40 q. e la vendemmia si effettua a metà ottobre quando le uve sono ben mature. In cantina, dice Massimiliano, è necessaria la capacità di saper aspettare che il tempo faccia il suo lavoro, questa si sviluppa su tre livelli e ben 300 mq. sono sottoterra, l’azienda utilizza botti di fermentazione di 25 e 50 hl. e botti più piccole per vinificazioni di prova. Cinque giorni di macerazione sulle bucce in acciaio e breve macerazione in legno, lieviti indigeni, il naturale sistema di climatizzazione della cantina senza circolazione d’aria permette di non uccidere batteri e spore naturali ottenendo così fermentazioni alcoliche e malolattiche assolutamente naturali, nessun intervento, la chiarifica del vino in un ambiente sotterraneo avviene spontaneamente nel tempo come anche il deposito sul fondo della botte evitando così le filtrazioni. L’affinamento in botte grande da 75 q. è di almeno 36 mesi. Avere la pazienza ed il coraggio di attendere tempi lunghi fa di questo vino un’esperienza unica e coinvolgente, 14°% vol. ben equilibrati dall’acidità che non demorde anche nelle annate più lontane, morbido con tannini volitivi e piacevoli. Al naso è intenso e complesso fruttato, etereo con tipico profumo vinoso di nerello mascalese, elegante speziatura di tabacco e chiodi di garofano. In bocca è di grande impatto con lunghe sensazioni fruttate e minerali, da abbinare a piatti importanti, lasagne al forno, agnello e cacciagione. In questa recensione ho ripetuto più volte la parola tempo essendo questo il filo conduttore ed il punto focale sul quale La Calabretta ha puntato il suo ambizioso progetto di alta qualità.
Marina Alaimo
Assaggio del 4 luglio 2008. Ho atteso la compagnia giusta per la degustazione dei vini di Massimo e Massimiliano Calabretta. E’ arrivata l’altra sera a Paestum, al Savoy Beach, ospiti di Peppino Pagano, alla vigilia dell’ ultima tranche della selezione della Guida Vini Buoni D’Italia. Avevamo da preparare il palato per il giorno dopo ed allora in una serata di inattesa frescura al tavolo con Luciano Pignataro, Michela Guadagno, Laura Gambacorta ed il big Maitre Diodato Buonora ho proposto una mini verticale di Etna Rosso, 2001, 2000 e 1999. L’azienda vinifica sull’Etna da quattro generazioni con un obiettivo preciso: produrre vini di elevata qualità, fortemente identitari e rispettosi di tipicità e microclima, da sempre senza l’uso di diserbanti e prodotti chimici. Massimiliano Calabretta segue appassionatamente l’azienda insieme al padre Massimo, curandone l’aspetto enologico e la gestione commerciale. La materia prima è talmente alta e ricca che i Calabretta si sono accollati il rischio, viste soprattutto le limitate dimensioni dell’azienda, di fare in proprio, senza ricorrere a consulenze esterne. Magari lo faranno crescendo…
La tenuta vitivinicola si trova nella zona più soleggiata, situata alle falde dell’Etna percorse dal fiume Alcantara, a 750 metri con esposizione sud, tra i Comuni di Castiglione di Sicilia e Randazzo. La natura lavica del terreno, le forte escursioni termiche tra il giorno e la notte e l’elevato irraggiamento solare fanno di queste uve una materia prima di eccezionale qualità e corrispondenza con il territorio. L’areale etneo, assieme all’antica Etruria, fu la prima, già dall’ VIII sec. A.C., a conoscere la coltura della vite. L’arte di questa coltivazione fu importata direttamente dai Greci dopo la conquista nel 729 A.C..
I vigneti degradano eroicamente su terrazze sorrette da muri a secco. Le coltivazioni ad alberello o a filare a pianta bassa di viti di 60/80 anni, permettono di raccogliere di notte il calore accumulato dal terreno lavico durante la forte insolazione diurna. Otto ettari di viti vecchie a Nerello Mascalese e ancora due ettari di nuovo impianto, uno di Nerello e uno di Carricante generoso vitigno a bacca bianca e poi un esperimento arguto e coraggioso : un ettaro di Pinot nero coltivato a 900 m sul livello del mare. I Calabretta non perdono mai di vista le vigne, è da lì che tutto ha inizio. Controllano metodi di coltivazione, qualità dei terreni, prodotti per la difesa delle uve nel rispetto della tradizione e del microclima. E’ anche in corso la selezione dei migliori biotipi delle viti di nerello mascalese, nerello cappuccio, carricante, minnella bianca, minnella nera, cataratto, francese bianca, petrera nera, uva di troia ( di cui sono presenti ceppi secolari) e grillo.
Grandi investimenti in cantina: 3 livelli compresi circa 300 mq di sottoterra; in totale oltre 900 Hl di botti di legno di grandi dimensioni di rovere di Slavonia per un lentissimo e tradizionale affinamento. Le botti di fermentazione sono mediamente piccole e botti ancora più piccole per vinificazioni di prova o vitigno. In questo modo si riescono a mantenere separate le partite di produzione fino all’imbottigliamento. Anche la climatizzazione è naturale senza circolazione di aria, in modo da non distruggere batteri e spore naturali, si intuisce che le fermentazioni alcolica e malolattica sono assolutamente spontanee.
Nei progetti futuri c’è un quarto livello con una sala degustazione con vista mozzafiato sull’Etna ed installazione di tools informatici per scopi didattici e aziendali. E adesso veniamo al vino . Del 2001 e del 2000 parleremo tra qualche tempo, non hanno infatti compiuto tutto il percorso di necessario affinamento in bottiglia e si sono presentati ancora un po’ chiusi.
Il ’99: una prima considerazione, l’abbiamo non solo degustato, ma piacevolmente bevuto ad inizio luglio! Rosso granato scarico con un’ottima trasparenza, cristallino e con riflessi appena aranciati. Al naso piu’ complesso che intenso, si sviluppano lentamente nel bicchiere note di ciliegia e uva sotto spirito, spezie e una forte reminiscenza minerale, che ritroveremo al palato, tutta figlia dell’Etna. L’ingresso in bocca è piacevolissimo, morbido, caldo, tannini eleganti, evoluti ma ben presenti, conditi da un’eccezionale freschezza e sapidità e dalla nota minerale di cui prima, che ci invogliavano continuamente a nuovi sorsi, avvolgendo e ripulendo alla perfezione il palato. Interminabile il finale di bocca. Un vino decisamente equilibrato e armonico, che si trova direi nel momento di massimo splendore del suo potenziale evolutivo, elegante e superbo, alla faccia dei rossi internazionali che stanno spopolando in Sicilia.
Lo abbiamo abbinato su una tagliata di manzo con rucola e pecorino del Cilento del Ristorante I Tre Olivi del Savoy Beach, ma è un vino che farebbe impazzire anche tutti gli stranieri che usano bere senza alcun accompagnamento con il cibo, come è facile notare, nei pomeriggi di questo periodo, tra la clientela internazionale di Palazzo Sasso a Ravello sul magnifico belvedere, affacciati a guardare il mare sconfinato, sorseggiando lentamente un magnifico calice di-vino. Il tempo si ferma.
Sede a Randazzo, via Bonaventura 17a
Tel 010.5704857
Sito: http://www.calabretta.net
Enologi: Massimo e Massimiliano Calabretta
Bottiglie prodotte: 70.000
Ettari: 11 di proprietà
Vitigni: nerello mascalese, nerello mantellato pinot nero, carricante, grillo