Falanghina dei Campi Flegrei 2003 di Agnanum, Raffaele Moccia


Raffaele Moccia e la Falanghina dei Campi Flegrei 2003

Uva: falanghina
Fascia di preozzo: nd
Fermentazione e maturazione: acciaio

La Falanghina dei Campi Flegrei ci è stata sempre presentata come un vino della quotidianità. Da bere in tempi non molto lontani dalla vendemmia e dal carattere piuttosto semplice e beverino. E ci piace sceglierla a tavola proprio per queste caratteristiche, nei momenti in cui desideriamo bere in maniera easy. Però esistono sempre delle eccezioni dettate da stili e scelte di vita molto personali.

Ed è il caso della falanghina di Raffaele Moccia. Arrivando nella sua azienda sono tante le sensazioni forti e contrastanti che il paesaggio ci induce a provare. Il dissenso per il degrado ambientale dovuto ad una speculazione edilizia selvaggia e sprezzante. L’offesa per l’abbandono del territorio. Lo stupore per la bellezza imponente dell’oasi del Parco degli Astroni con il quale confina la vigna dei Moccia.

Ma si ha da subito la consapevolezza di entrare in un mondo dall’equilibrio fragile, sostenuto con forza dal grande legame che la famiglia di Raffaele ha con il proprio territorio. Siamo ancora all’interno delle mura della città di Napoli, ed i 4 ettari di vigneto storico dell’azienda Agnanum sono la testimonianza vivente dell’importante estensione, anche se molto frazionata, del vigneto partenopeo.

La pendenza del terreno rende molto faticosa la salita dalla cantina ai filari di falanghina. Unita alla notevole friabilità del suolo ci fanno intuire quanto sia duro il lavoro contadino ed artigiano di Raffaele e di suo padre ultra ottantenne che ancora oggi dispensa a suon di zappa la preziosa saggezza della lunga esperienza. La cultura contadina ed il forte legame affettivo alla vigna ed al proprio lavoro sappiamo essere fattori molto importanti, ma non sufficienti. Ed ecco che subentra la conoscenza scientifica dell’enologo, Maurizio De Simone.

Falanghina dei Campi Flegrei 2003 di Agnanum Raffaele Moccia

Ottima scelta per Raffaele Moccia, la perfetta sinergia tra i due ha dato vita all’eccellenza dei vini di questa piccolissima azienda agricola. Proprio come accade con i grandi amori, l’immediatezza temporale ci fa solo intuire che qualcosa di importante stia accadendo. Invece i tempi lunghi ci pregiano della consapevolezza, liberandoci dall’inquietudine del dubbio. Così l’ultima annata della falanghina di Raffaele, la 2011, ci annuncia un lavoro attento e rispettoso.

Ma la 2003 ci lieta dell’emozione oltre che del piacere di assaporare un buon vino. Al naso difficilmente fa pensare ad una falanghina. Il tempo ha declinato evoluzioni riconducibili ad un riesling. In apertura infatti sono decisi i sentori di idrocarburi che lentamente danno spazio ampio a note di zafferano, erbe aromatiche, piccole spezie di pepe bianco, ma anche bergamotto e giglio bianco. Il sorso è agile e scattante. Esprime la verve di un giovincello e corre veloce sulla spinta dell’acidità verticale e ruvida. Ha grande energia che gli consentirà  ancora di affrontare un ampio spazio di tempo. E speriamo che Raffaele riesca a conservarne un certo numero di bottiglie perché la curiosità di assaggiarlo tra una decina di anni è tanta.

Questa scheda è di Marina Alaimo

Sede in Via Vicinale Abbandonata agli Astroni, 3, Napoli.Sito www.agnanum.it . email : [email protected]   Tel  e Fax  081 2303507 . Ettari: 3 e mezzo. Enologo: Gianluca Tommaselli. Bottiglie prodotte: 12.000. Vitigni: falanghina e piedirosso.