Fiano di Avellino 2004 docg Mastroberardino


Uva: fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Fiano e Greco mi appassionano per la definizione varietale molto precisa che ormai da tempo hanno raggiunto. Per ricordarselo basta provare il Fiano base di Mastroberardino, davvero un classico fra i classici dove i sentori di fondo sono sempre stati gli stessi sin da quando ero ragazzo anche se nelle ultime vendemmie si avverte maggiore concentrazione a causa del clima e al cambio di mano. Dunque i sentori olfattivi e retronasali sono un po’ più spinti rispetto al passato, ma il caro vecchio Fiano esprime sempre la sua stessa eleganza, presentato nella tipica bottiglia affusolata con l’etichetta bianca e solo 12 gradi. Una pacchia per chi ama la mineralità e la freschezza. Chi mi segue sa che  la 2004 è stata una annata un po’ strana nel Sud, partita in ritardo per il Fiano che a giugno 2005 era ancora molto scomposto rispetto al greco ma che, a circa un anno e mezzo dalla vendemmia, sta regalando ottime soddisfazioni agli appassionati. Un’annata forse più fortunata per la Falanghina nel Sannio e per il Fiano nel Cilento, comunque non molto longeva, ma l’intensità dei profumi e l’equilibrio sono davvero gradevoli. Il Fiano 2004 Mastroberardino ha dunque sentori di pera spadona e frutta bianca che fanno poi spazio ad una nocciola leggermente tostata e a macchia mediterranea a bicchiere vuoto. In bocca è ben equilibrato, abbastanza morbido, la freschezza sostiene bene l’impianto anche se probabilmente è iniziata la fase della ritirata. Se la Falanghina e il Greco si abbinano bene a moltissimi piatti, il Fiano ha una eleganza tutta propria e, a mio giudizio, va bevuto quasi sempre assoluto nella sua versione classica, appena scocciato con qualche sfizio di mare o con un tartina di ricotta di bufala giusto per andare avanti. La conferma della grande tradizione irpina nei bianchi, una delle più belle d’Italia in assoluto perché molto naturale e mai forzata oltremisura in cantina o nel vigneto. Difficile infatti trovare un terroir così convinto da tanto tempo delle proprie varietà  e del proprio stile per quel che riguarda il vino bianco: chiunque infatti ha provato a stravolgerlo non ha poi avuto grande successo sul tempo medio lungo. Già, perché la mineralità, cioé la capacità del suolo di esprimersi, e la freschezza, cioé la componente acida presente nella frutta, sono le due caratteristiche maggiormente  in grado di tipicizzare il bicchiere e portarlo avanti integro nel tempo scoprendo le carte, proprio come il trascorrere delle ore disvela il volto di una donna troppo truccata, dunque capace di fare colpo solo a chi è facilmente suggestionabile con i dettagli. La morbidezza è un valore affermato dopo l’avvento degli omogeneizzati ed è promosso dalle multinazionali del gusto che hanno la necessità di eliminare la differenza dei cibi per poter vendere le stesse cose in tutto il mondo abbattendo i costi di produzione. Per questo la differenza è un valore da veri intenditori, e nel vino è difesa dalla freschezza.

Sede ad Atripalda, Via Manfredi, 75-81. Tel. 0825 614111, fax 0825 611431. E mail: [email protected]. Sito www.mastro.it – www.mastroberardino.com. Enologo: Vincenzo Mercurio. Ettari: 140 di proprietà e 60 in conduzione. Bottiglie prodotte: 2.500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, coda di volpe, greco di Tufo, falanghina