Coronavirus e vino. Parla Filippo Antonelli, presidente Consorzio Tutela Vini Montefalco


Filippo Antonelli, presidente Consorzio Tutela Vini Montefalco

Filippo Antonelli, presidente Consorzio Tutela Vini Montefalco

di Adele Elisabetta Granieri

Qual è la situazione delle vostre aziende?

Registriamo purtroppo una grossa frenata delle vendite, l’export molto calato, l’assenza di turismo sul territorio che per noi rappresenta un segmento molto importante, soprattutto il target internazionale, che consuma soprattutto vini di alta gamma. Gli unici settori che resistono sono la gdo, dove si assiste comunque ad una vendita di prodotti di fascia medio-bassa, e le vendite a privati. Al tempo stesso già si pensa alla prossima vendemmia e quindi ad imbottigliare e stoccare. La maggior parte dei nostri vini sono longevi ma bisogna fare spazio per mantenerli in cantina. E servono capitali per questo.

Quanto conta il canale HoReCa per le vendite dei vostri vini?

Mediamente per le aziende di Montefalco la percentuale è di circa il 60%. Poi abbiamo l’importante canale delle vendite private in cantina ma ovviamente non c’è nessuno che venga. Nel complesso parliamo di un calo complessivo tra il 60% e l’80%.

Quanto conta l’export per il vostro comparto vitivinicolo? Come si stanno comportando i mercati esteri nei confronti dei vostri prodotti?

Dipende dalle cantine, da un 30% a un 50%, quindi un 40% di media. Sull’export qualcosa si muove ma comunque parliamo di un dato sulle vendite dimezzato. Avevamo degli ordini precedenti che sono stati smistati nella prima fase, quindi i dati complessivi si vedranno tra un po’ di tempo. Funzionano le vendite on line negli Stati Uniti o in Europa ma non l’Horeca. Alcuni mercati stanno lentamente riaprendo ma la strada è ancora lunga.

Quali sono le strategie che state mettendo in atto a sostegno delle aziende?

Stiamo spingendo sulla promozione e la comunicazione, soprattutto in chiave web e social. La peculiarità di questo settore è che i costi continuano a essere sostenuti dalle aziende, si sta in vigna a potare, a fare trattamenti o quanto è necessario per la vigna, si continua a imbottigliare, vinificare o stoccare il vino mentre i ricavi sono crollati. C’è un problema finanziario di sussistenza delle aziende, le difficoltà di essere pagati dai fornitori. La prima emergenza è dunque finanziaria; ad oggi non sono ancora stati attivati i canali delle banche, vanno cercate formule che finanzino il magazzino. Nelle linee della Comunità Europea sembra si consentano, oltre alla distillazione, anche misure di stoccaggio, per aiutare finanziariamente i produttori a conservare i vini, per i costi che sosterranno per il mancato spazio in azienda per le bottiglie o per nuovi serbatoi. Spetterà agli Stati membri recepire queste indicazioni. Naturalmente non è una specificità di Montefalco ma di tutti i territori italiani. Noi puntiamo a uno stoccaggio riservato a vini di qualità.