Firenze, Borgo San Jacopo: la finestra sull’Arno della famiglia Ferragamo


vista dalla finestra

Luciano Gallo, giornalista professionista toscano, inizia la collaborazione con questo blog

 di Luciano Gallo

Ancora Firenze. Ma stavolta per pranzo niente tripperie, osterie e trattorie. E nel centro storico del capoluogo toscano ce ne sono di veramente sublimi come quella di Luca Cai (Il Magazzino) in Piazza della Passera. Vista la stagione non propriamente turistica, il freddo polare, e con tanti locali chiusi per ferie, faccio una scelta diversa e decido di provare un ristorante elegante, menzionato in guide blasonate, ma non stellato.

Locale dalla posizione invidiabile, in Borgo S. Jacopo, proprio sulla destra dopo aver oltrepassato il Ponte Vecchio per chi proviene da Piazza della Signoria. Il ristorante, certo, strizza l’occhio ai turisti, non quelli “mordi e fuggi” ma quelli che vogliono “trattarsi bene”, soprattutto giapponesi estasiati dalla visione sul Lungarno (signori, questi fanno 10 mila km. in aereo per vedere certi scenari del nostro Paese, non dimentichiamocelo!). E infatti davanti a noi siede una coppia di giovani nipponici che scatta foto a raffica: lei non stacca la vista dalla grande finestra, lui sfoglia pagine di una rivista in giapponese che illustra le peculiarità del locale.

 

la sala

Il ristorante Borgo S. Jacopo è quello dell’Hotel Lungarno, un albergo 4 stelle di proprietà della famiglia Ferragamo e lo stile impeccabile e raffinato della grande maison fiorentina si rispecchia nella linearità e nell’eleganza misurata degli arredi, delle luci, delle finestre che affacciano sull’Arno, dei quadri alle pareti, dei mobili di fattura artigianale, fino alle mensole dell’ingresso con decine e decine di barattoli trasparenti con gli olii d’oliva più rari e disparati. E qua e là qualche magnum vuota di grandi vini italiani a personalizzare l’ambiente che respira sobria eleganza da ogni angolo lo si osservi.

L’ingresso, pur signorile, è un po’ angusto e buio ma il corridoio “si apre” in una delle sale su cui fanno accomodare i clienti. Una strategica oscurità iniziale, forse studiata per rendere ancora più spettacolare la vista sul fiume dalla grande finestra. Solo dopo, però, scopro che nella sala accanto (vuota) la vista ( è ancora migliore perché il livello è rialzato di almeno mezzo metro e non ci sono balaustre o muretti che limitano la visione. C’è da chiedersi se questi tavoli siano riservati ai clienti dell’albergo…o per la cena. Mistero.

Ai fornelli del Borgo S. Jacopo c’è lo chef Beatrice Segoni, marchigiana doc di scuola Vissani. Non sono mai stato nel locale del corpulento masterchef tv e quindi non sono in grado di fare paragoni con il gran maestro, ma le aspettative ci sono. Il menù per il pranzo propone, tra l’altro, 4 Quartetti e una carta di pietanze piuttosto limitata rispetto al menù ben più articolato della cena.

altra vista della sala

I Quartetti (da 17 a 21 euro) sono un pasto completo in un unico vassoio con assaggi differenziati ed ognuno ha un vino abbinato consigliato (da 6 a 7 euro). Eccoli.

Vegetariano: Zuppa di Legumi, Ravioli di Patate con fondue di Parmigiano e Salvia, La Caprese, Macedonia. Vino consigliato: Pinot Grigio Lis Neris 2010 

Carne: Insalata di Arance con Bacon, Pappardelle al cinghiale, Straccetti di Pollo e Carciofi , Torta di Cioccolato e Pere. Vino consigliato: Rosso di Montalcino Castiglion del Bosco 2008 

Pesce: Insalatina di polpo, Cannellone di Ricotta, Asparagi e Salmone, Tartare di Ricciola, Bavarese all’Arancia. Vino consigliato: Chardonnay Lamelle Tenuta il Borro 2010.

Sia io che la moglie siamo tentati da questi vassoioni quadrati di grande effetto visivo e indubbiamente originali nella loro proposta ‘leggera’ per il pranzo, ma poi preferiamo ordinare alla carta: insalata di arance con la pancetta affumicata, pappardelle al cinghiale, ravioli di patate con fonduta di parmigiano e salvia, filettino di manzo al balsamico invecchiato e la torta di pere. Accompagnamo il tutto con il rosso di Montalcino Castiglion del Bosco 2008: vino dignitosissimo, gradevole, ad un costo ragionevolmente contenuto.

ravioli di patate

 

Carne

torta di cioccolato

 

Nulla da eccepire sull’apparecchiatura: semplice e di classe, né sul servizio, puntuale e attento, mai invadente.

L’insalata (già parzialmente condita) è gustosa, profumata e fresca ma….pur sempre un’insalata anche se resa più appetitosa dal bacon e dalle scaglie di formaggio. Le pappardelle sono cotte a puntino e condite con un sugo sapientemente ingentilito che non ha quasi niente del tipico retrogusto selvatico dell’ungulato. I ravioli, al primo impatto meno delicati e più corposi, si rivelano perfettamente legati tra ripieno e condimento di formaggio. Le porzioni non sono abbondantissime ma neanche risicate come avviene invece in ristoranti…di un certo tono, dove alla fine si esce ancora affamati. Il filetto di manzo, servito con delle verdurine a jeulienne non era invece tra i migliori: cottura leggermente “oltre il sangue” e, ahimé, appena tiepido, sul finire quasi freddo. Apprezzabile e gustoso il dessert.

 

I piatti, come si può intuire, sono tecnicamente ben fatti ma non inducono, metaforicamente parlando,….all’orgasmo culinario. Insomma si mangia beneperò quella sensazione-emozione che talvolta si prova assaggiando, anche in trattoria, certe pietanze semplici ma prelibate o comunque sapori nuovi e indimenticabili qui (mi) è mancata. Cerco di essere oggettivo: forse dovevo scegliere altri piatti. Forse lo chef ha proposte più gourmet nel menù serale. Ma a mio avviso il Borgo San Jacopo – che ha una location invidiabile e una clientela raffinata grazie anche al blasone dell’hotel attiguo – potrebbe, anzi dovrebbe, osare di più, con proposte meno ammiccanti al turista di turno (la caprese, gli straccetti di pollo e la macedonia sono da menù anni ’80-‘90).

Una medaglia speciale merita la carta dei vini curata da Salvatore Biscotti: 21 pagine di viaggio nell’enologia italiana e straniera (oltre 700 etichette), tra bianchi, bollicine e rossi, con alcune validissime proposte di coltura biologica/biodinamica. Non potevano mancare i vini delle tenute di proprietà Ferragamo (il Borro e Castiglion del Bosco). La carta, suddivisa per aree regionali, è aggiornata quotidianamente, così come le nutrite proposte al bicchiere che al Borgo S. Jacopo sono di tutto rispetto e agevolano coloro che vogliono spaziare senza “svenarsi”.

L’addission sivuplau. Per il pranzo (detto del prezzo dei Quartetti) si possono spendere dai 30 ai 50 euro. Per la cena – con 3-4 portate – il conto può addirittura raddoppiare. Ma il locale è perfetto per un’occasione speciale, una serata importante da segnare sul calendario, magari in coppia.

Nelle belle e calde sere d’estate cenare sul terrazzino a picco sull’Arno dev’essere un incanto. Arrivederci Firenze.

Borgo San Jacopo

Telefono: 055.281661
E mail: [email protected]

Borgo San Iacopo 62/R – Firenze

Orario di apertura
Pranzo: tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30
Cena: dalle 19.30 alle 22.30.

Chiuso il martedì a cena.

Ferie: agosto

3 Commenti

  1. le mie galline sono felici: finalmente un gallo nel…. pollaio.

    riguardo al ristorante ci andammo dopo la presentazione della guida dell’espresso, in gruppo corpulento di giornalisti e blogger con migliaia di ristoranti sulle spalle. la segoni non stava benissimo e cerco’ di fare il meglio. io pero’ non ricordo alcun piatto, segno inequivocabile di un pasto solo decoroso, con vista superlativa. caro luciano, non il pigna ma il gallo, spero di conoscerti quanto prima :-)

  2. in entrambi i casi comunque avete provato il ristorante a pranzo, con un menu in parte diverso.
    il Bsj è senz’altro il più bel ristorante sull’Arno fiorentino, ma anche uno dei più buoni della città. nei primi tre?

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