Un viaggio nel cuore del Taburno: OCONE 1910 – Taburno Wine County
Dove il vino si fa paesaggio, ospitalità e futuro, tra i filari del Sannio e il silenzio che emoziona
di Tonia Credendino
C’è un momento, nella luce del pomeriggio che scivola lenta, in cui il paesaggio sembra avvolgerti tutto. Un attimo prima ero in viaggio verso il cuore del Taburno, e quello dopo già sentivo di appartenere a quel silenzio, ai profumi, alla forma perfetta delle vigne.
Lì, nel cuore di Ponte (BN), nasce l’esperienza firmata OCONE 1910 – Taburno Wine County, una storia tutta da scoprire, che prende vita oltre cento anni fa con la famiglia Ocone, nel cuore del Sannio, e che nel tempo ha saputo evolversi con grazia, senza mai smarrire la propria visione originaria. Un progetto capace di coniugare bellezza, innovazione e amore per la terra, in un equilibrio delicato ma fortissimo, dove ogni dettaglio parla di identità, rispetto e futuro.
È proprio da questo desiderio di accoglienza totale che prende vita Il Giardino delle Oche: non una semplice struttura, ma un’estensione viva della filosofia Ocone, il luogo dove il vino si racconta anche attraverso il paesaggio, l’arte, l’ospitalità e il silenzio delle colline.
Un rifugio aperto tutto l’anno per chi sceglie di rallentare, per chi ama ritrovare sé stesso tra un sorso e una carezza del vento. Le camere, arredate con cura e dotate di terrazza panoramica, guardano i vigneti e respirano con essi.
La piscina con vista sulle colline, sospesa tra cielo e terra, regala al tramonto un momento intimo e irripetibile. Il wine bar e un wine shop selezionato completano l’offerta pensata per accogliere, emozionare, far scoprire il mondo Ocone 1910 con eleganza e naturalezza.
Ad accogliermi, l’anima di questo meraviglioso e ambizioso progetto: Giorgio Vergona e Roberta Caporaso, custodi appassionati di un sogno che ha preso forma tra le vigne e il cielo.
Giorgio, napoletano con una lunga esperienza nel mondo del vino, ha lo sguardo attento e gentile di chi sa ascoltare la terra. Roberta, biologa sensibile, è il contrappunto silenzioso e preciso che dà profondità e misura al racconto. Insieme formano un’alleanza autentica, fatta di passione e visione, che si riflette in ogni scelta produttiva e nei dettagli dell’ospitalità.
Il mio viaggio comincia con la visita alla “Vigna del Monaco”, la parcella storica dedicata alla Falanghina, guidata da Giorgio e dalla dolce Flora, che con garbo e gentilezza si prende cura dell’accoglienza. Ci muoviamo tra i filari accarezzati dalla luce come in una danza lenta, mentre i pensieri si fanno silenzio e lo sguardo si apre su un panorama che ha il sapore delle origini: il massiccio del Taburno da un lato, i monti del Matese dall’altro, e il crinale orientale dell’Appennino che sembra proteggere ogni respiro. In quel momento, ho sentito la terra parlarmi, c’era qualcosa di familiare in quell’aria, un senso di appartenenza che non si spiega, ma che si sente.
Ogni passo qui sa di identità, di memoria, di futuro. In cantina, acciaio e legno dialogano con armonia, in un ambiente essenziale e curato. Le vinificazioni avvengono a temperatura controllata, con un’attenzione minuziosa alle fasi di fermentazione e affinamento, per garantire precisione e integrità espressiva ad ogni vino. Accanto ai vini, è il segno dell’esperienza di Carmelo Ferrara, enologo storico che da anni guida con competenza e sensibilità tecnica l’evoluzione qualitativa della cantina Ocone.
La cantina ospita tini in acciaio, silos in cemento destinati a un nuovo progetto ambizioso, e una bottaia che unisce modernità e tradizione: qui le barrique non sono semplici contenitori, ma scrigni di tempo e materia.
Nel cuore della bottaia riposano le bottiglie del Metodo Classico, adagiate sui lieviti per 24–36 mesi, mentre un impianto di spumantizzazione storico, riportato a nuova vita, consente di gestire internamente con precisione ogni fase della presa di spuma e del dégorgement, preservando l’identità di un progetto artigianale che guarda al futuro con radici salde nella tradizione.
Tutto, qui dentro, racconta una visione attenta e sostenibile: dalla pulizia maniacale degli ambienti – che profumano di cura e rispetto – fino ai sistemi per il recupero e il trattamento delle acque reflue, pensati per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Una sostenibilità concreta, che si riflette nei materiali, nei gesti e nella scelta consapevole di ascoltare la natura senza forzarla mai.
Mentre il giorno si spegne piano e la luce si tinge d’ambra, vengo invitata a prepararmi per un momento speciale. Comincia il mio percorso degustativo.
In piscina, mi attendono Giorgio e Roberta con uno dei vini simbolo della nuova visione aziendale: Alalunga Extra Brut, un Metodo Classico premiato al Merano Wine Festival. Ottenuto da un blend di Aglianico e Falanghina, sorprende per l’eleganza composta, la verticalità e una freschezza marina che sembra trattenere nel calice l’eco del vento e della pietra.
È il vino delle grandi occasioni, ma anche delle intuizioni coraggiose. “Volevamo che parlasse di noi, e insieme di un futuro diverso”, mi confida Roberta, una vera chicca della casa, capace di raccontare un volto nuovo e luminoso del territorio.
La degustazione prosegue nel dehor affacciato sulle vigne, dove il tagliere di salumi e formaggi locali – tra cui il cotto di Cillo e le eccellenze della Tenuta Tommaso – accompagna un viaggio nel tempo e nello spazio.
Il mio percorso si apre con Mosca Bianca, un vino secco ottenuto da uve Moscato, elegante e inaspettato, con note di fiori bianchi e salvia. Segue il Rosato da Aglianico, con la sua veste luminosa e il sorso fresco, capace di unire struttura e delicatezza. Poi è la volta della Falanghina Vigna del Monaco, che conserva tutta la tipicità varietale con uno stile moderno e misurato, e del Piedirosso in purezza, dall’anima profonda e avvolgente. Chiude il percorso Pezza la Corte, aglianico 2014 che regala un sorso austero e raffinato, testimone di una vinificazione meticolosa e di una lettura sartoriale del territorio.
Si resta lì, fino a mezzanotte, con i calici che si svuotano e le parole che si fanno lievi.
Una degustazione che somiglia a una confessione laica, di quelle che fanno bene all’anima.
Dopo una notte immersa nel silenzio, nella quiete piena di respiro di una camera luminosa affacciata sul paesaggio, con interni essenziali e curati, bagno elegante con ogni comfort, il risveglio è stato morbido, lento e accompagnato dal profumo del pane appena sfornato. La colazione è una coccola pensata con amore: dolci fatti in casa, yogurt, frutta fresca, miele locale, torte soffici e biscotti fragranti, per un momento sospeso tra gusto e contemplazione.
Poi, una passeggiata nel giardino che abbraccia la struttura diventa occasione per scoprire un linguaggio visivo che emoziona. Le sculture dell’artista Peppe Perone, le sue celebri oche reinterpretate in chiave contemporanea sembrano osservare il visitatore, accoglierlo con grazia, e allo stesso tempo invitarlo a restare. All’interno, le opere di Alessandro Rillo sorprendono, invece, per intensità e materia: tra queste, una tela dal titolo D.N.A. (Dove Nasce Amore) – un quadrato dorato cinto da una corona di rami su fondo grezzo – racconta, con forza primitiva, il senso stesso di origine, radice, rinascita. Non è decorazione. È scelta. È visione. In questa azienda, l’arte non arriva dopo, ma nasce con il progetto. È parte integrante del racconto, segno di una sensibilità che oggi, con meraviglia, ritrovo sempre più spesso nel mondo del vino. Un gesto di apertura, un linguaggio parallelo, che crea accoglienza profonda.
Perché l’arte, proprio come il vino, non ha bisogno di spiegarsi, si offre e ti resta dentro ed anche da Ocone 1910 è accaduto. E ogni volta che succede, mi sento accolta.
Trovo meraviglioso che questa attenzione per l’arte si stia diffondendo sempre più tra le aziende vitivinicole, è un segno di maturità culturale, ma anche un gesto d’amore verso i luoghi, il vino non è mai solo un prodotto, è narrazione, è paesaggio, è memoria viva e quando l’arte si affianca a questo racconto, tutto si amplia: lo sguardo, il respiro, il tempo.
Mi porterò via un Sannio che non conoscevo, capace di emozione e visione, di profondità e accoglienza. Un Sannio dove il vino diventa voce del territorio, e ogni calice racconta un gesto, una cura, una promessa. Un Sannio che resterà nel cuore.
WINE EXPERIENCE
Via San Benedetto, 93
82030 Ponte (BN)
Tel. +39 (0) 824 87 48 78
[email protected]
TABURNO WINE COUNTY
Via San Benedetto, 93
82030 Ponte (BN)
Tel. +39 (0) 824 87 48 78
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Scheda del 23 giugno 2023
Frizzichea, l’assaggio frizzante per l’estate. Ocone Vini, progetto vinicolo del Sannio da oltre un secolo

Ocone
di Gennaro Miele
Cos’è l’estate? Molti risponderanno che rappresenta il primo tuffo in costiera, la prima vacanza dell’anno ma forse ciò che è più importante è il primo ritaglio di tempo che ci si dedica, la creazione di uno spazio, seppur di un’ora, in cui fermarsi per ritemprarci. È il tempo di alzare un calice che sia una chiave d’apertura alla bella stagione, un vino che scorra come la voglia di buono e semplicità, un vino frizzante. Due vitigni di riferimento per questa beva, in Campania, sono la Falanghina e Barbera (che nei prossimi anni potrà essere chiamata Camaiola) caratteristici per la gentilezza dei profumi. L’azienda sannita Ocone, che rientra nel prestigioso progetto Eurovitis21, ha una storia centenaria, realizza qui la linea Frizzichea, vini frizzanti Benevento IGT, che identificano una giovialità che esprime il territorio, su cui domina il monte Taburno, con vigneti posti 400 m.slm su suoli a composizione argillosa – calcarea.

Frizzichea Rosso
Il rosso da uve Barbera ha evanescente effervescenza violacea che poi svela un rosso rubino trasparente. I sentori ricordano una manciata di ciliegia e ribes appena colti, tocco di prugna matura, spezia dolce. In bocca l’effervescenza è piacevole, fresco con sentori di frutti rossi, lievemente amaricante nel finale. il bianco ha una delicata e candita spuma, il colore è giallo paglierino abbastanza carico, i profumi leggeri e tropicali che sfociano nella pesca appena sbucciata, fiori d’arancio, l’assaggio è gradevole, emerge una buona freschezza, sentori di ananas, abbastanza morbido.

Frizzichea bianco
Come nel brano Pazza Musica, cantata dal duo Elodie e Marco Mengoni, si canta la frase ‘’oggi me ne sto per i fatti miei’’ ed è questo il senso di questo vino, prendersi un momento per poi lanciarsi nell’estate che oggi inizia. Buon Calice.
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Valutazione 3 calici
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Ocone – Taburno Wine County
Via Monte Loc. La Madonnella 82030 Ponte, Campania
www.oconevini.it










