Gaeta, Mr. Sapori e la tiella del pescatore


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Niente può fare immaginare l’esplosione di gusto dietro una sì arguta banalizzazione del nome scelto per la propria attività. Segno, anche questo, della impossibilità di vivere la vita reale nel segno della rigidità e del pregiudizio, due caratteristiche delle persone stupide e ottuse. Ma non è questa la considerazione principe da fare bensì l’altra, ossia di come tante bontà della tradizione italiana nascano dalla necessità di mettere insieme i piccoli avanzi del giorno prima, di una lavorazione o di una produzione.

Come la ciambotta o ciauredda, la stessa pasta ammischiata, la cicciata, persino la minestra maritata direi: la ricchezza punta all’abbondanza di un cibo e alla sua esaltazione, la povertà vive di espedienti. Come quelli delle donne dei pescatori di Gaeta che preparavano una focaccia imbottita con l’invenduto, polpi, calameretti, totani. Ed ecco allora che Cristiano Agresti, figlio di un pasticciere di lungo corso e Giuseppe Lamanna hanno fondato questa azienda per riproporre la famosa tiella in varie versioni: scarola e olive, bieta e olive, broccoletti, verdure e pomodorini, parmigiana, tonno e olive, scarole acciughe e olive, cicoria e salsiccia, polpi e pomodorini, calamari e broccoletti, scarola, baccalà e olive.

Una scoperta di come la lavorazione a metà strada fra l’industria e l’artigianato, se fatta bene, possa portare a risultati eccellenti su entrambe le linee, quella con l’azoto e quella del congelato (la scadenza è, rispettivamente, di 22 giorni o di un anno). L’arte di papà Piero si rivela nelle confezioni di babà che hanno sbancato al Blog Café di San Patrignano superando anche il difficile esame Fiammetta Fadda, la bravissima critica gastronomica di Panorama. Una riflessione, questa della qualità del lavorato semindustriali valida per il vino come per il cibo quando la materia prima viene rispettata e su questo svilupperemo una riflessione analizzando anche alcune proposte nuove arrivate sul mercato, come la genovese o la pasta e patate della Garofalo. Intanto ci arricreiamo con la tiella di polpo, il tipico terra-mare della costa tirrenica: forse quella di zia Ninetta è insuperabile, ma grazie a Mr. Sapori si conosce fuori da Gaeta e si salva un pezzo della cultura gastronomica italiana in un mondo sempre più omologato. Senza commercio non c’è territorio, resta la difesa dei privilegiati dei bei tempi che furono a cui non frega nulla di come vivono gli altri, basta che stanno bene loro.