Garantito IGP. Al Pompiere a Verona: un’ode al gusto!


Al Pompiere, la sala

di Carlo Macchi

Il Lunedi era il giorno in cui i barbieri stavano chiusi. Oramai da anni i barbieri (e non solo) stanno aperti pure la domenica, ma nel chiudere il lunedì sono stati sostituiti  dalla categoria dei ristoratori. Per questo se, per esempio,  sei in Valpolicella di lunedì il rischio è di non sapere dove sbattere la testa. Per fortuna assieme a noi c’era la mia cara amica Maddalena Mazzeschi, che ha subito preso in mano la situazione al grido “Andiamo a Verona al Pompiere!”.

Al Pompiere, l’ingresso

Mi aveva sempre parlato bene di questo locale fondato da un pompiere negli anni cinquanta dello scorso secolo,  ma non ero mai riuscito ad andarci; quindi approvo incondizionatamente e più per scrupolo che per altro gli chiedo se servirà prenotare. La risposta mi sorprende un po’ “Certo che devi prenotare, sennò non trovi posto neanche se piangi. Pensa che per Vinitaly prenoto da un anno all’altro.” Ora…un lunedì di fine novembre….dover prenotare per forza… mi sembra appunto un po’ forzato, ma quando mi dice che abbiamo beccato l’ultimo tavolo mi ritiro in buon ordine.

Arriviamo in auto e Verona e, dopo aver parcheggiato il più vicino possibile al centro, Maddalena ci guida per le straduzze attorno a Piazza delle Erbe, fino ad arrivare in una ministraduzza del centro dove si trova l’ingresso con l’insegna verde de “Al Pompiere”.

L’ingresso è piccolo, quasi dimesso, ma quando apri la porta ti si apre veramente un mondo:  un specie di spazioso bistrot francese di alto livello, reso però ancora più caldo e accogliente  dalla mano italiana e dall’approccio quasi familiare del personale di sala. A proposito di sala, il ristorante è stracolmo non solo di persone ma di foto in bianco e nero alle pareti, di buoni odori, di tintinnio di calici, insomma di gente che sta godendosi la cena in un posto giusto.

Al Pompiere, l’interno

Ci sediamo ad un tavolo spazioso per quattro figuriamoci per tre mentre io continuo a guardarmi intorno. Tra sale e salette ci saranno più di cento persone sedute e almeno 10 tra camerieri e personale vario. Questo rapporto 1/10 è forse uno dei segreti del ristorante perché il servizio è di una precisione teutonica  ingentilito dal miglior “savoir faire” italiano. Solo un esempio: quando mai vi capita che in un locale dove si spendono 40-50 euro il servizio del vino venga fatto dal cameriere senza mai attendere un attimo più del dovuto? Insomma, sono in un locale che ricorda in meglio la Francia, dove il servizio è di precisione tedesca, speriamo che i piatti siano il meglio che l’Italia mette in campo.

Ed è proprio così! Per iniziare vi consiglio il loro vassoio di salumi (anche se l’affettatrice aveva scaldato un po’ troppo un buon prosciutto crudo) per poi passare alla pasta e fagioli, o alle tagliatelle con un sugo che cambia tutti i giorni (fermo restando il ragù), o al risotto all’amarone, o ai ravioli di cipolla “ramata di Montoro” con fonduta di formaggio d’alpeggio. Come vedete la cucina è di chiara impronta casalingo-veneta e (questo non lo potete vedere se non ci andate) le porzioni sono proprio da famiglia veneta,  “abondanti cio’”! Infatti se come secondo prenderete lo stinco di maiale vi arriverà un intero stinco e se andrete sulla Pastissada de caval con polenta di Marano non dico vi arriverà un cavallo intero ma poco ci manca.

Al Pompiere, stinco

Altri piatti da non perdere sono il baccalà alla vicentina, la guancia di manzo brasata nell’amarone con purè di sedano rapa, la frittata coi cipollotti.  Tutti piatti dove sostanza si sposa con qualità delle materie prime e ottima mano in cucina.

Uno a questo punto potrebbe anche essere sazio ma non se lo può permettere, perché al Pompiere ci sono dei piatti che vanno assolutamente assaggiati: uno di questi è il tiramisù. Già vi vedo storcere la bocca e pensare “Figurati, l’inflazionatissimo tiramisù! Lo faccio anch’io con una mano sola, sai quanto può essere imperdibile”. Vi perdono perché non l’avete provato (assieme al millefoglie o ai buonissimi gelati) ma di questo dolce, da quanto è buono non se ne può parlarne se non in rima. Più che un’ ode però  merita una “Gode”, visto che mangiandolo si gode di brutto. Eccovi così la mia piccola “Gode” al tiramisù

 

Al Pompiere, tiramisù

O tiramisù, tiramisù del Pompiere

Come ti mangerei tutte le sere!

Sei gustoso, cremoso, setoso

ma prenderne un altro non oso

Anche se cento ne vorrei mangiare

E felice, al novantatre, schiattare.

 

Dopo il dolce, satolli e felici, non  resta che pagare il conto e questo non  farà certo andare di traverso la cena, visto che in tre,  mangiando dall’antipasto al dolce e  con due bottiglie di vino abbiamo speso 50 euro a testa.

 

Trattoria Al Pompiere

Vicolo Regina d’Ungheria, 5

37121 Verona

Tel. e  Fax: 045 8030537

mail: [email protected]

Chiusi la domenica

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