Garantito IGP: L’Importanza dei Numeri del Lotto


di Kyle Phillips

Un mio amico importatore stava degustando al Vinitaly con una sua amica che voleva aprire un’enoteca. L’amica aveva trovato un vino che le piaceva, e mentre stavano lasciando lo stand del produttore, J (chiamiamolo così) le chiese, “Hai preso il numero di lotto del vino?”

 

“Come?” rispose lei. Tornarono così dal produttore.

 

Come mai J riteneva tanto importante il numero del lotto? Si potrebbe pensare che il Tal Vino dell’annata 20__ del Produttore Tale sia quello. La risposta é si e no. Se il Produttore Tale lavora il Tal Vino tutto insieme e lo imbottiglia tutto insieme, lo é.

 

Ma se il vino é diviso in piú vasche imbottigliate in momenti diversi, ogni vasca diventa un’ entità distinta e ci possono essere, anche se il protuttore si sforza per mantenere “l’uguaglianza” in cantina, variazioni fra vasca e vasca. In primis:  il vino imbottigliato per primo invecchia meno in vasca, e questo comporta lievi variazioni. Inoltre, se una vasca si trova in un punto un po’ più freddo (o caldo), o soggetto a maggiori vibrazioni, o… il vino che contiene puó cambiare rispetto a quello delle altre vasche. Le differenze sono generalmente minime, ma possono essere anche sostanziali.

 

E a volte le vasche sono trattate in modo nettamente diverso. Un anno dei miei amici hanno provato, per valutarne lo sviluppo, a lasciare una vasca di un loro bianco sulle fecce per un periodo più prolungato.

 

  • Il vino del lotto normale era un bel giallo dorato, e aveva un naso floreale con brezza marina e accenni di cioccolata bianca e mandorla amara. In bocca era pieno e rotondo, asciutto ma non aspro,  con un bel fruttato che fluiva in un lungo finale con lievi note di mandorle amare. Vino imponente, ma fine.

 

  • Il lotto speciale era chiaramente imparentato con quello normale, ma anche anabolizzato: oro intenso con riflessi dorati e al naso florale con salvia e altre erbe aromatiche, zucchero caramellato e tanta mandorla amara. Piacevole ma anche mordente, e tanto potente che le singole note olfattive lottavano fra loro. Al palato era mastodontico, con frutto imponente ed un lunghissimo finale intriso di mandorla amara.

 

La stessa etichetta, ma lotti diversi e vini molto diversi.

 

“Col senno di poi, sarebbe stato meglio dare un altro nome al lotto speciale,” mi ha confidato l’amica, aggiungendo anche che si sono tirati una zappata sui piedi: l’esperimento ha confuso i loro clienti. Quelli che giá conoscevano il vino, e che si aspettavano un certo prodotto, sono rimasti sconcertati dal lotto speciale, mentre coloro che scoprivano il vino tramite il lotto speciale sono stati altrettanto sconcertati dalla leggerezza (relativa) del lotto normale.

I lotti non sono, purtroppo, sempre uguali.

Alta fedeltà
Lavinium
Luciano Pignataro WineBlog
Winesurf
Italiawinereview di Kyle Phillips

23 Commenti

  1. Mi inserisco nel solco tracciato da Kyle per dire che un discorso molto simile è stato a lungo affrontato e dibattuto nel forum del Gambero a proposito del Brunello di Montalcino Riserva di quel mito vivente che è Soldera.
    Lui infatti imbottiglia sotto la stessa etichetta, appunto quella del Brunello di Montalcino Riserva, due vini completamente diversi:da vigna Intistieti e da vigna Case Basse.
    Come fare a distinguerli ? Boh !
    Molti propendono per il numero di lotto, ma anche su questo c’è un po’ di confusione; inoltre come fare a sapere quale lotto è Intistieti e quale Case Basse ? A chi chiedere ?
    E’ giusto, commercialmente parlando, imbottigliare due vini diversi sotto la stessa etichetta ?
    .
    Ciao

  2. Carino il titolo “i numeri del lotto”. Visto la forte presenza partenopea ho pensato subito al Lotto :-))

    E, in veste di imbonitore, vi metto i numeri del Lotto estrapolati da questo pezzo:

    43 56 7 sulla ruota di Firenze (Brunello)

    6 73 sulla ruota di Torino (Barolo)

    10 30 sulla ruota di Napoli (Piedirosso)

    1. Non fossi stato affaccendato, a vuoto, altrove avrei colto lo stesso aspetto. Credo che Luciano l’abbia fatto apposta:-) io comunque me li gioco al Superenalotto , costo 3.50 euro.

  3. Bell’articolo ma, come spesso accade a voi amici giornalisti, diventate involontariamente fuorvianti. Il discorso del lotto e dell’imbottigliamento unico non può assolutamente essere generalizzato.
    Cerco di spiegarmi succintamente per non essere noioso.
    Imbottigliare separatamente vini da tirature limitate non ha effettivamente senso e potrebbe creare effettivamente qualcuno dei problemi evocati da Kyle.
    Immaginate invece quello che succede quando le tirature si alzano un pò. Non parlo ovviamente neppure di milioni di bottiglie ma quando si comincia a superare le 50.000 unità pensate a cosa significhi in termini di investimento dei materiali di confezionamento e quindi di immobilizzazione di capitali su un vino che magari ci metti 2 anni a vendere in quelle tirature.
    Per farvi comprendere meglio vi porto la mia esperienza personale:
    Io produco il Gravina doc bianco in quantità abbastanza importanti 120-150mila bottiglie anno, e ne vendo circa 12.000 pezzi al mese (mediamente) io imbottiglio solitamente 24.000 pezzi per volta i 1000 ettolitri sono lavorati e custoditi tutti insieme in serbatoi termocondizionati da 200hl cadauno e le variazioni, se ci sono, sono minimali, inoltre in questo modo controllo periodicamente lo stato dell’arte. Immaginate un pò, qualche anno fa si ruppe la membrana di un filtro, mi si rovinò un interno lotto da 12000 pezzi, cosa sarebbe successo se avessi imbottigliato in linea tutto il prodotto?
    ovviamente mi comporto in maniera completamente diversa per i cru, da 2500 a 5000 bottiglie, unico serbatoio/vinificatore, unico lotto, unico imbottigliamento.
    Infine, grave errore quello dei colleghi che hanno vinificato in maniera diversa una parte del medesimo prodotto, era evidente che senza distinzione avrebbero creato confusione nei loro clienti, inesperienza!
    Sulla notazione del mio amico Vigna anche questo è un errore evidente, se mischiassero le uve provenienti dai due vigneti avrebbe senso un’etichetta unica, in questo caso se vinificano separatamente le due partite dovrebbero chiamare i vini indicando i vigneti di provenienza.
    Morale della favola, attenti a quello che scrivete e come lo scrivete, invece di aiutare consumatori ed aziende rischiate di mandare tutti in confusione..
    saluti a tutti

    1. Beniamino, infatti Soldera non fa precedentemente massa unica e poi imbottiglia con un’etichetta.
      I vini sono differenti in tutto e per tutto, innanzitutto dal vigneto di provenienza. Solo alla fine i due vini vengono imbottigliati in tempi differenti, in lotti differenti, però con la stessa etichetta.
      Secondo me non ha senso e il consumatore finale quando va comprare una di quelle bottiglie in enoteca o la ordina in osteria non sa mai quale dei due vini ha acquistato. E son vini con caratteristiche molto differenti l’uno dall’altro, pur appartenendo alla medesima denominazione. Insomma, son due Cru differenti, imbottigliati con la stessa etichetta.
      .
      Ciao

      1. Vignadelmar, in realtà non sono due vigneti diversi ma intistieti è la parte migliore dello stesso vigneto (come Monfortino per Cascina Francia). Ciò non toglie che, ne parlai proprio con Soldera, non ha alcun senso avere unito tutto sotto un’unica etichetta (scopo ovviamente commerciale). Prima uscivano separati. Lui afferma che oggi la differenza non è più evidente in quanto l’età della vigna ha finito per uniformare i risultati. Sarà…

        1. Non posso parlare per mie bevute, ma i molti intervenuti in quel dibattito affermano che i due vini sono considerevolmente diversi. E questo non è difficile da credere, lì come altrove, le piccolissime distanze possono far discendere grandi differenze gustative.
          .
          Ciao

          1. non c’è dubbio, sono d’accordo con te, infatti ho detto che è lui che ritiene non necessaria la distinzione. Finché si assaggiano le singole botti non c’è un vino uguale all’altro. Cosa faccia quando imbottiglia, in quali percentuali e con quali differenze di anno in anno, non lo sapremo mai.

          2. Quel che ha detto a me, e ne racconto settimana prossima nella seconda parte del viaggioa Montalcino, è che lui imbottiglia per intero ogni singola botte fregandosene altamente se una bottilgia possa poi venir fuori diversa dalle altre altre. In effetti è proprio quello che lui vuole, del resto, quando incalzato da domande tipo “e il consumatore?”, lui dice, “che senso ha creare una omogeneità per vini che comunque evolverano in maniera completamente differente?”.

          3. Angelo, Soldera è libero di fare quello che vuole, io però se sono a Catania e acquisto un suo Brunello del 2001 e dopo qualche giorno vado a Milano e voglio ricomprarne un’altra bottiglia vorrei trovarvi dentro lo stesso vino.
            Con il suo brunello, invece, a meno che non conosca il numero di lotto con i quali ha imbottigliato Institieti e quali Case Basse, rischio di bere un vino completamente diverso. E forse rischio di pagare un prodotto inferiore al prezzo del migliore…….
            .
            Ma le domande sono:

            1) perchè non fare allora prima dell’imbottigliamento massa unica?
            2) perchè non imbottigliarlo con due nomi diversi come faceva prima prima?

            Ciao

        2. Ciao Luciano, la tua esigenza è chiaramente collimante la con la mia ed è per quest che abbiamo insistito (nn troppo devo dire, Soldera, pur in grande disponibilità quel giorno, rimane sempre lui, ndr) su questo fronte ma, come già ho detto, la sua idea è che alla fine un vino, il suo in particolar modo, non può mai essere uguale a se stesso, ne quando entra in cantina se non per la grande qualità della materia prima, ne quando ne esce…

  4. complimenti, articolo interessante ed istruttivo… e sopratutto civile e costruttiva la discussione: davvero un buon esempio!

  5. Soldera è un caso a parte, perchè un produttore “normale” (senza nessuna intenzione di offendere Solderone) se fa una cosa del genere non la dice. Sul resto: non credo che Kyle volesse criminalizzare chi imbottiglia in fasi diverse, solo far presente al consumatore una realtà di fatto, anche molto importante, che spesso non viene tenuta nel debito conto. Mi associo alla soddisfazione di Romualdo per la civiltà della discussione. Su Internet, anche nel settore vino, non è facile. Ma tra noi IGP la civiltà è di casa!

    1. Carlo, era evidente che non vi fosse nessun intento e che si volesse “aiutare” il consumatore a comprendere alcune sottigliezze, il mio richiamo all’attenzione, assolutamente non polemico, era rivolto a precisare meglio certe sfumature.
      Io sono il “terrore” dei corsi di degustazione a cui vengo invitato come relatore perchè la mia preoccupazione principale è evitare che si creino i cosiddetti “mostri” cioè coloro i quali non hanno sufficienti neuroni per comprendere che ciò che si insegna, si legge è un canovaccio e che poi deve essere adeguato e personalizzato, sono uno che ha poca pazienza con gli ammorbatori di compagnie che appena finito il corso da sommelier, triturano gli attributi di amici e produttori con improbabili analisi sensoriali.
      Ecco non volevo che questo distinguo creasse nuovi spunti per questi “mostri”. ;)
      Un abbraccio a tutti

  6. Mi dicono che alcuni produttori hanno lotti diversi a seconda della destinazione del vino. In particolare, quelli destinati al mercato americano sarebbero di qualità migliore
    E’ una leggenda metropolitana o la verità
    E, a proposito di lotti e annate. Perchè esiste solo la 1968 di Mastroberardino che sembra praticamente inesauribile e non si è fatta la stessa politica con la 1969 e tutte le altre a seguire?

  7. Non mi aspettavo tanti commenti! Beniamino ha ragione, i miei amici si sono pentiti di aver proditto un lotto molto diverso dagli altri.

    E concordo con chi rimane sconcertato da come Soldera imbottiglia, e trovo la cosa molto discutibile. Lo fa perche’ lo puo’ fare. In pratica lui fa intenzionalmente quello che i miei amici si sono pentiti di aver fatto, e questo vuol dire che con lui si deve assolutamente tener conto del numero di lotto.

    Per quanto riguarda lotti di qualita’ migliore per il mercato americano, avrei dei dubbi. Non credo che inglesi, svizzeri, tedeschi, o altri si accontentarebbero di vini inferiori.

  8. IL VINO NON SOLO è DIVERSO DA LOTTO A LOTTO, MA è DIVERSO ANCHE DA BOTTIGLIA A BOTTIGLIA DELLO STESSO LOTTO SE LO SI BEVE IN POSTI DIFFERENTI E/O IN TEMPI DIFFERENTI ,OPPURE SE LO SI BEVE NELLO STESSO POSTO E STESSO TEMPO CON CIBI E/O PERSONE DIFFERENTI; OPPURE SE SI BEVE LA STESSA BOTTIGLIA NELLO STESSO GIORNO CON STATI D’ANIMO DIFFERENTI…..
    QUESTA COSA DISTURBA CHI CREDE DI POTER “INDOVINARE” SEMPRE COSA STA BEVENDO, CHI CREDE CHE IL VINO POSSA ESSERE IMPRIGIONATO NELLA VALUTAZIONE DEI PROPRI SENSI, CHI CREDE CHE IL VINO è UN OGGETTO SENZA ANIMA E PENSIERO.
    IL VINO è UN AMICO CHE SI ADEGUA …..
    CHIEDO SCUSA A TUTTI PER LE MIE DIVAGAZIONI.
    (PARLANDO SERIAMENTE: IL PROBLEMA IN QUESTIONE è , SECONDO ME , IRRISOLVIBILE; QUELLO CHE POSSIAMO FARE è RINGRAZIARE DIO QIUANDO UN VINO CI EMOZIONA E SPERARE NELLA PROSSIMA BOTTIGLIA QUANDO UN VINO CI DELUDE).

    1. Sig Busiello, lei penso non sia al corrente del fatto che nei blog scrivere in maiuscolo equivalga ad urlare.
      .
      Io quando un vino mi emoziona ringrazio chi lo ha prodotto.
      .
      Ciao

  9. grazie dell’informazione,non lo sapevo; la mia voce non sa urlare ; anzi parlo poco e quando parlo qualcuno mi dice di” alzare un poco la voce”;
    ovviamente anch’io ringrazio il produttore (lei è ateo ? io agnostico, al massimo tendente al concetto del dio-che-dei-suoi-figli-se-ne-fotte )
    grazie ancora , ciao.

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