Gennaro Esposito: sono pronto ad aprire, anche per soli tre giorni


Gennaro Esposito

Gennaro Esposito

Rilanciamo l’intervista che abbiamo fatto ieri sul Mattino a Gennaro Esposito

Cosa farà Gennaro Esposito in questo spettacolare tira e molla che ha vanificato in una giornata tutte le prenotazioni che i ristoranti stavano raccogliendo per il pranzo di Natale?

Il bistellato della Torre del Saracino di Vico Equense non ha dubbi ed è piuttosto laconico: “Farò quello che mi dicono di fare”

-Aprirà anche se per soli due o tre giorni, come si paventa in alcune delle ipotesi che stanno circolando sui media in queste ore?

“Si, fosse anche per tre giorni, apro. Per due motivi fondamentalmente: il primo è che io sono uno dei pochi bistellati in Italia che sta aperto circa undici mesi su dodici. Anche se sto sul mare, il mio non è un ristorante stagionale e vive tutto l’anno. Quindi ci sentiamo tanto, in questi giorni, con i ragazzi della cucina e della sala. Il motore è sempre pronto per essere riacceso. In secondo luogo perché, al di là dell’aspetto economico, che pure è importante, riaccendere i fornelli e accogliere gli ospiti è una spinta all’ottimismo, ci rimette in piedi psicologicamente”.

Ma come si può valutare quello che sta succedendo? Queste voci che si rincorrono non contribuiscono a mettervi in difficoltà?

“Certamente non è bello vivere in queste condizioni, per fortuna in queste settimane abbiamo avuto la produzione e la vendita dei panettoni e io sto registrando Cuochi d’Italia a Milano. Credo che nessuna attività economica potrebbe sopravvivere con un continuo tira e molla in cui si fatica a capire il senso”.

Che cosa in particolare colpisce negativamente?

“Il passare da un eccesso all’altro. Ieri stavo a Milano ed era un bolgia in strada, è come se la gente volesse rimuovere la realtà, appena c’è un semaforo verde si parte senza pensarci troppo sopra. Poi, d’improvviso, come se non fosse stato facile prevedere questi assembramenti, si passa ad un atteggiamento rigido e come al solito noi saremo la categoria che continuerà a pagare più di tutti”.

-E’ giustificato questo atteggiamento nei confronti della ristorazione?

“Un ristorante stellato non è un bar. Abbiamo studiato protocolli di sicurezza aggiuntivi a quelli che già abbiamo molto alti perché da noi i tavoli sono naturalmente distanziati ben oltre la distanza di sicurezza chiesta dagli scienziati. Il punto è che si fa di tutta un erba un fascio, si mettono insieme cose completamente diverse fra loro e in questa grande crisi andare o meno al ristorante viene visto come l’ultimo dei problemi”.

-Ma in questo momento come valuta la situazione?

“Non sono uno scienziato, sento e vedo quello che si dice in tv e sui giornali. Sicuramente non credo che siamo in una bella situazione, abbiamo ancora un numero di casi molto alto, molte migliaia di più rispetto all’estate quando prevalse la linea aperturista, e dunque credo si debba essere prudenti. Purtroppo, me ne rendo conto, non basta dire che i ristoranti sono in sicurezza, perché comunque producono spostamenti ed è questo che si vuole evitare in questo periodo”.

-Non sarebbe stato meglio fare un lockdown vero a novembre e poi riprendersi dicembre?
“Con il senno di poi non c’è dubbio, e molti lo avevano suggerito. Il fatto è che è difficile trovare un punto di equilibrio fra le diverse spinte. Come i dati migliorano, gli aperturisti alzano la voce e chiedono di togliere le restrizioni, viceversa, come aumentano i deceduti e le terapie intensive occupate prevale la linea opposto.”

-Cosa ha determinato il brusco cambio di orientamento di queste ore?

“Certamente le immagini delle grandi città dove è impossibile contenere la folla nel momento in cui si tolgono i divieti. Ma l’indicazione decisiva è venuta dalla Germania: se anche loro chiudono tutto durante queste feste vuol dire che la situazione è critica. Del resto, io penso che sia meglio  decidere invece di questo continuo tira e molla che ha stressato tutti e che soprattutto ha fatto cadere la fiducia”.

Siamo lo stesso ottimisti?
“Certamente, bisogna esserlo, la gente ha bisogno di andare al ristorante, in Lombardia e Piemonte erano tutti pieni in questo week end. Quest’incubo grazie alla scienza finirà, speriamo che ci serva da lezione per il futuro”.

 

2 Commenti

  1. Un atteggiamento responsabile ed equilibrato.Bravissimo chef Gennaro, spero di venire va visitarlaval più presto.Intanto auguri per tutto.

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