Greco di Tufo 2010 docg Torricino |Voto 85/100


Stefano Di Marzo (foto Lello Tornatore)

Vista: 5/5. Naso 24/30. Palato: 26/30. Non omologazione 30/35

Cosa rende il Greco di Tufo tanto forte sul mercato? A parte la marcata mineralità al naso e la sapidità in bocca è difficile che questo bianco possa impressionare per complessità, eleganza e finezza.
Eppure è stata proprio l’uva piantata sui suoli argillosi ricchi di zolfo lungo la valle del Sabato a tirare la volata ai vini irpini e campani dopo la crisi del metanolo. La spiegazione è molto semplice e diretta: è un vino utile.


La sua acidità, coniugata alla impressionante struttura che per estratti arriva anche a 25 in alcune annate (per capirci il rossi più leggeri sono a 28-30) è in gradi di aggredire quasi il cento per cento dei piatti dell’alta ristorazione e gran parte delle ricette della tradizione italiana, al netto di quelle magari un po’ troppo pomodorose.
Come sempre, ci sono due scuole di pensiero. C’è chi privilegia la mineralità e i toni salati della bocca e chi, invece, cerca polpa e struttura per sostenere la freschezza e non lesina richiami dolci purchP non stucchevoli. Insomma, per tradurla in modo semplice: c’è chi la limonata la preferisce con lo zucchero e chi senza.
Stefano Di Marzo ha studiato Enologia a Firenze, aveva 25 anni quando ha iniziato a produrre Greco di Tufo lavorando le vigne, concentrate prevalentemente nelle località Campanaro e Vigna (sopra le antiche miniere di zolfo di Tufo) con risultati eccellenti. Abbiamo seguito con passione questo giovane enologo che annuncia il suo ingresso nella maturità con un fantastico Greco di Tufo pieno, lungo, di corpo, fresco, assolutamente interessante e da bere a fontanella nei prossimi mesi se lo abbinate alla bella cucina di mare, da quella straordinaria e onirica di Moreno Cedroni a quella tipica e semplice dei ristorantini di Cetara. Un gran bel bere pop, che unirà esperti e semplici appassionati, anche molti astemi proprio perchè in questo caso il vino è stimolante per il mangiare meglio. In fondo a questo serve un vino utile. O no?

6 Commenti

  1. A me del Greco, nelle migliori espressioni, piacciono molto le sensazioni agrumate, citriche, di limone e cedro. Se questa notevole struttura si riesce a coniugarla con l’eleganza esce fuori un gran bianco e non è detto che il Fiano lo superi , come alcuni assaggiatori sostengono.

  2. Dal Greco mi aspetto quella potente “zaffata ” di zolfo, prima al naso e poi anche in bocca, per intenderci alla “Cantine dell’ Angelo”, o alla ” Gabriella Ferrara” ecc.. E’ questa la caratterizzazione del Greco di Tufo dell’areale di Tufo. Poi se andiamo verso S.Paolina, o Montefusco, che a mio avviso è un altro areale, allora si, la caratterizzazione, la riconoscibilità del prodotto, sono dettate dalle note agrumate. Preferisco, nella maggior parte dei casi, l’areale di Tufo, soprattutto perchè , l’enorme mineralità che tali vini esprimono riesce a contrastare agevolmente i piatti della cucina tipica Irpina con la loro caratterizzazione in termini di grassezza…

  3. Di Torricino ho apprezzato moltissimo il Greco 2009 e la cortesia e disponibiltà di Stefano e di sua sorella, pur essendo capitato da loro in un momento in cui erano più che indaffarati con l’imbottigliamento. Non sono certo un esperto di greco e di vini irpini, ma finora questo è il greco che mi è piaciuto di più, poichè riesce a coniugare la mineralità e la “solforosità” delle interpretazioni trazionali con gli aromi più fruttati e agrumati delle interpretazioni moderne. Complimenti!

  4. Lello, dici che parlo sempre dei vini cilentani e curo poco quelli irpini. Una volta tanto ho voluto fare un’eccezione: non hai letto il post sulla verticale del Fiano di Marsella?
    Abbracci.

  5. molto buoni i vini di Stefano in special modo la tipicità dell’areale di tufo CONTRADDISTINTA NEL GRECO…….
    bello è l’attenzione e l’esaltazione delle sfumature di un uva difficile da vinificare…
    LA CAMPANIA CRESCE DI REALTà ED ESPERIENZE …

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