Il Washington Post: McDonald’s ha detto agli italiani che gli hamburger battono la pizza, ma la cosa non è stata accolta poi così bene


Lo spot McDonald's contro le pizzerie

Lo spot McDonald’s contro le pizzerie

Lo spot McDonald’s antipizza ha provocato ironiche reazioni con il controvideo di Egidio Cerrone, la candid camera di Fan Page e tanto altro. La polemica è andata oltre i confini nazionali e persino Bill De Blasio si è schierato su Twitter itrinizzando ocn la multinazionale e linkando il seguente articolo che traduciamo per i nostri lettori.

Washington Post pizza

Washington Post pizza

di Pietro Lombardi

Non dovrebbe essere una sorpresa che gli italiani, specialmente i napoletani, prendono la pizza seriamente. Così seriamente che una pizza per essere certificata come ‘verace napoletana’ deve essere conforme a rigide regole specificate in un documento di 11 pagine.

Se i dirigenti di McDonald’s non lo hanno capito prima del mese scorso, ora lo hanno capito. Quando il colosso del fast-food, che ha visto crollare i profitti lo scorso anno, ha mandato in onda una pubblicità a marzo in cui si insinuava che i bambini italiani preferiscono gli hamburger alla pizza, gli italiani hanno reagito con sdegno, soprattutto a Napoli, il luogo di nascita della pizza.

“Quando l’ho vista la prima volta non ho potuto trattenermi dal ridere per quanto sia ridicola questa pubblicità”, dice Eduardo Pagnani, co-proprietario della Pizzeria Brandi, una delle pizzerie più famose di Napoli. “Poi mi sono reso conto che stavano denigrando la pizza per promuovere il loro prodotto. Questo spot è sleale e fuorviante”. Per lui l’idea secondo la quale i bambini italiani preferiscono gli hamburger alla pizza è una blasfemia.

Questo spot ha fatto esplodere video di imitazione su YouTube, una petizione su Change.org (con più di 11.000 firme), un hashtag sui social media, una azione legale e perfino una pizza ridotta. Il pizzaiolo in questione l’ha chiamata Happy Pizza con riferimento al famoso pasto per bambini di McDonald’s. Il nome è anche un hashtag su Twitter, Instagram e Facebook. Cercate #happypizza e troverete il lavoro di flash mob virtuale: l’orgoglio dell’Italia fotografato in tutta la sua gloria di cattivo gusto.

Ecco come si venne a creare l’offesa orginaria: nello spot di 20 secondi di McDonald’s, una famiglia di tre persone è in una pizzeria e il cameriere è al tavolo per prendere l’ordinazione. La mamma e il papà esitano mentre il loro bambino non guarda nemmeno il menu. Quando il cameriere chiede che pizza vuole il ragazzino esclama “Happy Meal!” lasciando il cameriere senza parole. La scena subito cambia: la famiglia, dapprima sorridente, è in un McDonald’s e una voce fuori campo dice: “Tuo figlio non ha dubbi. Happy Meal, sempre a 4 euro”.

Non è la prima volta che il buon senso degli italiani, intenti a custodire la loro eredità culinaria, hanno protestato contro la catena di fast-food. Infatti quando la prima volta McDonald’s aprì in Italia a Roma nel 1986, coloro che protestarono videro la cosa come una sgradita mossa verso la dominazione globale da parte della cultura gastronomica americana. Il giornalista Carlo Petrini usò la rabbia contro McDonald’s come un trampolino di lancio per fontare il movimento Slow Food che ora ha più di 1.300 Presidi nel mondo, tutti dedicati a tutelare i prodotti tradizionali.

Ma mentre Slow Food è cresciuto lo stesso è stato per McDonald’s che quasi tre decadi dopo essere entrato nel Paese ha 510 ristoranti in Italia. Nel 2013 l’azienda ha annunciato che aprirà più di altri 100 ristoranti lì nella prossima decade in uno sforzo di incrementare la porzione di mercato che sta indietro rispetto alle vicine Spagna e Francia. “Crediamo nell’Italia”, il direttore generale di McDonald’s Roberto Masi ha detto in un’intervista alla Reuters, “e abbiamo convinto i nostri azionisti negli Stati Uniti che il mercato italiano ha un potenziale che possiamo sfruttare”.

Nonostante la crescita, Gino Sorbillo, uno dei più famosi pizzaioli della nazione, dice che lo spot di McDonald’s mostra che il gruppo fondamentalmente non capisce la cultura italiana. “In un Paese dove la tradizione, la famiglia e il legame con la terra sono così importanti, uno spot come quello di McDonald’s è un boomerang”, ha detto.

In verità alcuni italiani hanno risposto con caricature allo spot che era stato caricato su YouTube un mese prima che andasse in onda sulla televisione italiana. Egidio Cerrone, un blogger che vive a Napoli, ha caricato un video che mostra una famiglia di tre persone in fila in una catena non specificata di fast-food. Il bimbo guarda gli hamburger e le patatine fritte con un’espressione perplessa. Poi, con forte accento napoletano, chiede “Papà, cos’è questa schifezza? Voglio la pizza”. Il video termina con il ragazzino e gli altri bambini che mangiano la pizza per le strade di Napoli.

La Fanpage italiana ha fatto di più producendo un video con camera nascosta in cui un servizio di consegne risponde all’ordine della pizza consegnando invece Happy Meal. I clienti sono più che confusi, sono furiosi. Alcuni imprecano altri minacciano violenza. In uno degli scambi più gentili l’uomo che consegna chiede: “Lo conosci? Questo è il cibo preferito dagli italiani!”.

“No, la pizza è la preferita degli italiani”, dice una donna col sorriso. Si arrabbia sempre più e prima che di lasciarlo fuori completamente, dice “Tu mi porti la pizza e io aprirò la porta”.

Altre repliche sono state più seriose. Massimo Di Porzio, vice presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana che ha creato la certificazione, ha definito lo spot di McDonald’s come “un disonorevole attacco contro uno dei simboli della Dieta Mediterranea”. La dieta considerata la più salutare al mondo che include olio di oliva, frutta, vegetali, legumi, pesce e, con uso meno frequente, carne e latticini.

L’Associazione ha annunciato che sta predisponendo un reclamo contro lo spot presso l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Lo spot è terminato come da programma la scorsa settimana ma il reclamo richiede che l’azienda non lo metta mai più in onda nè che lo distribuisca e che paghi i danni.

“E’ ovvio che il colosso americano sta cercando di screditare il suo maggior competitor, ma speculare sulla salute dei bambini è davvero troppo”, ha detto Di Porzio in una dichiarazione. “Non dovremmo mai far soldi tramite loro, la AVPN sicuramente utilizzerà il danaro per realizzare corsi di educazione nutrizionale per i bambini”.

Sorbillo, la cui Pizzeria omonima è stata fondata dal nonno a Napoli in via dei Tribunali nel 1935, ha risposto nel miglior modo che conosce: una sua pizza.

“E’ una baby Margherita per i clienti più giovani”, ha detto Sorbillo che è proprietario di tre pizzerie a Napoli e di una a Milano. “E’ buona come quella tradizionale, con la stessa qualità degli ingredienti, ma è più piccola”.

Come l’Happy Meal, la Happy Pizza porta con sè un regalo: un magnete o un segnalibro fatto di carta riciclata riportante l’immagine della pastiera, della pizza o di un altro prodotto napoletano.

“Con questo prodotto che costa solo 2 euro, vogliamo unire cibo e culture: dando loro un pasto salutare ed economico avviciniamo i nostri bambini ai prodotti della nostra tradizione”, ha detto Sorbillo.

Altri pizzaioli hanno deciso che potrebbero avere alleati a New York così hanno scritto al sindaco Bill de Blasio.

“Vogliamo che de Blasio rappresenti e promuova la pizza napoletana nel mondo”, ha detto Sorbillo. “E’ perfetto per il suo ruolo grazie alle sue radici italiane e al suo amore per Napoli e per la sua pizza”.

In una dichiarazione McDonald’s ha detto che non si voleva attaccare o denigrare la pizza che è “un’istituzione” in Italia. “Anche da McDonald’s amiamo la pizza e andiamo in pizzeria”, hanno detto dall’azienda. “Siamo sicuri che persino i pizzaioli napoletani hanno portato almeno una volta nei nostri ristoranti i loro bambini. Se non lo hanno ancora fatto, li invitiamo ora: dopo aver mangiato da McDonald’s i loro bambini chiederanno di ritornarci”.

E’ la seconda volta questa primavera che McDonald’s si è messo sulla difensiva dopo essere stato accusato di insultare le tradizioni culinarie di un Paese. A febbraio un post su Facebook della catena di fast-food in Messico riportava la seguente affermazione: “I Tamales sono una cosa del passsato. Anche il McBurrito è avvolto”. Dopo una protesta su social media, l’azienda ha postato le scuse sul sito web.

In Italia la controversia viene nel momento in cui la nazione si prepara a ospitare Expo Milano 2015, la prossima fiera mondiale che apre il 1° maggio. McDonald’s è tra gli sponsor ufficiali dell’evento il cui tema è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Alcuni espositori, incluso Slow Food, hanno già protestato per il coinvolgimento del gruppo e dopo la pubblicità dell’Happy Meal, alcuni membri del parlamento hanno richiesto l’esclusione di McDonald’s dalla lista degli sponsor.

Pagnani, della Pizzeria Brandi,si è stancato della controversia sull’Happy Meal. “Abbiamo già speso troppo tempo per questa questione”, ha detto. E’ tempo di muoversi. La pizza è il vero fast food napoletano: fresca di forno, salutare ed economica”.

 

* Lombardi è laureato in giornalismo all’Università Amerciana e membro della Investigative Reporting Workshop.

 

Traduzione di Novella Talamo