Greco di Tufo 2008 docg


Greco di Tufo Bambinuto 2008

A Castelvenere, nel cuore telesino del Sannio, per la prima volta nella storia vitivinicola si riuniscono i piccoli, anzi i piccolissimi, viticoltori del Sud: un festival senza proclami ideologici (non c’entrano nulla vocaboli come: autoctono, biodinamico, biologico) all’insegna di un comune minimo denominatore. Aver sposato a tal punto le esigenze della propria vigna da farne una ragione di vita. Così, nell’ambito della bellissima Festa del Vino del comune più vitato d’Italia, organizzata sino a domenica dalla Pro Loco presieduta da Pasquale Carlo (il programma completo su www.prolococastelvenere.it), c’è questa novità assoluta per il Sud, con arrivi dalla Puglia, dal Lazio, dalla Basilicata.
C’è, oltre all’etica, un valore aggiunto nelle Piccole Vigne? Sicuramente sì, ed è la diversità, ossia una cifra ormai sempre più rara nell’agricoltura globalizzata, capace di fare la differenza quando la filiera rurale non è in condizione di competere o per i costi troppo alti o per le quantità troppo basse. Naturalmente, oltre alle 22 piccole cantine, ciascuna con una storia da raccontare e un sapore da comunicare a partire dalle 19, lo scheletro produttivo meridionale presenta una ricchezza ben più ampia e di cui si darà conto. Anzi, cominciamo subito proprio con il Greco di Tufo 2008 base di una azienda non presente stasera: Bambinuto di Santa Paolina.
L’autore di questo bel miracolo bianco ha il doppio volto, quello della famiglia Aufiero, da sempre produttrice di uva greco, e la mano di Antonio Pesce, il giovane enologo (Manimurci, La Molara, Contrada Salandra) sempre più lanciato verso la caratterizzazione non ruffiana delle bottiglie, ovunque si trovi. I vigneti sono a 400 metri di altezza su terreno argilloso sulla collina del Cutizzi: davvero un piccolo gioiellino, la cantina è stata sistemata con una saletta di degustazione. Il nome Bambinuto è la traslitterazione dialettale di Benvenuto, così fu chiamata in paese la famiglia della moglie, i Cecere, quando rientrarono dal Venezuela. L’azienda viene seguita dal papà Raffaele e soprattutto dalla figlia Marilena con l’aiuto dei fratelli Antonio e Michela. Il Greco base ha buona struttura, freschezza, tipicità minerale. Da non perdere. Un brindisi, dunque, per le Piccole Vigne, segnale preciso della competenza delle enoteche e dei ristoranti che invece di adottare liste franchising dal rivenditore all’ingrosso cercano, curiosano, lavorano per il cliente sul bicchiere come nel piatto. Un ristorante con Piccole Vigne a tavola non sarà, statene certi, un posto che potete perdere.
Così parlò Plinio Il Vecchio