Greco di Tufo 2009 Donna Chiara


Ilaria Petitto

Uva: greco
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Decisamente il millesimo 2009 è partito all’insegna del Greco. In uno strano gioco di alternanza con il Fiano, stavolta è proprio il bianco di Tufo ad essere già molto in forma grazie ad una serie di numerose interpretazioni sempre più attente da un punto di vista filologico.
Troviamo questa piega presa dagli avvenimenti molto incoraggiante perché l’essenza stessa del successo del Greco è nella sua brutalità, non nella piacevolezza. Note sulfuree, zolfo, freschezza tosta, corpo sono le caratteristiche di un vino nato non per emozionare ma per servire con attenzione tutto quel che viene portato a tavola.
Come sapete, il gruppo vino di Slow Food Campania ha dedicato numerose sedute all’analisi del Greco di Tufo 2008 e i risultati appaiono abbastanza chiari e difficilmente reversibili. Direi che forse c’è, per fortuna, identità tra visione critica, esigenze di mercato e direzione imboccata dalla maggior parte dei produttori. C’è solo il problema del tempo: andrebbe in commercio almeno un anno dopo la vendemmia.

Naturalmente la riuscita è nella ricerca di quel punto di equilibrio in cui la frutta dice la sua senza prevalere, in maniera comprimaria, addolcendo, per così, dire, la mineralità.

L’azienda Donna Chiara centra completamente l’obiettivo. Vale giusto la pena di ricordare che la giovane cantina di Montefalcione ha sempre presentato ottimi Greco di Tufo sin dalla sua nascita, che bene hanno figurato in tutte le degustazioni coperte. Non ultimo Looking for White al Salone della Mozzarella di Paestum

Ala base del lavoro c’è una impostazione molto seria dell’azienda Donna Chiara gestita da Ilaria Petitto: vigneti, cantina molto bella, interesse per l’internazionalizzazione e dunque accumulo di esperienze, continua disponibilità per il territorio, precisione.

In cantina c’è una vecchia volpe dell’enologia irpina: Angelo Valentino, ormai sedici vendemmie alle spalle, a bottega da Moio nei primi eroici anni da Caggiano, poi tanto lavoro sul territorio. Il risultato sul bianco si vede tutto.

Il 2009 è forse il miglior Greco di Tufo mai pubblicato da Ilaria e dal papà Umberto: il naso è fruttato, poi sulfureo, poi di nuovo fruttato con note di macchia mediterranea a bicchiere vuoto. In bocca è monumentale, come si diceva negli anni ’90, attacco non piacione, grande freschezza, corpo da Greco, rosso travestito, beva lunga, veloce, dinamica, piacevole, sapida. Chiusura lunga, lunghissima.

Un grande prodotto. Da manuale. Un bianco per piatti ben strutturati: selvaggina, agnello e capretto con patate, tacchino farcito all’americana, polpette fritte. Ah sì, anche sulla cucina di mare:-)

Qui la scheda del Greco di Tufo 2008

Sede a Montefalcione, via Stazione
Tel. 0825.977135, fax 0825.977784
www.donnachiara.it
Enologo: Angelo Valentino
Bottiglie prodotte: 50.000
Ettari di proprietà: 10
Vitigni: aglianico, fiano, greco

4 Commenti

  1. La cantina Donnachiara fa degli ottimi prodotti, ma il punto di forza è rappresentato dal Greco di Tufo fin dalle sue prime uscite sul mercato.
    E’ un giusto ” compromesso” tra sentori fruttati e mineralità. Questo vino può rappresentare il modello della “franchezza ” di un vitigno, cioè ” incarna” la caratterizzazione tipica di quel fenotipo.
    Insomma rispecchia il carattere della titolare Ilaria, una persona sempre disponibile, ma mai remissiva. Una persona che ascolta, ma che dice sempre la sua, attenta alle richieste del mercato ma mai a rimorchio.
    Ilaria, sei ” tosta” e minerale come il tuo Greco. Complimenti e auguri!

  2. Lello secondo te, in generale, è meglio il Greco di Tufo o il Fiano di Avellino? Abbracci.

    1. ‘O meglio è Enrico Malgi. Sebbene non ti conosca di persona, ti stimo tantissimo e quindi a maggior ragione ti devo dire la mia verità : naturalmente essendo due vini diversi, racchiudono in sè personalità diverse, a volte anche contrastanti. Il Greco (di Tufo) per quella sua mineralità dirompente ha un carattere molto deciso, irruento, “tosto” , quasi come se le radici delle viti si siano tirato su lo zolfo di cui è ricco il sottosuolo del suo areale di produzione! Il Fiano (parliamo di quello di Avellino, eh) invece, sebbene abbia sempre una spalla acida a sostenere i suoi sentori di frutta gialla matura (pere in quelli vinificati con lieviti
      selezionati in campo), insieme alla sua precipua caratterizzazione di nocciola tostata, ha sempre un “flavour” più piacione, più rotondeggiante e ruffiano. Per capirci, il Greco sicuramente piacerà a Simona Ventura, mentre il Fiano ad Antonella Clerici, la “burrosa”.
      Ti abbraccio.

  3. Lello come al solito sei stato impagabile e preciso. Grazie di questa lectio magistralis ex cathedra. Absit iniuria verbis! Adesso ne capisco un pò di più. Abbracci.

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