La guida per l’estate: cosa e dove mangiare nelle isole Eolie


 Da Alfredo - Pane cunzato Salina

Da Alfredo – Pane cunzato Salina

di Francesco Raguni

Partendo da Milazzo alla volta dell’arcipelago delle isole Eolie, la prima fermata è l’isola di Vulcano, cioè “l’antica Vulcania, l’isola eletta da Virgilio come succursale dell’Etna e fucina di Vulcano”, come scriveva Dumas. La cultura enogastronomica dell’isola, qui, è ben radicata; tuttavia, ogni giorno si trova a dover combattere calamite da turismo di massa che rischiano di offuscare questo patrimonio.

 

Sul cratere di Vulcano

I piatti della tradizione di Vulcano passano anche dalle persone del luogo, che ne custodiscono la memoria. Uno di loro è sicuramente Marco, guida di Advenzu, che – mentre ci guida lungo il sentiero che porta al cratere di Vulcano – racconta la storia di alcuni cibi locali. Ad esempio, in tanti sapranno che uno dei piatti tipici delle isole Eolie è il pane condito. (“pane cunzato” in dialetto). La versione più gettonata è anche una delle più fresche: fetta di pane croccante alla base, pomodoro, mozzarella, cipolla, tonno sott’olio e capperi, per concludere un abbondante giro d’olio extravergine d’oliva e origano fresco. Questo piatto ha radici profonde, dato che nasce dall’esigenza di riuscire a conservare più a lungo il pane. Non tutti, tempo fa, infatti, avevano i forni sull’isola, così i cittadini si organizzavano a turni per usare i pochi disponibili. Di conseguenza, si infornava tanto pane e si cuoceva così a lungo da farlo biscottare, sia per consumarlo al momento, che per conservarlo fino al prossimo turno. Si stipava in ceste e teli.

 

Marco ci racconta come nella cucina dell’isola venga impiegata in vari modi anche la nepitella, mentuccia infestante che cresce a Vulcano. Una prima preparazione la vede cotta come se fosse cicoria, per poi essere unita ad una frittata, con cipolla, pomodorini e – ovviamente – uova. Una seconda, invece, contempla la nepitella come ingrediente di una zuppa, in cui si aggiunge l’uovo e si cuoce a stracciatella (spesso questa zuppa è accompagnata con il pane). Non può mancare il dolce, in questo caso a base di pasta di mandorle, acqua di mandarino, chiodi di garofano e pasta fillo a decorare. Questa preparazione prende il nome di “Nacatuli”. Sazi di questi racconti, si può approfittare di Ferryhopper, piattaforma online con tanto di app mobile che permette di cercare, confrontare e prenotare biglietti per traghetti in diverse parti del mondo, tra cui le Eolie, per passare velocemente da Vulcano a Lipari.

 

Lipari: storie di uomini, vini e cocktails

Lipari, con il suo castello costruito su una rocca e le sue case disposte secondo le sinuosità del terreno, presenta un aspetto quanto mai pittoresco” scriveva Dumas. Ed è proprio dal castello che, proseguendo a piedi, per le vie del centro dell’isola, ci si imbatte nell’eno-paninoteca “Gilberto e Vera”. Nata nel 1980 come mini market in cui si vendeva materia prima quale olio, pasta e vino, si è dovuta adattare a nuova attività con l’avvento delle catene di supermercati sull’isola. Così il signor Gilberto (proprietario defunto cinque anni fa) ha aperto una delle prime paninoteche dell’isola.

Da Gilberto e Vera - insalata di capperi e cucunci, pomodori secchi, formaggi siciliani con uva

Da Gilberto e Vera – insalata di capperi e cucunci, pomodori secchi, formaggi siciliani con uva

I panini prendono i loro nomi dai ragazzi di altre isole che si recavano a Lipari per frequentare le scuole superiori o svolgere alcuni lavori. “Dario” – ad esempio – celebra un uomo che faceva il geometra a Lipari e ogni mattina prendeva il panino con pomodoro secco, prosciutto crudo e provolone siciliano. “Vera” invece è dedicato alla moglie del proprietario. Tuttavia, il locale non si ferma ai panini. Si possono assaggiare sia i capperi che i cucunci (frutti del cappero), pomodori secchi e formaggi, freschi o stagionati, abbinati con il Corinto Nero fatto a uva passa. Il locale ha inoltre diverse etichette di vino provenienti dalle Eolie e dalla Sicilia, Francesco cura minuziosamente l’ampia mescita che offre.

Da Gilberto e Vera - Hauner Iancura e Hierà

Da Gilberto e Vera – Hauner Iancura e Hierà

Ad esempio, è presente Hauner, con il suo Iancura (Malvasia delle Lipari Secca 90%, Inzolia 10%) il cui nome nasce dal dialetto eoliano e significa “biancore” (in particolare, si riferisce a una condizione del mare quando è così calmo e piatto, che sembra si stia per fondere con il cielo in un’unica distesa bianca o bianco-azzurra), perfetto da abbinare con i capperi, con il suo bouquet di frutti e fiori bianchi. In bocca è ben bilanciato tra freschezza e sapidità.

Da Gilberto e Vera - Malvasia passita con il cucchiaino

Da Gilberto e Vera – Malvasia passita con il cucchiaino

C’è anche Hierà (blend di Calabrese, Alicante e Nocera), dal naso fruttato e dal tannino mai timido. Dulcis in fundo la Malvasia passita, servita in un bicchiere con un cucchiaino, accompagnata con biscotti secchi alle mandorle. Il cucchiaino nel bicchiere ha una ragione ben precisa: tanti anni fa, infatti, gli anziani del posto per ammorbidire i biscotti li immergevano nella malvasia passita e li mangiavano così, racconta Francesco. Consigliato, comunque, anche l’abbinamento con un formaggio stagionato.

Il Giardino di Lipari - Summer Stormy

Il Giardino di Lipari – Summer Stormy

Proseguendo per i vicoli della città, si trova anche un cocktail bar nascosto all’interno di un giardino pieno di alberi e sdraio in cui potersi rilassare dopo una giornata di mare ed escursioni: stiamo parlando de “Il Giardino di Lipari”. Qui potrete trovare una drink list abbastanza eterogenea, dove sono presenti sia i grandi classici che dei twist molto interessanti. Mentre Nicolò ci racconta come il locale esista da 10 anni e di come si segua una filosofia zero spreco, per cui viene utilizzato tutto ciò che sopravvive alla stagione, le stelle delle Eolie accompagnano la nostra bevuta. Da provare il Summer Stormy: drink a base rum, a cui si aggiungono Falernum allo zenzero, succo di lime e ginger beer: fresco, piccantino e dal sorso agile. Interessante anche il Dirty Fizz, con gin, fake lime (una miscela a base di acido malico, acido citrico e soluzione salina), sciroppo di zucchero e soda. A tratti ricorda il seltz limone e sale che si può gustare nei chioschi di Catania.

 

La viticultura eroica a Salina: la Malvasia di Caravaglio

Tornando al vino, sempre Dumas, che le Eolie le aveva esplorate da cima a fondo insieme al suo fido compagno Milord, scriveva “A fine pasto […] fu portata una bottiglia di Malvasia di Lipari. Era proprio il vino più eccellente che avessi mai bevuto in vita mia […]”. E sono proprio i vigneti di Malvasia – a Salina e a Lipari soprattutto – che dominano i versanti delle strade: oggi, ma questo Dumas non poteva saperlo, questo vitigno a bacca bianco si vinifica anche secco.

Caravaglio - Antonino Caravaglio nei suoi vigneti a Salina

Caravaglio – Antonino Caravaglio nei suoi vigneti a Salina

Un grande interprete di questo vitigno si trova proprio a Salina e si chiama Antonino Caravaglio. La passione con cui ci racconta della storia della viticultura sull’isola e del suo vino è encomiabile. Quest’azienda, nel 2009, è stata una tra le prime a vinificare la Malvasia senza farla appassire. La Malvasia fu introdotta dalla seconda metà del 1600 dalla Grecia e venne presto commercializzata come vino dolce. Essa è tra i vitigni i più originari del mediterraneo, le foglie sembrano quasi quelle del prezzemolo, il grappolo è allungato, per questo si presta all’appassimento sulla pianta.

Caravaglio - Degustazione con Antonino Caravaglio

Caravaglio – Degustazione con Antonino Caravaglio

Questa tipologia di viticultura può certamente definirsi eroica: il vigneto a Salina si trova a 120 metri sul livello del mare. Uno dei suoi Salina Bianco IGT si chiama “Infatata”, il cui nome è un omaggio alla prima vinificazione della malvasia secca, un progetto legato a sapienza e – appunto – fato. L’immagine in etichetta deriva invece dall’impressione che ha avuto Nino Caravaglio del suo vitigno dal mare. Note di frutta bianca, pera e macchia mediterranea, in bocca manifesta grande sapidità e mineralità, oltre ad una spiccata parte citrica. “Occhio di terra” è invece una Malvasia di Lipari che macera con le bucce per 10 giorni a bassa temperatura. Al naso ha una lieve nota ossidativa, la frutta è più matura e al palato la salinità è più marcata.

Caravaglio - Batteria dei vini Caravaglio in degustazione

Caravaglio – Batteria dei vini Caravaglio in degustazione

Caravaglio produce anche vino rosato, rosso e dolce. I rossi provengono da due differenti vitigni di Corinto Nero, uno di questi ha più di 300 anni di vita e, grazie alla sua posizione, è riuscito a salvarsi dalla fillossera: per questo venne chiamato “Scampato”. Il vitigno infatti è a Lipari, all’interno della Fossa del Monte (area situata tra il Monte Guardia e il Monte Gallina, dove si trova un antico cratere vulcanico non più attivo). Note di pietra focaia, sentori marini, qualche terziario e lieve sfumatura balsamica compongono il suo bouquet olfattivo. In bocca è fresco, dal tannino presente, ma smussato. Affina 18 mesi in legno, 6 in acciaio. L’assaggio della Malvasia passita dalla botta è infine un’emozione difficile da raccontare, che ricorda le gite in barca in cui i colori del vino si fondevano con quelli del mare al tramonto, creando un unico armonioso quadro.

Da Alfredo - Granita alla pesca

Da Alfredo – Granita alla pesca

Salina, però, non è solo vino. L’isola in cui Massimo Troisi ha girato parte de “Il Postino” nasconde, passando da Santa Maria Salina a Lingua, un locale sul mare dove pane condito e granite fanno da padrone. Stiamo parlando di Alfredo, attività aperta dal 1968 dall’omonimo proprietario ed oggi gestita dai figli, Pietro e Angelo. Il locale si sposa bene con il lungomare dell’isola, tra il porto e il fare ha tantissimi tavoli all’aperto che si affacciano sul litorale. Emblematico è il pane cunzato “Salina”, con pesto di capperi e mandorle, pomodorini, melanzane grigliate, ricotta al forno e menta. Da provare anche le granite: mandorla e pesca su tutte.

 

Panarea: cucina di mare e vento

Un ultimo sguardo a Ferryhopper e si parte alla volta di Panarea, usufruendo di uno tra i suoi 3000 itinerari (su 33 Paesi). Qui accompagnati dai venti di Eolo – gli stessi che, secondo Omero, offrì ad Ulisse quando giunse nell’arcipelago – troviamo un ristorante dove la valorizzazione della materia prima sta al centro di tutto: I cusiritati (“le curiosità” in dialetto siciliano).

I Cusiritati - esterno

I Cusiritati – esterno

Ad accogliervi troverete Federica, che vi illustrerà sia menù alla carta che il percorso degustazione (8 portate di mare con possibilità di wine pairing). Da non perdere anche i fuori menù, come il fusillone con ragù di totani, maiorchino e menta. Un piatto all’apparenza semplice, ma in realtà ricco di gusto e complessità, dove la dolcezza del totano e la sapidità del maiorchino si sposano un felice matrimonio sul mare.

I Cusiritati - Fusillone con ragù di totani, maiorchino e menta

I Cusiritati – Fusillone con ragù di totani, maiorchino e menta

Dalla carta, cattura subito l’attenzione del lettore la rivisitazione di un classico della cucina siciliana, tonno e cipolla. In questo caso il tonno è sostituito dall’alalunga, pesce altrettanto nobile, dalle carne più rosa, ma comunque soda e saporita. Questi viene scottato e servito su una salsa all’arancia molto densa.

 I Cusiritati - Alalunga e cipolla

I Cusiritati – Alalunga e cipolla

La cipolla, invece, è proposta in due consistenze differenti: cotta, restando croccante, e a spuma. Interessante anche la carta dei vini, che guarda sia alle Eolie, ma anche all’Etna, la zona del trapanese e via dicendo per tutta la Sicilia.

 

Finale sul grande blu

La cultura eno-gastronomica e non delle isole Eolie, però, non finisce qui. Prosegue oltre, fino a Stromboli e alle sue eruzioni, torna indietro e vira verso Alicudi e Filicudi, terre più arcigne, in cui il tempo sembra essersi fermato, dove pescatori e ad altri isolani hanno ormai posto le loro radici ben in fondo nel terreno. Sono luoghi da esplorare al meglio in ogni angolo per poter comprendere al meglio la vita autentica dell’arcipelago, proprio come fece Dumas.

 

SALINA:

Azienda Agricola Biologica Antonino Caravaglio
Via Provinciale n. 33 Malfa

Orari: lunedì – domenica (19:00 – 21:00), giovedì chiuso
Tel: 334 260 4353

Da Alfredo
Via Marina Garibaldi, Santa Marina Salina
Orari: lunedì – domenica (09:00 – 00:00), sabato chiuso
Tel: 090 984 3980

LIPARI:

Enopaninoteca Gilberto e Vera
Via Giuseppe Garibaldi n. 22, Lipari

Orari: lunedì – domenica (09:00 – 15:00, 17:00 – 22:00)
Tel: +39 090 896 9442

Il Giardino di Lipari
Via Nuova, Lipari
Orari: martedì – giovedì (18:00 – 00:00), venerdì e sabato (18:00 – 01:00), domenica e lunedì chiusi
Tel: +39 339 3299029

PANAREA:

I Cusiritati
Via Comunale Mare n. 70, Panarea
Orari: lunedì – domenica (12:00–14:00, 19:30–22:30)
Tel: 090 983022
Menù: http://cusiritati.it/

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