Guida di Ischia per mangiare, bere e comprare lontano da Instagram


di Annamaria Punzo

Non si tratta di un itinerario convenzionale, ma di un attraversamento lento, che tocca luoghi dove il cibo e il mestiere diventano strumenti narrativi per mostrarsi talvolta con discrezione, altre con estro creativo, quasi teatrale. Alla base? La materia prima e il fattore umano. Sei comuni che ricordano biografie diverse in un’isola che sembra custodirne tante altre dentro. Un giorno può bastare per intuire questa geografia minuta. Ma è tornando che si comincia davvero a capire quanto la sua storia sia più complessa e potente dei confini che la circoscrivono.
Per cibo e vino a Ischia

Ischia custodisce luoghi dove la tradizione gastronomica si perpetua con discrezione e autenticità. A Barano, l’agriturismo Giasole in località Candiano, offre piatti che nascono direttamente dall’orto, con verdure di stagione, conserve fatte in casa e una cucina che mantiene vivo il legame con la terra. Proseguendo verso Piano Liguori, l’omonimo ristorante si affaccia sul versante orientale dell’isola, dove si raccolgono ancora oggi le olive da alberi secolari. In cucina, piatti contadini essenziali, dove la materia prima è protagonista senza mediazioni.

A Forio, l’agriturismo Malvisiello mantiene viva la tradizione dei piatti tipici foriani, preparati secondo ricette di questa storica famiglia, serviti in un contesto agricolo che conserva il senso del gesto domestico. Nella frazione di Panza, la famiglia Colella continua a produrre un olio extravergine dalla qualità costante, curando ogni passaggio, dalla raccolta all’imbottigliamento. Accanto all’olio, una selezione di conserve racconta un’idea di autosufficienza silenziosa e operosa. Le cantine dell’isola parlano attraverso i gesti e il tempo.

Cenatiempo, il vecchio palmento

Cenatiempo, il vecchio palmento

A Fiaiano, Anna e Gennaro Manna della Tenuta Il Cannavale coltivano la vigna in biodinamica, ottenendo vini asciutti, verticali, che riflettono il terreno, il sole e il clima. La famiglia Cenatiempo lavora sulle varietà autoctone con attenzione per ogni fase della vinificazione, dal grappolo alla bottiglia. Tra le campagne di Forio e le fasce coltivate che guardano il mare, orti ben tenuti forniscono ristoranti e mercati con verdure ed erbe raccolte a mano.
Alcuni di questi spazi ospitano cucine che lavorano il raccolto direttamente, chiudendo il cerchio tra produzione e trasformazione. Anche nei ristoranti il legame con la terra resiste.

Ciro Mattera e Stafania Coletta, attuali gestori del Saturnino

Ciro Mattera e Stafania Coletta

Il Saturnino, a Forio, difende l’idea del cuoco contadino, tra orto, pesca e padella. Gioacchino, nel centro storico da Jack all’Epomeo, lavora su una cucina d’identità, semplice e raffinata allo stesso tempo, in una sala che unisce legno, erbe spontanee e colori vivi.

Pane, miele e gelati

A Lacco Ameno, la gelateria Gasparotto valorizza le materie prime con ricerca artigianale e gusto innovativo, legandosi al miele Oro d’Ischia di Alessandro Iacono, nella Baia della Pelara. Il Forno Romeo panifica con lievito madre e grani antichi.

Materia e mestiere; gioielli, cramiche e canestri
A Ischia Ponte le Distillerie Aragonesi tengono viva la pratica della distillazione, tra alambicchi in rame e botaniche dell’isola. Poco distante, la gioielleria Lanfreschi lavora metalli preziosi con un linguaggio sobrio e contemporaneo: nessun folklore, solo ispirazione colta.

Sempre nel comune di Lacco Ameno, Mario d’Ischia continua invece a produrre sandali artigianali che piacciono agli isolani quanto ai turisti. A Casamicciola, la storica fabbrica Mazzella realizza ceramiche secondo tecniche tramandate, mentre a Forio Franco Calise espone alla Madonnella Ceramiche una produzione pittorica che intreccia arte, iconografia e maestria mediterranea. A Barano, l’artigianato Monti lavora la raffia da sempre: borse, cestini, intrecci minuti che portano nel mondo l’identità dell’isola. E a Forio, sul porto, ogni giorno Vito intreccia i suoi canestri accanto all’Ape, con la dedizione di chi conosce la forza di un gesto silenzioso.
Alla fine ciò che emerge è una volontà condivisa; custodire ciò che si è ricevuto e continuare a farlo vivere. È da lì che passa il senso più profondo dell’abitare: non trattenere il passato, ma renderlo presente con dignità. Con curiosità, donargli un futuro.

2 Commenti

  1. La storica fabbrica di ceramiche MENNELLA di Casamicciola ribattezzata Mazzella induce a una serie di riflessioni e interrogativi circa la cura redazionale posta dagli autori nelle fasi precedenti la pubblicazione di un servizio che, a dispetto delle intenzioni, è palesemente commerciale.

    Cordiali saluti,
    Elio Conte

  2. Elio Conte hai centrato il punto, però a parte “ceramiche MAZZELLA” che proprio non si può sentire, conosco personalmente alcune delle persone nominate (Pasquale Cenatiempo, Franco Calise, Malvisiello) e posso dire che veramente ci mettono l’ anima e non scendono a compromessi sulla qualità del loro prodotto.

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