Guida Michelin 2011, Fausto Arrighi rinchiuso nel bunker francese immagina la ristorazione italiana


Fausto Arrighi nel deserto italiano dopo il napalm Michelin

di Alberto Cauzzi

Nulla di nuovo sotto il sole del Nord, o perlomeno poco. Stelle a pioggia in Piemonte, logica conseguenza di un territorio in cui è difficile sbagliare in cucina, con quei prodotti e quella tradizione. Per farlo bisogna impegnarsi.

Ecco allora che il buon Marc Lanteri, già stellato a Cuneo, riprende, dopo un anno solo di attesa, quello che tutti sanno essere un riconoscimento soprattutto al cuoco, oltre che al ristorante. Bravo Marc! E Bravi Boglione e Bussetti, nei rispettivi castelli,  dove è quasi impossibile non prendere l’ambito riconoscimento, che è pur sempre l’imprimatur di una guida per il turista. Peccato solo per l’altra faccia della medaglia Michelin, la predilezione per i ristoranti d’albergo, sconfessata in questo caso per aver negato una stella disegnata e dipinta al Boscareto Resort.

Sorprendente la stella alla Locanda del Notaio, a Pellio Intelvi. Sorprendente almeno per me, che visitai il posto l’anno scorso e, seppur interessante, lo vidi alquanto immaturo ed ancora da farsi. Scontata l’investitura della locanda Margon, di cui ha preso le redini Alfio Ghezzi, ex sous chef del bi-stellato Andrea Berton a Milano. Immensamente soddisfatto per il riconoscimento a Pier Giorgio Parini a Torriana e a Fabio Barbaglini a la Salle, due miei pallini, se così si può dire.

E qui finisce la cronaca istituzionale …

“Ciò che non c’è non si può rompere” amava abilmente rispondere Henry Ford I alle critiche sulla spartana e francescana semplicità delle sue auto. Cosa c’entra direte voi ? C’entra perché qui siamo su un blog, e i blog sono spesso oggetto di sbeffeggi ed altezzose prese di posizione aprioristiche. Si continua ad ignorare il fenomeno blogosfera.

Peccato, perché il mondo va avanti. Perché la comunicazione è più veloce, e forse questo a volte si tira dietro alcuni difetti, ma al contempo è più limpida e trasparente. Soprattutto sul web. Dove se menti sapendo di mentine prima o poi ti sgamano, dove se sei misterioso, criptico e sfuggente ti massacrano all’angolo, additandoti come eretico. Dove se scrivi qualcosa devi sempre argomentarlo, giustificarlo e motivarlo fino allo sfinimento. Ecco allora che, con vigorosa convinzione, chiediamo alla Michelin, ufficialmente, di rompere gli indugi e di spiegarci, argomentarci, dettagliarci meglio il suo metro di giudizio. Così, per capire meglio. Perché della trasparenza in questo senso ne gioveremmo tutti, in primis loro. Perché “dire poco perché almeno non si fraintende” è, parafrasando Ford, anacronistico e fuori dal tempo.

E’ difficile per noi appassionati spiegarci l’incartapecorito Bocuse, francese, a tre stelle, con una cucina ai limiti dell’imbarazzante a fianco di tal Piero Bertinotti del Pinocchio di Borgomanero, letteralmente derubato di una stella che se era giusta 10 anni fa lo è ancor oggi, perché nulla li è mutato. Sarà, come si dice, il passaggio di un ispettore francese che, andato su tutte le furie presumo per un fazzoletto fuori posto del Maitre, ha usato tutta la sua influenza sulla colonia italica per penalizzare un monumento, dicasi monumento, della nostra ristorazione ?

Ma la stella non è data alla cucina ? A tal proposito cosa dire dell’assordante silenzio determinato dall’assenza, oggi, di Paolo Lopriore ? Incomprensibile …

Ebbene si, Barbaglini a la Salle e Parini a Torriana hanno preso la stella. Ma fossi in loro non sarei così contento di stare in un gruppo in cui non c’è Lopriore, in un gruppo in cui si festeggia la stella oggi, ma domani, forse, si vedrà, anche dopo anni di onorata ed imperturbabile carriera. Perché può sempre capitarti un Console in arrivo, e li nulla è più forte …

Che Fausto Arrighi, uomo a modo, gentile, sempre disponibile, scenda qui in campo. Non gli chiedo di aprire un blog, no, non glielo consentirebbero i cugini d’oltralpe. Che venga qui, tra noi, appassionati, a discutere, a confrontarsi, a spiegarci perché … perché ci sarà pure un perché, che ci piacerebbe tanto conoscere.

70 Commenti

  1. Visto che hai cominciato con le stelle del Piemonte volevo aggiungere che anche quel bellissimo relais sulle colline di Alba che avevo segnalato e inserito sulla Guida Gourmet visitandolo ormai quasi tre anni fa ed etichettato a 15/20 ha conseguito il prestigioso risultato. Villa D’Amelia a Benevello. Valutazione che se non ricordo male ha confermato anche il Nobili su Passione Gourmet, quindi direi che ci siamo. Non sono stupito della mancanza al Boscareto, in contraddizione con la recente tendenza di premiare maggiormente i locali in hotel, La Rei-Boscareto appena aperto e non senza qualche scricchiolio, almeno nella mia singola esperienza, anch’io avrei messo un punto interrogativo e una sosta in sala d’attesa.
    E c’è anche l’altra di Alba da aggiungere.
    Poi scopro anche che nella mia nativa Borgosesia è piovuta una stellina, un buon motivo per ritrovare i miei natali e una piccola dimostrazione che la Guida rossa è anche in grado di sorprendere e scoprire e non solo di sonnecchiare od accodarsi alle scelte altrui, come già fu il caso di Oviglio.. Mancanza di novità leggo nel post precedente? Nula di nuovo? Caspita! 34 nuove stelle non sono una novità? Sono 34 novità .Le penalizzazioni del nord ovest? Sono poco sorpreso per quella savonese, uscii a 12/20mi l’ultima volta. Mi spiace per il Bertinotti, ma sai che da quelle parti ho un particolare riscontro di conoscenze, e, se da un lato è interpretabile come uno sfregio alla memoria e altrettanto vero che di critiche ne ho sentite più di due o tre…visto che oggi sto tirando fuori i numeri dal cassetto potrei indicare il mio ultimo numeretto a Borgomanero, 14 scarso, siamo un po’ al limite , anche se sono d’accordo che Bocuse è peggiore, ma lui fa l’ambasciatore nazionale e muove cifre d’affari e d’affezione che manco ci sogniamo.
    Particolare attenzione al Piemonte, forse a ragione la regione più interessante d’Italia in questi ultimi anni, soppiantando la manageriale Lombardia a vantaggio dei bogia nen che invece zitti zitti quando c’è da lavorare con qualità e pazienza non sono secondi a nessuno. C’è anche la promessa per Magorabin, quando si parla di attenzione anche alle cucine non proprio “tradizionali” , insieme al Centro di Priocca, per altri motivi qui più tradizionali. Insomma, il quadro del nord ovest a me non dispiace, Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta sono stati inquadrati e non si sono dimenticati di ridare il dovuto a due degli chef a cui sono più affezionato anche per averci lavorato fianco a fianco come appunto ricordavi anche tu, Fabio Barbaglini e Marc Lanteri, di quest’ultimo ne abbiamo parlato qui nel parallelo con Ezzelino e Mondovì, messo un po’ nell’ombra altrove ha ritrovato giusta luce.
    Su Lombardia e altre regioni non saprei, ne sei sicuramente più informato tu che ti muovi con più costanza in Italia, io sono felice di essere preso in mezzo da Piemonte, Valle d’Aosta Liguria e Costa Azzurra, dove l’imbarazzo di tavole di qualità è il più intrigante della Penisola e le aperture di confronto con la Francia ancor più affascinanti

    Aprire un Blog Michelin? Bha, tutti hanno la possibilità di inserire direttamente nella guida online i propri giudizi sulle loro esperienze, non sarà un blog ma mi pare comunque già una bella porta aperta, diversamente dai tempi in cui se volevi parlare con qualcuno dovevi prendere la macchina e andare giù in Corso Sempione… ; – )
    gdf

  2. stralcio: “Si continua ad ignorare il fenomeno blogosfera”.
    Non rientra anche questa tra le “. . . . . altezzose prese di posizione aprioristiche” ?
    Suvvia, si fa per dire !

  3. tutte riflessioni interessanti ma una domanda occorre porsela! Quante delle esperienze sopracitate sono esperienze dirette, personali e soprattutto anonime? I pareri degli amici/conoscenti, i sentito dire sono aria fritta! Vent’anni di esperienza in questo settore, ne ho viste e sentite troppe per non fidarmi sempre e solo di me stesso!

  4. Post di Alberto che per me è da incorniciare.
    Il punto centrale è che non si può più essere criptici e nascondersi dietro un’aura di superiorità e di mistero, perché di fronte alla velocità, quantità e qualità dell’informazione che correrà sempre più in rete in tempo reale le rendite di posizione ed il prestigio accumulato finiranno inevitabilmente, e in modo accelerato, con lo scemare.
    “Ecco allora che, con vigorosa convinzione, chiediamo alla Michelin, ufficialmente, di rompere gli indugi e di spiegarci, argomentarci, dettagliarci meglio il suo metro di giudizio. Così, per capire meglio. Perché della trasparenza in questo senso ne gioveremmo tutti, in primis loro.”
    Il mio parere però è che tale indecifrabile metro non possa essere rivelato in quanto altamente disomogeneo, quindi non soggetto a discussione. La sua ‘rivelazione’ metterebbe semplicemente la guida in contraddizione con se stessa.
    Chi ama la rossa, al di là del lato pratico, comunque in declino, lo fa ormai per vecchio atto di fede.

  5. Caro Alberto, il post è bello, intrigante, stimolante. Per me è difficile risponderti perchè ho paura che tu possa prendere quello che sto per dire come un attacco a te come persona ed a voi come PG. Voglio preventivamente affermare che nulla è più lontano da questo intento, veramente.
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    Penso però che la tua richiesta di spiegazioni rimarrà inascoltata. Rimarrà inascoltata perchè di questo stile di rapporto con i lettori la Rossa ne ha fatto la propria cifra stilistica, il proprio biglietto da visita. Poi ciascuno di noi è libero di pensare che tale approccio possa essere considerato altezzoso, borioso, datato, non al passo con i tempi ed i modi del comunicare oggi.
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    Alla fine comanderanno i lettori acqirenti, che con le cifre di vendita decreteranno il successo o l’insuccesso del perdurare di questa linea editorial-comportamentale.
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    Con i propri acquisti i lettori decreteranno anche se le scelte della Rossa in fatto di stelle e posate siano o meno condivise. Perchè per le guide cartacee, ancor più in un mondo dove la gratuità del web e sempre di più e per più persone alla portata, devono vendere. Per vendere devono essere considerate affidabili, altrimenti uno le compra una volta e non le compra più (dicasi lo stesso per i formati per telefonino).
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    Questo ampio cappello per tornare ad un tema a me molto caro e spesso fortemente dibattuto: l’affidabilità della nuova critica web e le reali ricadute sui recensiti e sui lettori.
    Confermo di avere la forte e radicata convinzione che il web non sia ancora, come non lo sarà in un prossimo futuro, importante nel portare clienti a mangiare in un ristorante/osteria. Questo nonostante alcuni iperbolici dati di lettura di pagine web che alcunio sbandierano felici.
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    Per questo Arrighi, come gli altri Direttori, possono evitare di risponderti: loro producono un prodotto che viene acquistato anno dopo anno, dove inserzioni pubblicitarie vengono pagate lautamente. Cose queste che nel mondo della critica gastronomica del web ancora molti operatori neanche riescono a sognarsi di notte dopo aver bevuto il miglior vino della loro cantina.
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    Ciao
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    p.s.
    Inoltre, tu che firmi questo appello ad Arrighi ti definisci un appassionato. Cosa vera, lo sei sicuramente. Ma sei anche una delle firme di un bel sito di critica gastronomica…..io mi sarei definito come tale, anche per evitare facili fraintendimenti fra ipotetici “concorrenti”.
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    pps
    altrove, uno molto presente in internet, che per sua stessa ammissione non fa critica gastronomica, ma fa comunicazione, nel criticare appassionatamente la stella tolta al Pinocchio, cita le entusiastiche recensioni di due guide cartacee. Sbaglio o queste guide cartacee erano precedentemente e platealmente considerate inaffidabili ? Lo chiedo perchè non vorrei che siano considerate affidabili solo quando fa comodo.
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    1. Il buon Lubrano direbbe “una domanda sorge spontanea…” Perchè, nonostante pregi e difetti, dal 1956 la Rossa continua ad essere ” il ” termine di paragone? Sarà vecchia, inaffidabile, tutto quel che volete ma allora tutti gli utenti/lettori che la comprano sono tutti degli illustri imbecilli? Sarebbe bello oltretutto conoscere i dati di vendita e non le tirature, forse avremmo un dato realistico circa i valori in campo. Ribadisco però, recensioni a seguito di visite anonime, dirette e personali e questo non è nascondersi, semmai garantire e garantirsi obbiettività e serenità di giudizio, senza condizionare il “giudicato”. Buon lavoro a tutti, professionisti o anche solo appassionati cultori della critica enogastronomica.

      1. Nessun fraintendimento Luciano. Analisi molto centrata e pertinente la tua, come pertinente è quella di Gianni, come a suo modo pertinente è quella del francesista Gdf, palesemente partigiana, ma ci così è. Mi piace come si sta sviluppando questo post, e credo che al di là dei vostri interventi abbiate inteso il senso intrinseco del mio intervento. Più leggibile come una provocazione che, molto probabilmente, rimarrà inascoltata.
        Continuo a ritenere però che ciò sia un peccato. Perché è vero che questo è un mondo di quattro gatti, un pochino autoreferenziale. Ma è altrettanto vero che questa nuova forma di comunicazione è innegabilmente seguita da tutti gli addetti ai lavori, che ora rispetto a 10 anni fa possono mettere a fattor comune questa fonte informativa che prima non possedevano. Pertanto ritengo importante il dialogo, e non il semplice lurkeraggio degli addetti ai lavori, siano cuochi, ristoratori o direttori di guide. Bonilli, Vizzari, Bolasco, Cremona, Marchi son qui a discutere con noi. Spesso. Questo dovrebbe essere anche più intenso, a mio avviso. Perchè la voce del Web diventerà sempre più importante nel prossimo futuro, anche al netto dei nostalgici atti di Fede verso la rossa del Gdf :-)
        Ed infine permettimi un colpo di testa in rete, frutto della tua gradita alzata dda perfetto numero 10 
        Interventi come quelli di Vincenzo e Roberto Peschiera dimostrano quanto da me affermato. Qui chiunque può arrivare e dire la sua.. A questo proposito, Roberto Peschiera, la informo ho mangiato da tutti gli chef di cui ho parlato, ma avrei potuto anche non esserci stato. PassioneGourmet, che le piaccia o meno, è un gruppo di appassionati che mettono a fattor comune le proprie esperienze. E quando io parlo di ristoranti posso anche permettermi di parlare di posti in cui non sono stato di recente, ma viceversa visitati da uno o più dei miei compagni di avventura. E perché mai questo non deve essere possibile ? Me lo spiega ? Io dirigo questo gruppo di appassionati, io ho diritto di parlare per nome e per conto di tutti loro e quindi dell’insieme delle esperienze messe a fattor comune. Però sono qui a confrontarmi, a spiegare. E questo non è affatto un limite, se ci pensate bene

        1. Caro Cauzzi, libero di pensarla come vuole, ci mancherebbe, resto però convinto che la supponenza non è mai una dote: chiunque può permettersi di parlare di chiunque e comunque ma se lo fa con cognizione di causa e con la severà umiltà di chi si erge a giudice dell’altrui lavoro fa certamente miglior figura! non conosco PassioneGourmet e me ne dispiaccio, chissà che non diventi presto quella Bibbia che le affermazioni e i giudizi del suo Estensore lasciano intravvedere. Anche a me piace il confronto, quello sereno, quello che non pontifica e che rispetta le altrui opinioni. Buon lavoro a Lei e ai Suoi compagni di avventura.

          1. detto per inciso…per 20 anni ho girato l’Italia in lungo e in largo, “fantomatico” Ispettore della famosa o famigerata Guida Rossa e orgoglioso di esserlo stato, credo di avere titolo per difendere, sempre che ne abbia bisogno, l’operato del nostro comune amico Arrighi. Le rinnovo gli auguri di buon lavoro.

  6. Babbo Natale Michelino è proprio sordo alle suppliche dei bravi bambini golosi come Stefano e Alberto (Caffarri e Cauzzi). Temo non risponderà. Lui , ahimé, si esprime per simboli, non ha tempo per raccontare o spiegare, come anche troppo frettolosamente cercano di fare altri: perché i simboli sono capiti da tutti, di tutti i paesi e di tutti gli idiomi. Forse questo basta per capire, noi, e continuare come niente fosse, lui. E’ così anche per stelle, margherite, gerbere, che sfioriscono dopo profumi inebrianti o splendori abbaglianti. O forse son fiocchi di neve, cristalli al microscopio, delicati e fragili che si sciolgono al sole di primavera.
    Non mi chiedo quale sia il criterio che governa le attribuzioni: se prevalgano i broccati vellutati rispetto al design, i tappeti rispetto al parquet, la ridondanza rispetto al minimalismo. Si cerca un criterio nel nascere e morire dei fiori, delle stelle o della neve? Passano, anzi devono passare.
    Ha qualche senso rileggere una Michelin dopo qualche anno? Forse è questo il problema nascosto, il complesso della rossa: le parole, a differenza dei simboli, restano. I racconti accompagnano e spiegano, magari fanno ricordare e capire, i simboli brillano come supernove, un lampo accecante e dorato, prima di implodere nei buchi neri della memoria.

  7. Mi pare che il discorso sulle cifre di vendita, d’abitudine sbandierato, manchi totalmente di prospettiva.
    Le vendite di ogni strumento di pura informazione che viaggi su supporto cartaceo sono da molti anni in discesa inarrestabile, i dati sono chiarissimi.
    Quanto ci vorrà prima che tutto quello che è cartaceo diventi disponibile in rete e visibile (come in parte d’altronde è già) su cellulare o altro? Gli apparecchi connessi in rete aumenteranno di circa sette volte nei prossimi dieci anni. Quanti, e per quanto, ancora sopporteranno supporteranno i costi della carta per avere informazione?
    E allora sarà tutto diverso, perché le vecchie isole arroccate sulle rendite di posizione perderanno peso e la loro presenza si diluirà nel flusso dell’informazione in tempo reale, dove emergeranno altre ben più flessibili eccellenze.

  8. Finchè la michelin sarà la guida che porterà clienti avrà ragione Lei.
    Le critiche annuali e perseveranti non fanno altro che alimentare l’importanza ed il mito della guida.
    Cominciate Voi (me compreso) ad evitare di dire: “andiamo là che è un ristorante stellato”.
    Tra l’altro di alcune guide non sopporto che l’elenco delle località non sia suddiviso per regioni, è una rottura di palle incredibile cercare un posto dovendo sfogliare centinaia di pagine!
    Quello che noto nella distribuzione dei premi è la ricerca di solidità finanziaria, si fa meno fatica a premiare un ristorante inserito in un albergo che un bel posto con un ottimo chef ma alla vista non si fanno investimenti.

  9. Inserisco anche qui, sul blog dell’amico Pignataro, un intervento che ho buttato giù “a caldo” sulla statica guida Rossa.

    Qualcuno direbbe che gli ispettori Michelin hanno dato le stelle “ad minchiam”. Io, per rispetto del lavoro altrui, non lo dico. Però qualche riflessione sulle stelle toscane posso provare a buttarla giù.

    Tre stelle:
    Enoteca Pinchiorri – Firenze Niente da dire, anche se la cucina (dessert in primis) è sotto le aspettative di un tristellato; la cantina riscatta il resto e ne fa il classico tre stelle.

    Due stelle:
    Caino – Montemerano (GR) Si è guadagnato negli anni la fama e la chef Valeria Piccini si merita le due stelle anche se i prezzi sono un po’ lievitati negli anni, alla carta i canonici quattro piatti poco sotto 150 euro. Il fatto poi di essere un Relais & Chateaux (come Pinchiorri, Pellicano e Arnolfo) aiuta nelle scelte della rossa.
    Arnolfo – Colle val d’Elsa (SI) Idem come sopra. Livelli alti in cucina e prezzi simili. Per me Gaetano Trovato più estroso della chef grossetana.
    Pellicano – Porto Ercole (GR) Forse le due stelle più giuste. E tutto in pochi anni !
    Bracali – Massa Marittima (GR) Non saprei. I pareri sono altalenanti ma forse la Michelin ha premiato la nuova aria che tira in cucina: più semplicità e meno barocchismi.

    Una stella:

    Falconiere – Cortona (AR) ok, luogo stupendo (e non dovrebbe importare alla rossa) e cucina adeguata.
    Osteria del vicario – Certaldo (FI) la location è molto bella ma forse la stella, rapportata agli altri locali, è un pelino regalata. I piatti (tanti) sono un po’ ridondanti e pieni di ingredienti.
    Tenda Rossa – San Casciano (FI) ex due stelle; per me le meriterebbe tuttora: grande maestria per i piatti di carne.
    Osteria di Passignano – Tavarnelle Val di Pesa (FI) Stella meritata. Tradizione ma non le solite banalità per turisti anglo-americani.
    Trattoria Toscana (la Badiola) – Castiglione della Pescaia (GR) Qui la stella va alla gestione “Ducasse” più che alla cucina che della trattoria ha poco o nulla (men che meno i prezzi). I pareri sono discordanti e solo sul servizio (carente) sono unanimi.
    Pineta – Bibbona Marina (LI) Forse la stella più adeguata in Toscana. Le differenze fra stellati si notano soprattutto fra la cucina di Zazzeri e quella di molti altri nuovi premiati: non c’è storia.
    Lorenzo – Forte dei Marmi (LI) Come sopra. Locale dove la guida Michelin deve mettere la stella sulla porta e incollarcela.
    Bistrot – Forte dei Marmi (LU) E’ sulla breccia da parecchi anni ed è indiscutibile la qualità del pesce ma da qui ad equipararlo al patron succitato ce ne corre. I piatti (pur buoni) sembrano (o sono ?) inseriti in carta per una clientela danarosa più attenta agli ingredienti che alla ricetta. Il risotto champagne e aragosta non lo vorrei trovare su un menù stellato..
    Butterfly – Marlia (LU) Stella recente (dal 2008) e, mi dicono, cucina altalenante con prezzi giusti per i piatti che arrivano in sala. Da provare.
    Romano – Viareggio (LU) Uno degli storici locali versiliesi, rimasto sempre ai vertici per cucina e servizio. Anche qui la stella è strameritata, specie rispetto alla concorrenza locale.
    Piccolo Principe – Viareggio (LU) Il cuoco è bravo e forse la stella ci sta, anche se i prezzi non avvicinano la clientela “normale”. Magari una materia prima migliore e meno voli pindarici aiuterebbero la costosa cena.
    Henri – Viareggio (LU) Nuova stella e sorpresa per noi gastrofanatici locali. Si mormora di costi alti per un normale pranzo e di piatti banali “old style”: mah ! Qualche commento sarebbe utile per capire.
    Piraña – Prato Solite considerazioni di ogni anno: difficile togliere la stella a locali che se la portano dietro da anni e non mutano lo stile in cucina. Qui si fanno i medesimi piatti, buoni per carità, da secoli ma…
    Colombaio – Casole d’Elsa (SI) Non lo conosco ma amici ne parlano bene quindi mi riservo il giudizio.
    Albergaccio di Castellina – Castellina in Chianti (SI) Tipico locale della campagna toscana a cui assegnare la stella è, secondo il mio giudizio, ingeneroso per chi fa davvero ricerca e porta creatività in cucina.
    La bottega del 30 – Castelnuovo Berardenga (SI) Come sopra: potrebbero dare la stella ad altri locali simili.
    I Salotti – Chiusi (SI) Inserito in un hotel di charme il ristorante offre piatti di terra e di mare forse un po’ semplici ma adeguati alla tipologia della clientela, a prezzi alti.

    Esauriti i premiati elenco qualche locale che poteva essere tranquillamente inserito fra gli stellati e invece…

    Canto – Siena La più grossa mancanza della Rossa: premiato e strapremiato da guide nazionali ed estere, sulla Michelin non ha più nemmeno la monostella ! Per capirsi i prezzi sono simili a quelli de I Salotti di Chiusi, l’estro e le capacità di Lo Priore un capello più elevate…

    Votapentole – Castiglione della Pescaia (GR)
    Palagio – Firenze
    Cibreo – Firenze
    Aoristò – Pistoia
    Lunasia – Tirrenia (LI)

    Ma, seguendo i parametri francesi adottati, pr assurdo potevano entrare in guida anche innumerevoli altri locali che si pongono, in una votazione in ventesimi, fra i 13 e i 14, quel regno del “vorrei ma non posso” dove spesso si pagano 50/60 euro e si esce con la sensazione di averli buttati via, non tanto per la spesa quanto per il mancato godimento.

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  10. Trovo altresì curioso che chi cerca risposte già ha una consolidata opinione sul tema e una casistica personale importante, maturata con anni di buone frequentazioni. Forse vorrebbe solo una conferma alla tesi che già si è costruito in mente. Curioso anche che siano gli utenti più che i ristoratori a porsi la questione, dando per certo che avere o non avere una stella Michelin non sia più garanzia di far buoni affari, se è vero che negli ultimi tre anni sono ben più di due dozzine le stelline italiane rimaste schiacciate sotto una saracinesca chiusa definitivamente per esiti economici nerissimi.

    Che se ne venda meno, di ogni guida, è un dato oggettivo per tutti, e non ci vedo niente di vendicativo su questo aspetto da parte degli utenti Michelin. Magari non la compreranno più ogni anno come un tempo, proprio perchè l’aggiornamento web può sostituirne una su due, ma poi, per essere sicuri di avere i numeri di telefono giusti sarebbe opportuno aggiornarla ogni due o tre anni. E anche i detrattori lo fanno.

    Poi ci si focalizza sui famosi “casi isolati”, e io credo che la rabbia che traspare da certi commenti, qui o altrove, sia frutto del culto dell’ingiustizia… perchè a quello tre e a quello neanche una…come se fossero esercizi propri… il perchè ci sarà sicuramente, o pensate che siano tutti deficienti o prezzolati quelli che la scrivono?
    Perchè ad un certo punto bisogna essere chiari, basta sottintesi, diteci quali sono i secondi fini che avrebbero portato a decisioni di un certo tipo piuttosto di un altro.

    Perchè il caso Lopriore ad esempio ? Il caso su cui si monta la protesta infinita.
    Mille tesi, nessuna risposta dalla Rossa.

    Neanch’io ho una risposta, non ho mai potuto mangiarci, neanche quello, ma posso intuire che una marea di comunicazioni negative la abbiano provocata.
    E allora? La Michelin ascolta il popolo? Quando la tesi è confermata si e quando è contraria No direbbe chi è convinto che la sua legge sia l’unica. La Michelin ascolta i classicisti, i francesisti, il vecchiume impolverato da Grandes Tables?
    E se fosse così? Ma anche no, perchè i casi opposti si contano a dozzine…

    Buon proseguimento.

    1. No, non cerco conferme. E non credo assolutamente che ci sia malafede nelle scelte. Però anche tu sei vittima di questa soggezione di deriva coloniale nei confronti della Rossa. E perchè mai non si devono ricevere spiegazioni ? E dove sta scritto che non è lecito chiederle ?
      Non cadermi anche tu, gdf, in questa sorta di berlusconismo rampante, della serie se ti chiedo spiegazioni ergo ti considero in malafede, malaffare, ti perseguito, etc.
      Io sono convinto che una spiegazione c’è, ho però il diritto da utente ed appassionato di chiederla. Poi posso non ricevere una risposta, posizione altrettanto lecita. Ma questo mi premeva sottolineare, più che il caso specifico. L’informazione più ricca, immediata. Che crea un contraddittorio. E questo non è possibile se non sul web al momento, e credo anche in futuro.

      1. Ti ripeto che la risposta c’è ! C’è! A tutto.
        Ma non sono obbligato a dartela, come non è obbligatorio a rispondere al telefono, al campanello del citofono, alla raccomandata di un avvocato, come ad un 88 del g.r. al pinocchio, o a un 19 alla pegola dell’Espresso.
        La risposta c’è per tutte le questioni, anche quelle che ci appaiono più improbabili :-)

    2. caro Roberto, credo che un’analisi più approfondita meriterebbero le ragioni che hanno portato troppi stellati ad abbassare la saracinesca! se posso lanciare una provocazione lo farei non dimenticando che attorno alle Stelle, girava e forse tutt’ora gira un mercato di commercianti dal “pelo” più o meno lungo e villoso, che non si fa scrupolo alcuno ad incantare con promesse di vario genere “se compri il mio vino, se il mio tovagliame…, se per la mise en place scegli i miei bicchieri… ecc. ecc. spingendo all’indebitamento più folle i ristoratori volenterosi ma un po’ creduloni. Forse è solo opinione mia e forse non condivisibile se dico che un ottimo cuoco non sempre è un ottimo imprenditore e che la ristorazione oggi è sempre più impresa con regole economiche severe dalle quali nessuno può permettersi di prescindere. Dura lex, sed lex.

      1. su questo concordo.Oggi uno chef o ne capisce anche di gestione aziendale o è meglio che si affida a uno esperto.Ho visto chef partire da locali di alcune migliaia di euro al mese di fitto e poi chiudere perchè travolti dalle spese.ma dico,si può pensare di avere subito un successo tale da pagare 4-5 mila euro di affitto?il tempo delle vacche grasse è finito, quando bastava aprire un buco approssimativo e fare soldi con la pala.Oggi la ristorazione è in crisi soprattutto la fascia media e chi apre oggi un locale sappia che deve penare prima di aver successo qualora un giorno lo abbia.E se non si hanno solidi capitali,allora meglio fare un altro pò il dipendente che almeno a fine mese non si hanno troppi problemi.

        1. Tanto per capire… provate a chiedere ad un ottimo Chef con quale criterio mettere in carta i suoi piatti, quanto gli costa produrli e perchè li “vende ” a quel prezzo, nella stragrande maggioranza dei casi avrete delle…sorprese!

  11. La locanda del notaio 1 stella e L’ora d’aria tra le promesse.
    Vuol dire che la concezione di stella per la cucina non ha più senso. La Michelin è diventata una guida per russi ricchi che hanno una visione stralimitata della cucina italiana, intesa come pizza, lasagna e pasta asciutta. Pero’ vende, perché i russi la comprano. Non è una guida popolare. È una guida per ricchi che non scredita nessuno, anzi. L’unico problema è che, oggi come oggi, l’italiano che conosce la ristorazione italiana sa benissimo che la Michelin non è fatta per lui!

  12. concordo con Roberto,una risposta c’è ma non è detto che debbano darla.Io credo che finchè per un ristorante avere la stella sia IL TRAGUARDO la michelin sarà sempre la guida più prestigiosa che oltretutto fa della sua albagia scostante il suo carattere distintivo.Come a dire:”noi facciamo così se vista bene compratela sennò fatti vostri”.Il successo di pubblico le da ragione perchè alla fine lo scopo è vendere ed è indubbio che un locale stellato acquisti nuovi clienti.Detto ciò io credo che uno dovrebbe comprare e seguire i consigli di chi (guida,critico gastronomico,critico enologico) è più vicino ai suoi gusti senza vedere al prestigio di chi scrive.In altre parole,se domani un tizio sconosciuto fa una guida dei ristoranti e io dopo averne provato qualcuno li trovo buoni,per me sarà quella la guida a cui riferirmi se devo scegliere un locale,fregandomene se nessuno conosce chi la fa.

  13. La risposta è sotto i nostri occhi, Alberto lo sa bene e per questo la sua è una provocazione.
    Prendiamo New York, città simbolo del melting pot di popoli e cultura.
    Contiamo quanti e quali sono i 3 stelle di scuola francese e quanti quelli italiani (in un momento in cui l’Italia sta vivendo una fase di fama gastronomica mai avuta prima nelle fasce danarose della popolazione).
    Jean-Georges? Quante stelle avrebbe OGGI se si chiamasse Gian-Giorgio e facesse cucina di stampo italiano?
    Bocuse? Per favore.
    Tornando all’Italia, sarebbe assurdo che un simbolo francese glorificasse la nuova cucina italiana che avanza.
    E questo non vuol dire che si mangi meglio in Italia che in Francia, anzi, ma che certamente almeno un paio di tre stelle in più sarebbero d’uopo.
    Detto questo, non conosco nessuno chef a 2 stelle che non si taglierebbe una palla per avere la terza (stella, bien sur!).
    Quindi? Hanno ragione a Clermont-Ferrand :)

    1. Ed ecco che – zac!, è proprio il caso di dirlo – qualcuno ti ricorda che esistono buoni motivi per non voler fare il ristoratore, ma il cliente tutta la vita…

  14. Secondo voi è possibile che un ristorante abbia contemporaneamente la chiocchiola Slow Food e la stella Michelin? Cioè, che un ristorante abbia gli stessi requisiti per essere considerato allo stesso tempo sia “osteria” che locale “stellato”? Sarebbe interessante sentire Arrighi anche su questo…

    1. Perchè no ? a Tokyo c’è un sushi-bar che ha (aveva ?) tre stelle Michelin, il Sukiyabashi Jiro http://homepage3.nifty.com/maryy/eng/restaurants.htm#jiro Oddio, la spesa non è bassa ma rimane sempre un sushi-bar o qualcosa di simile…

      Del resto la filosofia Michelin premia con le stelle la cucina non l’ambiente o il servizio, che hanno diverse icone a rappresentarli ;-) almeno così dicono e scrivono sulla cartella stampa…

      Quindi perchè non premiare un’osteria SlowFood ? io, provocatoriamente, avev lancaito l’idea della stella a Gabriele Bonci di Pizzarium di Roma !

  15. Grazie.Ma non mi risulta che abbia la chiocciola.anzi non lo trovo neanche in guida del 2010.

    1. E comunque,ho visto il sito e per prezzo e ambiente non è locale da guida slow food.E comunque tra le chiocciole 2011 non c’è di sicuro.

      1. Allora mi sbaglio io, l’avevo letto su un commento da qualche parte. Se lo ritrovo te lo dico.

        1. ok grazie mille.io ho cercato su internet ma non ho trovato niente.sicuri che esista un locale così?

          1. Magari il commentatore Mario lo chiedeva così per saperlo senza che alcun locale per ora sia stellato e “chiocciolato” :-)

  16. Probabile,anche se non capisco che senso abbia chiedere una cosa che non c’è……..vabbè,ognuno ha le sue curiosità……magari Mario ci spiega il perchè della sua domanda……magari una osteria simile c’è…….in effetti io ne conosco una campana che aspira da 2 anni alla stella michelin……ma in questo caso lo sbaglio è a tenerla in Osterie d’italia……a me ha fatto pagare 60 euro :-(((((((((((((((((((((

    1. Chiedevo proprio perché il locale esiste. E’ Villa Maiella di Guardiagrele, neo stellato e storica chiocciola Slow Food. Credo sia l’unico in Italia. Ed anche questo dovrebbe far riflettere. E per tornare alla mia domanda, credo che le “due cose” siano un po’ in contraddizione. Perché o sei fuoriluogo in una guida che premia le “osterie”, con tutte le accezioni che vogliamo dare a questa parola, oppure, se sei osteria e come dicono, si guarda solo alla cucina, la Michelin dovrebbe premiare anche tutte quelle realtà che offrono una simile qualità. E tanto per restare in Abruzzo, faccio l’esempio de La Bandiera di Civitella Casanova che, tra l’altro, non ha la chiocciola non certo per la mancanza di qualità ma proprio perché è giudicata “fuori target” da SF. Insomma, caro dr. Arrighi, domandare è lecito, rispondere è cortesia…:-)

  17. amare, ma ovvie , considerazioni : la michelin è francese. i francesi sanno fare e fanno benissimo “sistema” . difendono, a spada tratta, la ristorazione e gli interessi nazionali francesi. con aggiunta, corroborata da una personale esperienza decennale con quella gente, di un po’ di timore nei nostri confronti , che siamo 1000 volte meno capaci di fare sistema , ma alcune centinaia di volte piu’ svelti se non piu’ geniali. e dunque perche’ stupirsi se ci tengono con la bocca appena fuori dall’acqua ,giusto per respirare ?

    in diversi paesi nel mondo ci sono piu’ tre stelle che da noi. per lo piu’ ristoranti di impostazione francese, guarda caso. l’anno scorso vittorio prese le tre stelle. qualcuno disse che uno dei motivi fu che la famiglia cerea ha fatto da “ambasciatrice ” della patata francese in italia. la patata vera, intendo. non mi pare priva di fondamento questa tesi.

    cauzzi conosce benissimo queste vicende e probabilmente ci gioca con un po’ di provocazione. ma credo che nulla cambierà. la michelin non ci dirà nulla e arrighi resta li’ ,anche lui come un pesce a cui è concesso di respirare, pero’ solo un pochino. facciamocene definitivamente una ragione.

    la ROSSA intesa come guida non puo’ tifare per nessun altro che la francia . e lo dimostra .

    consoliamoci con l’altra nostra ROSSA , la FERRARI. formula uno a parte il mondo ci invidia per quel prodotto, e i francesi ancora di piu’, che si devono arrabattare con auto di nessun fascino. in fondo loro, sulla ferrari, l’unica cosa che possono fare è montarci i pneumatici michelin ,e basta.

    è il mondo bellezza : c’è chi rosica per qualcosa e c’è chi rosica per altro. in fondo noi qualche valida alternativa alla guida ce l’abbiamo. loro alla ferrari proprio no………

    gli inglesi si ,ma questa è tutta un’altra storia :-)

    1. Ci ho impiegato 5 pause pranzo per leggere questo post ed arrivare fino a qui per ricordarti che, purtroppo ci son voluti un francese (Jean Todt) ed un tedesco (M.Shumacker) per farla volare su quelle gomme.

      1. 5 pause pranzo per partorire un topolino :-)

        la ferrari vinse 8 mondiali costruttori senza i due e 9 mondiali piloti sempre senza il duo franco /tedesco.

        1. Infatti ci fu per una decina d’anni in officina anche un certo Ross Brawn, che non mi pare fosse di Carpi o Vignola, a contribuire alla vittoria di altri 7 o 8 titoli :-))

  18. @Leo e Marco
    Il locale che ha chiocciola e stella è Villa Maiella di peppino Tinari
    Non c’è alcuna contraddizione, anzi, ogni vero tristellato merita almeno una chiocciola:-)

    1. un ultimo concetto su questo discorso, poi basta perchè tutti gli anni è la stessa inutile menata poichè io invece credo che la Michelin Italia sia molto generosa con la ristorazione italiana. Un buon centinaio di monostellati messi a confronto con esercizi di pari considerazione della Guida Svizzera, Germania, Belgio, Francia , e anche Spagna ne uscirebbero umiliati, però questi francesi a noi ci vogliono bene e allora ce ne regalano ogni anno di più :-) , e quest’anno hanno fatto il record, e voi a lamentarvi…

      1. io non parlo della stelletta ,roberto. che infatti non si nega ad alcuno e molto spesso a sproposito . io parlo delle eccellenze e tu ,scusami , non fare il finto tonto :-)

        1. Sono d’accordo, anche sui due e tre stelle sono molto generosi, generosissimi con l’Italia, e voi sempre a criticare lo stesso invece di ringraziare che così l’Italia sia non so con quali meriti tra le prime 5 nazioni del Mondo sul tema di ristorazione di qualità ;-)

          1. Semplicemente perché è la nazione più adeguata alla salute e al palato degli esseri umani..grazie anche al territorio, unico al mondo (e non diciamo che la Spagna ha gli stessi prodotti..).

  19. Ha avuto la stella quest’anno perciò non la collegavo…….comunque è un caso un pò particolare poichè come prezzo ancora ci sta anche se talune preparazioni vanno un pò troppo verso il rivisitato.Diciamo che è sul punto di fare il salto ma ha ancora un piede saldo nell’osteria.Comunque si mangia molto bene,ci sono stato.

    1. Scusate, posto anche qui perché non ho visto che poi l’argomento è stato ripreso…
      Chiedevo proprio perché il locale esiste. E’ Villa Maiella di Guardiagrele, neo stellato e storica chiocciola Slow Food. Credo sia l’unico in Italia. Ed anche questo dovrebbe far riflettere. E per tornare alla mia domanda, credo che le “due cose” siano un po’ in contraddizione. Perché o sei fuoriluogo in una guida che premia le “osterie”, con tutte le accezioni che vogliamo dare a questa parola, oppure, se sei osteria e come dicono, si guarda solo alla cucina, la Michelin dovrebbe premiare anche tutte quelle realtà che offrono una simile qualità. E tanto per restare in Abruzzo, faccio l’esempio de La Bandiera di Civitella Casanova che, tra l’altro, non ha la chiocciola non certo per la mancanza di qualità ma proprio perché è giudicata “fuori target” da SF. Insomma, caro dr. Arrighi, domandare è lecito, rispondere è cortesia…:-)

  20. comunque, qualcuno l’ha detto io lo scrivo, se la michelin voleva dare un segno di discontinuità poteva dare la stella ad una pizzeria.

  21. Naturalmente la Michelin non darà mai spiegazioni di alcun tipo sui suoi giudizi e le sue decisioni. Ha costruito la sua fama quasi centenaria anche su questo, oltre che su un’indipendenza su cui si può dubitare – come su tutto – ma con scarse possibilità di trasformare i propri dubbi in certezze.
    Resta il fatto che centinaia o forse migliaia di chef e patron di ristoranti di diversi Paesi del mondo, ogni anno, restano col fiato sospeso ogni volta che esce la Rossa della loro nazione, perché da quelle stelline dipende una parte consistente del loro fatturato e quindi del loro destino. La cosa può piacere o meno, ma è difficilmente smentibile e non avviene – quantomeno non in quella misura – per altre guide gastronomiche.
    Il “sistema” è ancora questo e continua a reggere, nonostante i cali di vendite. Poi, sulle singole stelle si può discutere all’infinito. Personalmente in almeno un caso su tre, forse più, non sono d’accordo con le valutazioni Michelin (a partire ovviamente da Lopriore, che è un caso limite), ma questo non conta nulla. E comunque lo stesso discorso si potrebbe fare per tutte le altre guide. E’ più insensato dare tre stelle a Vittorio o 19/20 alla Pergola? Difficile rispondere.
    Quanto all’opinione che la Michelin penalizzi la cucina italiana, è un luogo comune. Anche a me, come a Roberto, pare che caso mai sia molto generosa con noi, e questo in tutte le “sezioni” della sua classifica. Analoga o persino anche maggiore generosità la trovo a Parigi, ma molto meno, per esempio, in altre parti della Francia.

    1. Voilà, la conclusione è proprio in quel luogo comune per cui la Michelin penalizzi la ristorazione italiana. Uno dei punti su cui ti ho sempre dato ragione è proprio la visione cristallina su questo sentimento provinciale di chi ha viaggiato poco e non vede o non vuole vedere, sentimento autolesionista e piagnone dell’italiano medio verso l’istituzione Rossa, che viceversa riversa regali a pioggia sull’Italia irriconoscente.
      Gli stessi che poi ( e qui sopra in firma ne troviamo parecchi) , gli stessi che affermano che almeno 4 dei 6 tristellati italiani non lo meritano. Quindi se non fosse per eccesso di generosità ne rimarrebbero uno o due ?
      Salvo che i medesimi pensino che debbano essere altri e diversi al top, ma a quel punto che la guida se la facciano da soli e la smettano di spaccare i maroni tutti gli anni—

      1. piano con le parole , gdf. io sono uno di quelli che pensano proprio quel fatto della sostituzione di alcuni tri stellati. certo non mi viene da difendere , come fai tu, il tuo amatissimo soriso, tre stelle solo per i formaggi . e certo non mi fermerei a considerare da due stelle il francescano modenese. ma tu valuti un ristorante dalla simpatia che hai per il sommelier titolare…. e allora stiamo freschi per tutta la vita :-)

        ps: ” sentimento provinciale di chi ha viaggiato poco ” .parla per te. sei andato ad abitare vicino alla francia ma il confine preferisci varcarlo quando ti piace, mica ci hai abitato.

    2. con barbaresi non riesco mai ad essere d’accordo, maledizione . non che sia obbligatorio, ma siamo vicini a natale . tentiamo con questa : che ne pensi del bistrot di forte dei marmi ?

      1. Al Bistrot di Forte dei Marmi ci ho messo piede una volta sola una decina d’anni fa e non mi è mai venuta voglia di tornare. Valeva 13/20, non di più, quindi già allora aveva un rapporto qualità/prezzo ridicolo. Mi ricordo che avevo segnalato all’allora curatore del Gambero Rosso (che poi è quello di ora), con cui al tempo collaboravo, l’insensatezza del voto che il Bistrot aveva in guida (mi sembra 84, ma vado a memoria). Naturalmente non cambiò nulla.
        Per il resto, non so quale sia la tua conoscenza dei ristoramti francesi. La mia non è certo eccezionale, ma almeno discreta sì e ti potrei fare un lungo elenco di ristoranti francesi che la Michelin sicuramente sottovaluta. Per l’Italia il medesino elenco sarebbe senz’altro molto più stringato.

        1. Devo dirti che queste dispute si ripetono ogni anno e non hanno alcuna soluzione immediata perché in fondo non importa la qualità del giudizio, ma dove si stampa.
          Hai detto bene, sinché sono i francesi a scrivere la guida mentre noi (?) facciamo il calendario, nulla si potrà cambiare. Anche quando queste stelle saranno solo editti web non esistendo più cartaceo.
          La superiorità non è nella cucina, o nella capacità di giudizio, ma, molto più semplicemente, nel sistema Paese che impone un gusto e ha la forza economica di giudicare gli altri invece di essere giudicato dagli altri.
          Fatta questa premessa, però, non è detto che non si possano esprimere critiche e discutere altrimenti dovremmo rassegnarci all’immutabilità delle cose.
          Avviene per tutte le guide, a maggior ragione è interessante farlo con questa concepita da degli ottimi e bravi figli di puttana del marketing

          1. Vero, generalmente non importa la qualità del giudizio, ma dove si stampa.
            Vero anche che la Francia può giovarsi della superiorità del suo sistema paese.
            Però per me la sua superiorità si manifesta – anche se è molto fuori moda dirlo – pure nella sua cucina. Non lo dico perché ho qualche interesse a dirlo, lo dico perché giro spesso per ristoranti – italiani e francesi – e penso che sia così.

          2. La prima esperienza di guida con i giudizi di Francia ed Italia messi assieme fu la guida Gourmet 2009, in cui l’Italia, in effetti, non ne usciva alla grande :-)
            Ora però con Passione Gourmet, che ne riprende il concetto e la filosofia ispiratrice sul web, le cose sono migliorate. Emanuele credo concordi con molti nostri giudizi, il Gdf addirittura li ha dati per un certo periodo e non mi pare che la Francia schiacci contro il muro la faccia a noi Italiani. Si veda la pagina Elenco per i dettagli.
            Convengo su una mediamente diffusa superiorità dei cugini d’oltralpe su molti punti extra-cucina, questo si. Ma se ci concentriamo solo sulla cucina, beh, credo che possiamo tranquillamente dire la nostra e credo anche che siamo gli unici al mondo a poterlo fare con loro, nessun’altro è in grado.

          3. Sembra incredibile, ma anche io la penso come Barbaresi: ossia non vi è alcun dubbio sulla superiorità della cucina francese perché la ristorazione è un fenomeno urbano e Parigi è stata la città per eccellenza per almeno due secoli.
            Non ho grande esperienza sul campo, ma ogni fenomeno va giudicato sui tempi medio-lunghi e io credo che se mai ci sarà trasferimento di primato, non andrà ne alla Spagna nè all’Italia, ma al mondo anglosassone doveci sono le città che fanno davvero tendenza.
            Ma è un processo molto lungo.
            L’Italia ha fatto sicuramente grandissimi passi in avanti, la sua forza però è nei prodotti. Sarà banale dirlo, ma i francesi apprezzano molto di più la nostra semplicità che la voglia di imitarli. Altrimenti non mi spiego il fenomeno Campania /Sicilia

          4. concordo con Luciano,certi barocchismi non appartengono alla tradizione italiana che può esprimere una grande cucina senza fare cose necessariamente complicate scimmiottando i francesi.

          5. Più che generalmente il mondo anglosassone direi Nord Europa Luciano, in particolare Scandinavia, Paesi Bassi e Belgio. In Inghilterra, per esempio, la vedo dura. Sul tema cucina di prodotto la tua, permettimi, è una visione sud-centrica. I grandi interpreti del Nord Italia sono più svincolati da questo concetto, sono decisamente più in linea con la modernità espressa dalle nuove tendenze dell’alta cucina, non fossilizzandosi sul prodotto, ma vivendo l’alimento come elemento. Ma questo è un discorso difficile da esaurire in poche righe.

          6. Ciao Alberto, concordo sul fatto che per quanto riguarda gli chef di vertice l’Italia abbia fatto notevoli progressi negli ultimi anni. In effetti, se si dovesse mettere a confronto i primi 10 chef italiani con i primi 10 francesi, adesso la “partita” sarebbe abbastanza equilibrata, mentre una decina d’anni fa sarebbe senz’altro finita 10-0 o 9-1 per i cugini.
            Ma il mio era un discorso più generale e si riferiva al cuore della ristorazione di qualità, diciamo, per intenderci, ai ristoranti da 1 stella in su (ma una stella “vera”, non regalata come spesso fa la Michelin) o da 14-15/20 in su. E credo che se si dovesse fare un confronto Italia-Francia fra questa “massa” di locali, la Francia vincerebbe ancora a mani basse sia in termini quantitativi sia in quanto a livello medio della qualità della cucina.

        2. Come dire, caro Alberto: sarebbe ben strano se io avessi una visione Nord-centrica!:-)

          1. Io, per far arrabbiare Alberto, ridico che anche i sudisti di PG hanno una visione nord-centrica….ed è un peccato !
            .
            Comunque è vero, non bastano poche righe per ragionare attrno a questo.
            .
            Ciao

  22. Giusto per non farsi mancare niente e mettere “peace” (and love, no, non esageriamo !) fra i valenti critici professionisti/semi-dilettanti/dilettanti inserisco qui sotto i nuovi stellati Michelin Spagna/Portogallo.

    Quattro nuovi ristoranti hanno guadagnato la seconda stella (ach, noi solo due) però solo 17 la prima (e noi 32 o giù di lì)

    I nuovi due stelle sono Azurmendi a Larrabetzu, Miramar a Llanca, Ramon Freixa a Madrid e Calima (H.G. Melia Don Pepe) a Marbella. Vila Joya a Albufeira e Praia de Gale in Portogallo.

    La lista dei nuovi stellati spagnoli:
    BARCELONA Caelis (H. Palace)
    BARCELONA Dos Cielos (H. Me Barcelona)
    BARCELONA Hisop
    BARCELONA Moments (H. Mandarin)
    BOCAIRENT Ferrero
    CALA D’OR Gadus
    A CORUNA Alborada
    DAROCA DE RIOJA Venta Moncalvillo
    DONOSTIA-SAN SEBASTIÁN Mirador de Ulia
    GERONA Enoteca Gastaldi
    LLUCMAJOR Zaranda (H.Hilton Sa Torre)
    MADRID Kabuki
    EL PUERTO DE SANTA MARIA Aponiente
    SEVILLA Santo (H. Eme Catedral)
    TERRASSA Capritx
    VALENCIA Arrop
    VIGO Maruja Limon
    VITORIA-GASTEIZ Ikea

    1. ma dici davvero leo ??? L’ENOTECA GASTALDI A GIRONA ??

      ma allora ha ragione il gdf: noi non capiamo nulla .

      ma allora quell’ incredibile frittata di patate era un piatto sublime. e tumbiolo l’aveva colta, quel genio !

      mi cospargo il capo di cenere :-(

      1. Subito, subito otto stelle a Fortunato al Pantheon per la sua frittata di puntarelle

      2. Ehhhh, siamo dei provinciali…

        Anche quel sontuoso piatto di quattro formaggi (o era uno solo tagliato diversamente ? ah, saperlo) dal sapore di “appena tolto dal frigo” era una citazione del grande carrello di formaggi vissaniano o forse addirittura dei famosi formaggi freddi de La cloche à Fromage di Strasburgo !

        Per non parlare dell’abbondante vassoio di jamon (sull’osso, parecchio sull’osso, diciamo osso) fatto arrivare dai boschi di Marbella :-))

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