Coronavirus, i pizzaioli ci scrivono: Antonio Esposito e la pizza “rigenerata”


Io a sinistra e mio fratello

Io a sinistra e mio fratello – Antonio Esposito

Carissimo dott. Pignataro,

Le scrivo ricordando ancora quando ebbi il piacere di averla a sorpresa nel mio locale 3 anni fa.

Il mio nome è Antonio Esposito, e dal cognome si comprende che non sono di Trento.

Quando venne a trovarmi ero un giovane e piccolo ristoratore di un locale ubicato a San Giorgio a Cremano.

Oggi dopo la cessione di quell’attività sono titolare da 2 anni del “Ristorante-Pizzeria il Marchese” sempre a San Giorgio a Cremano.

Prima del Coronavirus il locale mi dava anche una certa soddisfazione poi tutto si è fermato.

Per chi non mi conosce sono sposato e padre di 3 figli e nella mia attività mi avvantaggio della prestazione collaborativa di 5 collaboratori.

Anch’essi sono mariti, padri, fidanzati, gente per capirci con responsabilità personali e al mio fianco hanno sempre lavorato duramente senza mia tirarsi indietro e senza mai guardare l’orologio.

Li conosco uno ad uno e ciò perché passiamo insieme più tempo di quello che normalmente trascorriamo con le famiglie.

Secondo le previsioni della ripresa dovrò fare attenzione ai posti in sala, alle giuste distanze e ad altre attenzioni che gli scienziati pare (ma non spero) vogliano suggerire.

Con tale previsione alla ripresa dovrò riaprire a ranghi ridotti e mi arrovello ogni giorno chiedendomi cosa inventarmi per far sì che non debba chiedere a nessuno di loro di rimanere a casa.

Questo soprattutto perché io sono un ristoratore, un pizzaiolo ed un uomo e non un manager dell’alta finanza che deve far tagli per far quadrare i bilanci. Quelli sono una parte dell’anima della mia attività non numeri.

Detto ciò però, devo dire che sono sempre stato persona tutt’altro che arrendevole ed allora proprio in questi giorni, dopo essermi inventato 3 anni fa il sigillo anti effrazione sui cartoni della pizza onde garantire al cliente che nessuno dalla chiusura del cartone alla consegna della pizza avesse potuto aprire l’involucro (senza che si vedesse), in questi giorni con mio fratello mi sono inventato la “Pizza Rigenerata”.

Non si spaventi nessuna stranezza.

Semplicemente con mio fratello abbiamo messo a punto un impasto che una volta pronto di maturazione viene cotto, abbattuto a temperatura ambiente e successivamente riscaldato a casa dal cliente per 3-4 minuti nel proprio forno.

Ovviamente non regge il paragone con una pizza appena sfornata ma, dopo varie prove risulta sicuramente migliore di quella consegnata a casa dopo una ventina di minuti dal ragazzo della pizzeria.

Quest’ultima se riscaldata sarebbe pessima.

Una pizza se vogliamo cotto dal pizzaiolo e dal cliente.

Spero che questa nostra idea sia di spunto per tutti i colleghi che sono certo sapranno fare anche di meglio.

La saluto cordialmente.

5 Commenti

  1. Carissimo ho avuto il piacere più volte di essere stato tuo cliente e non posso che elogiare il tuo modo di assicurarti che il cliente stesse sempre a suo agio e che mangiasse una buona pizza hai sempre avuto idee avanti dove non voglio fare nessuna discriminazione ma i nostri connazionali nordisti dovranno vivere due vite per poter dare innovazioni e lezioni di vita hanno una taratura mentale che non gli permette di ragionare e di reinventare la loro vita se non gestita da altri vai avanti e non fermarti mai un abbraccio virtuale e spero di tornare al più presto in pizzeria

    1. Grazie mille davvero di cuore vi aspetto presto insieme s tutti i miei collaboratori

  2. Abito di fronte al suo locale e sono un’appassionata di pizza.
    Sono curiosa. Posso già provare questa sua trovata? Mi faccia sapere che vengo a onorarne un paio.

  3. Anch’io, come Evelina Bruno, sono un appasionato di pizza e, se fossi vicino alla sua pizzeria, la ordinerei.
    L’idea è ORIGINALE e non è campata in aria ma ha delle ottime motivazioni che Antonio Espostito ha be esposto.
    I punti deboli, forse, potrebbero essere questi:
    1 clienti “pigri” che non vogliono perdere nemmeno un minuto in cucina.
    2 E i clienti che potrebbero optare per una classica pizza surgelata che molti italiani hanno già in casa.
    Sono, chiaramente, due cose diverse ma da una fascia di clienti non potrebbe essere percepita la differenza.

    Non è stato detto, nell’articolo, ma questa della PIZZA DA RIGENERARE A CASA potrebbe essere una scelta in più per il cliente che può sempre optare per una pizza già cotta in pizzeria e che viene consegnata.
    _
    Mi sono piaciute le parole di Antonio Esposito sul legame PROFONDO (E SINCERO, aggiungo)
    con i suo COLLABORATORI.
    Secondo me la Crisi (che c’è) potrebbe essere superata(e con il tempo si supererà) senza far fuori qualcuno dei suoi collaboratori: e Antonio Esposito fa capire quanto, per lui, sarebbe doloroso DOVERLO FARE e scegliere
    tra persone che hanno famiglie da manenere con il mensile che si guadagnano nella sua pizzeria.
    Spero che Antonio E. non arrivi MAI a prendere quella decisione.
    PS
    Come CLIENTE, nel mio piccolo, metterò in pratica un atteggiamento che “già perseguo da anni”:
    scegliere le pizzerie e i ristorati che, oltre a darmi dei buoni prodotti da mangiare, sono dei VERI ARTIGIANI.
    No alle CATENE di pizzerie e locali vari che troviamo in tutte le regioni italiane.
    No ai PIZZAIOLI MILIARDARI con decine di pizzerie.
    No a ai PIZZAIOLI “CHIAGNE E FOTTE”:
    è più facile capire se una pizza è gommosa che riconoscere un pizzaiolo “chiagne&fotte”.
    E, se volete un esempio, Antonio Esposito, per me, non è un pizzaiolo chiagne e fotte.
    __
    Spero che il Coronavirus lasci almeno qualcosa di positivo nel CUORE E NELLA MENTE degli italiani:
    aiutiamo non i SOLITI NOMI IPERGONFIATI DALL’ESPOSIZIONE MEDIATICA.
    SCEGLIAMO I VARI Antonio Esposito(mai nome fu più appropriato) sparsi per l’ITALIA intera.

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