I vini della Rioja: presente, passato e futuro di una delle denominazioni più importanti al mondo – parte 2
Un tour in Rioja mi ha consentito di approfondire le dinamiche, le novità, vini e cantine di una terra da vino centrale nel panorama vinicolo internazionale. Dopo una breve introduzione sui vini della Roja ecco la seconda parte del report in cui esploriamo le migliori etichette, gli approcci e l’ospitalità delle cantine tra le più rappresentative per ciascuna sottozona.
Partiamo con la Rioja Alavesa e la visita presso due splendide realtà come Eguren Ugarte e Ysios.
EGUREN UGARTE ti inghiottisce nel sotterraneo delle cantine preservate da sbalzi termini e vibrazioni e dove hanno costruito un professionale approccio all’eno-turismo. Nel nostro caso, siamo stati protagonisti di un pranzo degustazione al buio e guidati da una voce narrante (vedi copertina). Mi colpisce il rosato 2021: originale in degustazione e raro nella varietà (Maturana) che combina ciliegia, pirazine e legno in modo esemplare per una ricchezza sostenuta dalla giusta tensione.
Impressionante la struttura architettonica della cantina YSIOS di Calatrava così integrata nell’ambiente e attorno alla quale è stata costruita un’offerta enoturistica tanto strutturata quanto coinvolgente. I vini poi sono di una grande eleganza, proiettati al futuro senza tradire le radici.
Ma cosa è un (vino) Rioja? La diversità si riflette anche nel fatto che la denominazione include diversi stili ed espressioni: dal bianco al rosato (si pensi alla zona Cordovin specializzata in rosati a base di Grenache di gran peso o altri stili, ad esempio a base di Carignan), dagli spumanti ai vini dolci e non solo, quindi, il rosso. Per giunta, si associa la Rioja specificamente a un rosso invecchiato in botti di legno americano con le sue note dolci, media struttura e finale rotondo ma il panorama si è ampliato notevolmente anche in termini di interpretazioni come anticipato nella prima parte del report. Rioja è quindi un territorio da esplorare nel suo complesso invece che come stile.
La sottozona Rioja Alta è la più ampia dunque con tratti pedoclimatici, e territoriali in genere più vari, con una certa influenza dell’Atlantico.
FINCA LA EMPERATRIZ, il cui nome deriva dall’originaria proprietaria: la moglie di Napoleone III, si distingue per un approccio autentico, spinto alla sostenibilità con dépandance immerse nei vigneti per un’esperienza enoturistica genuina animata anche dall’orgoglio per prodotti e ricette tipiche. Si trova su uno dei più alti plateau della Rioja Alta a favore di una freschezza non sempre comune nei vini a base di Tempranillo di questa denominazione.
EL BARRIO DE LA ESTACIÓN (de Haro) è il distretto di cantine che si svilupparono nell’800 intorno alla stazione per facilitare i trasporti del vino verso altre terre già attaccate da oidio e fillossera che ancora oggi collaborano nonostante i caratteri diversi. Una tappa da non perdere per scoprire nomi storici e vini variegati. Non dimentico il miglior rosato provato in zona, quello di Muga, “Flor de Muga” 2022, da vigne vecchie di Garnacha Tinta di cui si usa solo il 50% del mosto fiore. Fine e definito con note marine miste ad arancia amara e fragolino per un sorso appagante anche grazie all’affinamento su fecce nobili. Più classico ma ottimo il Rioja Reserva “Imperial” di CVNE di Tempranillo per almeno l’85%, dalla struttura avvolgente. Più succoso il Rioja “Pancrudo” 2021 di GOMEZ CRUZADO da Garnacha che si oppone allo stile del “Viña Alberdi” Reserva 2018 di LA RIOJA ALTA, più tradizionale e dai tannini più imponenti – seppur con una certa grazia – del Rioja Reserva 2019 di Roda, lungo e deciso.
E poi l’eleganza di MARQUÉS DE RISCAL che fa da copertina all’enoturismo spagnolo con un hotel futuristico, e che ci ha accolti con una magnifica verticale dal 1956. D’altronde si tratta di una delle aziende più grandi per numeri di produzione ed esportazione con vini conservati dal 1856 che – appunto – consentono un confronto anche tra il Rioja più tradizionale (macerazioni più brevi, botti usate, spesso di legni americani, per lunghi invecchiamenti a favore di terziari marcanti) e quello più moderno (meno interventi, botti nuove, più spesso francesi, più concentrazione e macerazioni più lunghe con struttura, note di frutto maturo). Oggi lo stile si colloca un po’ nel mezzo.
D’altronde, per molti esperti, Rioja è vino sinonimo di affidabilità nel tempo il cui profilo dipende, ovviamente, dalla firma. In termini molto generali, ad esempio, nel caso di Riscal lo stile tende a richiamare Bordeaux con concentrazione, impenetrabilità, morbidezza (a differenza di CVNE o MURRIETA più vicini alla finezza della Borgogna; una via di mezzo è quella offerta, ad esempio da La Rioja Alta).
BERONIA, della famiglia Gonzales Byass (più nota per lo Sherry), è improntata alla sostenibilità. Qui tecnologia e design si mettono a servizio dell’ambiente su cui intervenire con criterio distinguendosi su scala internazionale. Le foto parlano da sé e, non a caso, è la tenuta che si è prestata alla premiazione dello storico concorso internazionale World’s Best Vineyards 2023.
VIVANCO fonde vino e cultura con una Fondazione senza scopo di lucro che include anche il museo: le presse, innanzitutto, quelle cui teneva il fondatore che ha lasciato il testimone al figlio poi l’arte, il turismo e vini, con una certa reputazione per gli spumanti. Gli ettari sono sparsi così come varie le tipologie nel tipico stile della Rioja DOCa.
Tra la Rioja Alta e quella Oriental, si trova la BODEGA FRANCO ESPAÑOLAS, il cui nome deriva dalla fondazione – a fine ‘800 – da parte un enologo francese alla ricerca di zone produttive libere dall’attacco della fillossera. La produzione si divide equamente tra bianchi e rossi lavorati con botti di rovere francese e americano, nuove o usate in base alla linea. La cantina è raggiungibile a piedi dal centro di Logroño percorrendo proprio il ponte sull’Ebro. Un’etichetta speciale è “Diamante”, vino mandato anche alla regina Elisabetta e poi una sala speciale è dedicata a “Palpito”: 100% Garnacha da vecchie vigne per una degustazione esclusiva, un vino dal profilo annunciato dall’etichetta in velluto di grande concentrazione.
Presso RIOJA VEGA ha catturato la mia attenzione il Tempranillo Bianco in stile Borgogna soprattutto nella versione Riserva: dorato, opulento, burroso e poi ho iniziato ad approfondire la nuova tendenza a puntare sempre più su una varietà fino ad ora complementare: Graciano come fatto anche presso BODEGAS BILBAĺNAS, il cui valore storico è protetto dal governo e nota per il Viña Pomal, non solo le versioni più tipiche dal Crianza al Gran Reserva ma anche nella versione 100% Graciano e tra i primi a produrre spumante in Rioja; poi è finalmente arrivato il riconoscimento della categoria (Vinos Espumosos de Calidad da Metodo Classico). Ecco un altro elemento caratteristico di questa terra da vino: l’affidabilità dei brand; molti vini sono legati al nome dell’azienda invece che alla vigna: oltre Viña Pomal si pensi a Viña Tondonia o Viña Real che spesso sono blend per eccellenza: diverse uve da diversi vigneti.
E allora, al prossimo tour.