Il Fiano dell'Orco


15 gennaio 2004

Cura in vigna, fermentazione e maturazione in acciaio, qualche mese di bottiglia e la pazienza lunga almeno un anno. Il Fiano vuole questo e niente altro. Come la Falanghina dei Campi Flegrei, questo bianco ha già raggiunto la sua espressione classica, frutto non di poche vendemmie barricate ma di almeno una quarantina di annate vissute sulle colline di Avellino. Legno, surmaturazione delle uve, blend allo chardonnay ci sembrano davvero inutili e sinora solo il Mel di Antonio Caggiano ci convince davvero come percorso alternativo da esplorare. Clelia Romano, Marsella, I Favati, Montevergine, Vadiaperti, Cantina del Barone, Renna, Macchialupa, Pietracupa, Del Nonno, Villa Diamante tanto per fare qualche nome: sono queste micro realtà a nascondere il segreto della classicità di questo vino da abbinare senz’altro ai crudi e alla cucina di mare. E proprio come il pesce, meno lo si tocca meglio si esprime come ben sanno la aziende grandi capaci di raggiungere la migliore esecuzione in acciaio più che in legno. Proprio come sosteneva testardamente Antonio Troisi. In grande spolvero abbiamo trovato il Fiano di Avellino 2002 prodotto da La Casa dell’Orco, una delle prime aziende ad uscire allo scoperto all’inizio degli anni ’90, tradizionalmente ancorata a questo bianco. Una chicca da 7 euro in 70.000 bottiglie, elegante al naso e in bocca, bene equilibrato, sentori di agrumi, finocchietto e poi la solita nocciola. Pellegrino Musto lo ha voluto così e il figlio Massimiliano, enologo, ha offerto una delle migliori performance proprio con l’annata considerata più difficile. Noi, inizialmente scettici all’ottimismo di Leonardo Mustilli sul bianco campano, piano piano ci stiamo ricredendo: il tempo in bottiglia sta mettendo le cose al loro posto e i bicchieri squilibrati della scorsa primavera appaiono adesso molto più interessanti. Non è la vendemmia delle marmellate concentrate, d’accordo, ma a noi piace nel bere soprattutto l’eleganza, la stessa capace di far bella ogni donna. Quella di Matulpa che fece innamorare il pastore Silpa spingendolo ad uccidere l’orco Cronopa. La Casa dell’Orco è un Fiano di Avellino 2002.