Il linguaggio del vino e la rete: come fare un sito della cantina efficace e usare bene i social


Vino e cantine. I siti e i social parlano ai propri paesani e non al mercato mondiale

Per via di alcuni lavori che sto scrivendo ho ripreso una navigazione robusta nei siti aziendali dei produttori di vino e devo dire che sono rimasto sbalordito dall’arretratezza e dalla staticità del modo di presentarsi nella stragrande maggioranza dei casi. Il che vuol dire che saper fare un vino non significa saperlo comunicare.
Il più delle volte abbiamo meravigliosi quanto imprecisati paesaggi, trattori che navigano nelle vigne che potrebbero stare sulle Alpi come in Australia, nel 90 per cento dei casi mancano le notizie essenziali dell’azienda, e nel 99 per cento dei casi manca il prezzo dei vini prodotti. Inoltre, atteso che l’italiano è una lingua stupenda, quasi nessuno lavora con almeno una di queste lingue inglese, spagnolo e francese.

Per essere breve vi dirò che basta prendere esempio dai siti degli alberghi dove immediatamente possiamo avere tutte le notizie essenziali e conoscere la spesa a cui andiamo incontro.
Ecco un breve decalogo di qualcosa che dovete fare non domani, ma subito.

Il luogo
Se dico Savoia potete pensare di stare in Piemonte e invece è il nome di un comune lucano. Brindisi di Montagna potrebbe essere una località che sta nel 70% del nostro paese. Dunque  la prima cosa è fare vedere con una cartina geografica chiara dove sta l’azienda. Già gli italiani non conoscono quasi nulla della geografica della propria nazione, figuriamoci gli stranieri.
Mettete una cartina geografica che indica dove siete al mondo.

Il produttore
Troviamo spesso la “nostra storia” in cui si esaltano i valori della famiglia. manca in almeno l’80 per cento dei casi una foto, un volto della proprietà. Eppure il vino è uno di quelle cose in cui l’appassionato vuole sapere tutti del produttore perchè non parliamo di un detersivo o di un marchio di una multinazionale. La cosa incredibile è che le foto dei protagonisti aziendali non si trovano neanche sui social dove troviamo interminabili serie di vigne e bottiglie che abbassano la curiosità come la pillola della pressione la libido. E le storie sono tutte generiche, o di tradizione o di passione per la terra.

Le vigne
Le descrizioni sono prive di identità, si parla di esposizione altitudine. Ma dove sono e come sono queste vigne? Fate qualche screenshoot da Google Maps se non volete usare un drone per indicare chiaramente da dove vengono i vostri vini e quali uve vi sono coltivate.

I vini
Qui in genere le schede tecniche sono molto ben articolate, con un particolare però: mancano i prezzi! Vi pare possibile in un’epoca in cui  soprattutto i giovani ordinano anche le mutande con un clic? E’ vero che in Italia il prezzo delle bottiglie è uno dei misteri di Fatima irrisolti, ma oggi qualsiasi azienda degna di questo nome deve avere uno shop dove sono indicati con chiarezza i prezzi, le offerte, le annate vecchie, etc, altrimenti è totalmente inutile avere un sito internet.

I nomi dei vini
Soprattutto al Sud c’è l’abitudine di fare riferimento ai nomi latini e greci dei luoghi. Il risultato è che quando devo descrivere uno dei miei vini preferiti in Calabria devo chiamare in continuazione un mio riferimento che me lo ha fatto provare perché, nonostante inizio a perdere colpi, neanche Pico della Mirandola potrebbe ricordarsene.Il nome deve essere semplice, facile da pronunciare da un angolassone come da un cinese e se non viene nulla in mente tanto vale usare solo la denominazione e il nome dell’azienda. In questa epoca di semplificazione vince chi si fa ricordare, non chi produce meglio. Purtroppo. Ma se ci pensate, lo stesso vale anche fra le relazioni umane.

Il social network
Quasi tutte le aziende hanno ormai facebook e Instragram. Ma spesso non sono aggiornati, sono privi delle foto dei protagonisti aziendali e sono quindi assolutamente noiosi e inutili. Delle due uno: o li seguite personalmente o vi affidate a qualcuno che conosce il linguaggio dei social. Però assicuratevi che abbia fatto almeno un primo livello Ais perché la tecnica senza contenuti può avere l’effeto opposto. Altrimenti è molto più chic non avere pagine se non vengono coltivate giorno dopo giorno come le vostre vigne.

Conclusioni
Come ho avuto più volte occasione di dire in pubblico, compreso un bel convegno nazionale organizzato dall’Ais a Napoli a fine febbraio scorso, è incredibile come il mondo del vino sia fermo ad una comunicazione pre-internet. In poche parole i nuovi strumenti, preziosi per chi vive fuori dalle grandi vie di comunicazione, non sono ancora considerati come un’arma formidabile per farsi conoscere non nel proprio paese, ma nel mondo. E questa è sicuramente una delle cause principali della crisi in cui il settore si trova, perchè il linguaggio è la prima battaglia che bisogna vincere. Vale per tutto, anche per il vino. Essere fuori da uesto mondo non è chic, ormai è pura arretratezza mentale

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