Il Pallagrello bianco e la sfida del tempo


di Manuela Piancastelli

Manuela Piancastelli

Iniziamo la battaglia per imporre il gusto dei bianchi da invecchiamento

Caro Luciano,
ho letto la scheda di Giulia del Fontanavigna 2005. è davvero incredibile come – a pochi giorni di distanza – due assaggi, il tuo e quello di Giulia, confermino la longevità di questo nostro amato Pallagrello. Fino a qualche anno fa nessuno ci avrebbe creduto perché sembrava un’uva destinata per sua natura a surmaturare e a perdere acidità. Invece, a dispetto di tutto, il Pallagrello sta mostrando una stoffa incredibile.
è vero che questa sfida che stiamo vincendo dimostra ancora una volta che se un vignaiolo ha davvero un progetto nella testa, riesce anche a capire come interagire con la natura per portarlo a compimento.
Come sai, dalle prime vendemmie fine anni ’90 a oggi, abbiamo modificato il nostro modo di lavorare in vigna, lasciando i capi con più gemme per avere maggiore acidità, vendemmiando prima di quanto non facessimo prima per evitare surmaturazioni di cui il Pallagrello (lo abbiamo capito) non ha bisogno, insomma cercando di costruire le premesse per la longevità. Se tanto ci dà tanto, i vini di queste ultime vendemmie sono destinate ad avere una vita ancor più lunga…Ce ne faremo di assaggi nei prossimi anni!
Ora, però, va educato il consumatore, che continua a credere che i bianchi d’annata siano migliori “a prescindere”, come diceva Totò. è una lotta che facciamo anche con i ristoratori, gli enotecari, per far capire che se suggeriamo dI prendere qualche bottiglia dell’annata precedente di Fontanavigna o di Sèrole è perché vogliamo dare loro un vino migliore, più compiuto. Se non ne fossimo certi, non metteremmo a rischio la nostra faccia. Ci vuole tempo per smontare i pregiudizi, ma ci riusciremo.
Degustazioni come quella tua di qualche giorno fa o di Giulia, oggi, servono moltissimo per raggiungere questo obiettivo.
Evviva il Pallagrello!