Il vino di Massimo D’Alema, opportunamente collocato a destra:-)


Massimo D’Alema, Riccardo Cotarella, Bruno Vespa e Franco Ricci

 

Nel 1997 si esibì nel salotto televisivo di Bruno Vespa intento a preparare il risotto nella cucina del gongolante Nicola Latorre con esito disastroso. Parliamo dell’immagine di Massimo D’Alema, non del suo piatto.

Max fu molto bravo a spiegare il famoso trucco della cipolla, bollirla invece di soffriggerla, ma la Bicamerale ne uscì scotta e immangiabile mentre apparire in grembiule non lo avvicinò all’uomo della strada come sperava chi lo aveva consigliato.

Ora che è diventato produttore vino si esibirà nella pigiatura o nell’assaggio in cantina direttamente dalla barrique? Già, perché la novità è proprio questa: anche il leader Maximo è entrato a far parte dell’esclusivo mondo del vino italiano, decisamente tonificato dall’export.

L’esordio ufficiale è stata la sua partecipazione giovedì sera a Roma alla presentazione del progetto «Wine Research Team» pensato da Riccardo Cotarella, neo presidente di Assoenologi.

Ironia della sorte, D’Alema e Bruno Vespa condividono anche lo stesso winemaker, perché nel frattempo anche il giornalista ha avviato un suo progetto vino in quel di Manduria entrando con la moglie nella società Meridiana Agri. Entrambi sono seguiti infatti da Cotarella, molto presente anche in Campania dove ha creato, tra l’altro, capolavori noti in tutto il mondo come il Montevetrano e il Terra di Lavoro di Galardi.

D’Alema dixit: “Aver iniziato questa attività di vignaiolo è stato come riappropriarsi della concezione del tempo. È vero che gran parte del merito di questa nuova avventura è di mia moglie, che segue più da vicino le vicende aziendali, ma indubbiamente la vite e il vino ti coinvolgono, ti appassionano. Una passione che Cotarella è in grado di far crescere e di coltivare. Io prima di questa esperienza non conoscevo Cotarella, ma è bastato poco per diventare amici. Lui ti fa sentire protagonista, anche se so benissimo che il vino è opera sua, non certo mia; è una persona che sa le cose, che ti accompagna, e alla fine tu hai la sensazione di essere stato protagonista. Ha qualità straordinarie che denotano che non è solo un esperto di vini ma è un grande appassionato e la sua passione ti coinvolge. Sono stato fortunato ad aver incontrato una persona così.”

In un ipotetico parlamento vitivinicolo, però, Vespa si colloca alla sinistra di D’Alema perché sceglie di lavorare uve autoctone, il suo obiettivo è infatti quello di produrre un Primitivo di Manduria. L’ex presidente del Consiglio invece si propone con il cabernet franc, uva internazionale. La sua prima etichetta potrebbe essere anche un titolo di un libro o di un convegno: si chiama «Sfide» ed è prodotto in tremila bottiglie dalle uve de La Madeleine, la tenuta acquistata nel 2009 in Umbria. Non lontana dal suo amico Gianfranco Vissani. Si tratta, nel progetto, di un vino base, mentre il top aziendale, il «NarnOt», sarà un taglio bordolese (cabernet sauvignon, cabenert franc e merlot), il cui nome è una crasi tra Narni e Otricoli, le località tra le quali si trova la cantina. Ultima etichetta in programma il brut «Nerosè», bollicina a base di Pinot Nero.

Dal Mattino del 18 maggio 2013

4 Commenti

  1. bene a sapersi….

    cortesemente pubblicate chiaramente I vini di vespa e I vini di d;alema, possibilmente con tanto di foto di etichetta, cosi possiamo rassicurarci di boicattare tutte le loro produzioni…. bevo acqua ruggine piuttosto che bere un vino di vespa o d’alema….

  2. Otricoli è uno splendido e ordinato paese a nord di Roma ,facile da raggiungere per via autostrada nonché sufficientemente vitato dove si può anche trovare qualche ristorante di buona fama: posto giusto per produrre vino e godersi la campagna.Per la serata di presentazione rimpiango di non esserci stato per via di impegni fuori città :sarebbe stato molto istruttivo sentire i pareri di amici e colleghi per un simile parterre di cui sicuramente faceva parte anche Vissani che non perde mai occasione per fare un salto da Ricci.FM.

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