Januarius il primo ristorante bottega a Napoli
di Talia Mottola
Un bacio sulla fronte dal padre al figlio: molto probabilmente è questa la cosa più bella che vedrete nella vostra mente leggendo quest’articolo. Francesco e Enzo Andoli, figlio e padre insieme in un progetto chiamato “Januarius”. In pieno centro e visibile a migliaia di turisti che ogni giorno affollano il Duomo di San Gennaro.
“Januarius” è il primo ristorante bottega in città, nato sette anni fa per volere di Francesco, giornalista che dopo anni vissuti a Roma ha deciso che ritornare nella sua città natale, Napoli, sarebbe stata la cosa più logica da fare. Quella stessa “logica” che si legge nella scritta che sovrasta l’esposizione dei vini in una delle due salette: “Credo nella logica e in San Gennaro”.
E’ logico infatti che da buon giornalista Francesco ricerchi costantemente la storia, la qualità ma soprattutto la provenienza- rigorosamente meridionale- della materia prima da usare in cucina prima e nei suoi vini poi.
Dedicato interamente a San Gennaro, dal logo a sculture e quadri di artisti contemporanei che riempiono la sala-galleria, è qui che vengo alla ricerca del miracolo: buon vino e buon cibo non mentono ma soprattutto non tradiscono.
Vengo per il miracolo, quello che può fare una pasta e patate con tartufo che Francesco ha chiamato “Cinquanta Giorni da Orsacchiotto” riprendendo la celebre frase di Troisi rivolta a Lello Arena, nel film “Scusate il ritardo”, perchè tra “Un giorno da leone e cento da pecora” meglio fare cinquanta giorni da orsacchiotto “almeno stai mmiez’, nun faje ‘a figura ‘e mmerd ra pecora e nemmeno ‘o leone ca però campa nu juorno…”. A metà tra tradizione e rivisitazione come la quasi totalità dei piatti di Januarius, eccezione fatta per la “Pasta alla Genovese”, qui davvero “Cintura nera” di tutte le genovesi.
Oltre che alla profonda e immensa passione che Francesco infonde in quello che fa con assoluta dedizione, c’è un segreto nei suoi primi di pasta che però è tangibile come quando avviene lo scioglimento del sangue. La pasta proviene da Caccese azienda agricola che sorge all’interno di un’incontaminata collina denominata Camporeale in Ariano Irpino, provincia di Avellino, zona fortemente vocata alla produzione di grano duro di elevata qualità, ottenuto utilizzando le sementi antiche che hanno una bassa produttività ma ricchi in proteine, glutine e fibre.
Pasta a vocazione cerearicola, “Finito il grano, finisce la produzione” spiega Francesco convinto nella grandezza dei prodotti del Sud Italia. Grano, salumi e formaggi esposti al banco all’ingresso per la maggior parte di provenienza lucana ed infine i vini : 130 etichette di vitigni meridionali e di vitigni internazionali vinificati al Sud.
Un posto che ha un mondo al suo interno, tra opere d’arte raffiguranti il Santo Patrono, dove il rosso delle pareti richiama la sacralità del sangue e quello dell’amore folle per la propria città, il proprio patrono e per il Sud in generale. Quaranta posti a sedere che non ne limitano l’accoglienza, anzi. Al giorno centosessanta coperti tra pranzo e cena sono assicurati per assistere al miracolo di una cucina napoletana apprezzata da napoletani.
E il bacio da dove ho iniziato ?! Enzo il papà di Francesco lo ha dato al figlio mentre ci raccontava tutta la storia di “Januarius” ed è stata la cosa più bella a cui abbia assistito in quella calda giornata primaverile a Napoli, lì dove ho cercato il miracolo e ho trovato amore.
Januarius