Krug incontra la carota. Un ingrediente inatteso e un’annata non facile, ma il finale e’ lieto
di Giulia Gavagnin
Esiste al mondo un vino che nasce nella metà dell’Ottocento e per volere dei suoi fondatori perpetua la tradizione fino ai nostri giorni incorporando –per quanto possibile- parte dei suoi antenati più reconditi?
Gli intenditori sanno benissimo che sì. E’ la maison du champagne fondata nel 1843 da Joseph Krug. La quale, ogni anno, per confezionare la prestigiosa Grande Cuvèe, si avvale della “biblioteca” dei vini di riserva che possono datare indietro anche parecchi decenni.
Le Grande Cuvèe contemporanee sono un assemblaggio di oltre 120 vini per almeno dieci annate diverse. Difficile dire che manchino di complessità.
Da oltre un decennio, la maison Krug si è lanciata nella pratica dell’abbinamento gastronomico, oltre che dell’intrinseca alchimia enoica. Infatti, dal 2014 promuove un singolo ingrediente che possa stuzzicare la fantasia degli chef da tutto il mondo che appartengono alle Krug Ambassade, per accompagnare la Grande Cuvèe in uscita quell’anno, nonché il Krug Rosè. Ha iniziato con il pomodoro, proseguendo con l’uovo, la cipolla, il limone, il riso, il pepe, i fiori. Quest’anno il progetto Krug in the Kitchen incorona la carota a ingrediente principe. E, ovviamente, la curiosità si scatena, perché è un ingrediente che non diresti mai.
In Italia, l’incontro tra la nuova annata di Krug Grande Cuvèe e la carota, è avvenuto a Milano da Lubna, uno spazio polifunzionale con cucina e galleria d’arte attigua nei pressi della Fondazione Prada. Ai fornelli, Enrico Croatti, il versatile chef romagnolo di Moebius, sempre a Milano, che recentemente ha conquistato la prima stella Michelin: un ristorante francamente raccomandabile per l’allure e il piglio sperimentale.
Anche in questa sede Enrico Croatti ha dimostrato di essere a proprio agio tra solidità culinaria e viaggio gastronimico. Carote in salsa bernese; ravioli grigliati di carote, uova di salmone, burro e salvia; mazzancolla alla brace con carote ed erbe di sabbia hanno rivelato il potenziale creativo della carota.
Un ingrediente inconsueto incontra un’edizione non priva di sorprese. La Grande Cuvèe 173esima edizione e il Krug Rosè 29esima edizione, esitano da una delle annate più difficili in Champagne: la 2017, connotata da una gelata primaverile, piogge insistenti e un’estate inoltrata calda che ha favorito la formazione della botrite anche laddove non avrebbe dovuto.
La cheffe de Cave Julie Cavil, ha ribadito che nonostante le difficoltà, il Comitato di Degustazione si è messo al lavoro per trarre comunque il meglio dalla Grande Cuvèe: così, se più della metà del vino appartiene a codesta annata maledetta, la restante parte attinge a vini di riserva che datano indietro sino al 2001.
La stessa Cavil ha dichiarato che è stato necessario conferire una spinta acida nel corso del procedimento per contrastare eventuali cadute di tensione.
Con una leggera prevalenza di Pinot noir, l’edizione 173 è connotato da note citrine, di pompelmo, ma anche di ribes e mirtillo con un’avvolgenza finale leggermente ammandorlata. Sarà necessario qualche mese ulteriore di bottiglia per cogliere appieno l’incipiente nota fragrante, che si appalesa ancora timida.
Connotato da pienezza è già, invece, il Krug Rosè 29esima edizione, anch’esso composto perlopiù da vini del 17 e riserva che data indietro sino al 2005. Oltre all’ovvia presenza di frutti rossi, tra cui fragola e mirtillo, disvela note vellutate di china e tamarindo, nonché un cotè di fine speziatura di pepi vari. Un rosè decisamente robusto.
Nel corso del pranzo è stato servita in Magnum anche l’edizione 170, assemblaggio di 195 vini di cui la prevalente è la 2014 e la più vecchia la 1998. In questo magnifico vino si appalesano le note di frutta gialla matura (pesca e albicocca) e una speziatura che vira fino all’incenso. Un vino che fa capire perché l’edizione recente ha necessità di qualche tempo di affinamento in bottiglia.
Per tutto il mese di giugno in Lombardia sarà possibile accedere ad eventi speciali nel segno dell’incontro tra i due ingredienti, basterà consultare il sito.
La CAROTA ha ben ben di che per brindare con un grande Champagne visto l’enorme credito che quest’anno ha su tutti media a “causa”delle sue presunte proprietà abbronzanti. FRANCESCO