La Campania al concorso Vinitaly


Una medaglia d’argento e 18 gran menzioni
alla quindicesima edizione del concorso enologico del ‘Vinitaly’.
Primato regionale all’entroterra sannita-irpino: falanghina superstar a Verona

di Pasquale Carlo

Una medaglia d’argento e ben diciotto gran menzioni arrivano dalla quindicesima edizione del concorso internazionale enologico ‘Vinitaly 2007′. La medaglia d’argento va ad una cantina partenopea, anche se la folta pattuglia vede in primo piano i territori sanniti ed irpini, veri protagonisti del concorso. Ancora una volta sono i vini dell’entroterra campano a contraddistinguersi: otto gran menzioni a testa per le due province sempre più simbolo della riscossa enologica della nostra regione. Si tratta di un dato senza dubbio importante, soprattutto se paragonati a terre che negli ultimi anni si sono affermate come punte di diamante del rinascimento enologico italiano: ad esempio la provincia di Perugia, con aziende al lavoro con vitigni autoctoni particolarmente importanti (su tutti il sagrantino) di riconoscimenti ne ha raccolto sette. A completare la platea dei premiati la medaglia d’argento un aglianico prodotto di una cantina sorrentina (con uve provenienti sempre dal Sannio) e due blend della costiera amalfitana.
SANNIO. Non occorreva certo aspettare il concorso enologico internazionale di Verona per cogliere la grande potenzialità della terra beneventana per quanto concerne i calici bianchi. Non è un caso, infatti, se ben sei delle otto gran menzioni hanno fregiato etichette bianche. Ovviamente con le bottiglie di falanghina in prima linea. Sannio Doc Falanghina ‘Vandari’ (annata 2005) dell’Antica Masseria Venditti di Castelvenere (www.venditti.it); Sannio Doc Falanghina ‘Opera’ 2006 dell’azienda Torre Gaia di Dugenta (www.torre-gaia.com); Sannio Doc Falanghina 2006 dell’azienda agricola Corte Normanna di Guardia Sanframondi (www.cortenormanna.it). A completare le gran menzioni che hanno fregiato questo vitigno è il riconoscimento ottenuto dall’etichetta Beneventano Igt Falanghina passito dell’azienda Ca’Stelle di Castelvenere (www.castelle.it): è il dato che ne mette in risalto la sua particolare versatilità, caratteristica proprio dei grandi vitigni. A completare questa passerella dei banchi sanniti menzionati altre due etichette dell’azienda Torre Gaia (un dato che fregia particolarmente un’azienda da sempre ben con conosciuta proprio per i bianchi): il Sannio Doc Greco ‘Koinè’ 2006 ed il Sannio Doc Fiano ‘Gradualis’ 2006. Interessante scoprire anche i due calici rossi che hanno ottenuto la gran menzione al ‘Vinitaly’. I riflettori si accendono non su vini da invecchiamento; ecco che se anche l’aglianico ottiene un riconoscimento, questo avviene con un’etichetta particolarmente giovane, che arriva non dal versante est del fiume Calore (per intenderci la sponda oltre la quale si dipana il territorio torrecusano-vitulanese) bensì dalle alture della sponda ovest, precisamente dalle colline casaldunesi, con la gran menzione ottenuta dall’etichetta Sannio Doc Aglianico ‘Martummè’ 2005 dell’azienda agricola Terra di briganti (www.terradibriganti.it). Sempre dal versante ovest del Calore giunge anche l’altro rosso premiato: parliamo della seconda gran menzione ricevuta dall’Antica Masseria Venditti con un suo classico, il Sannio Doc Barbera-Barbetta, un riconoscimento per questa tipologia da sempre “pallino” dei vignaioli del “comune più vitato della Campania”.
IRPINIA. Piace cominciare ancora una volta da un’etichetta… falanghina, se non altro per affermare ancora una volta che è questo il vitigno “genius loci” della ‘Campania Felix’. Tra le otto gran menzioni irpine spicca, infatti, il Sannio Doc Falanghina 2006 dei ‘Feudi di San Gregorio (www.feudi.it). L’azienda di Sorbo Serpico raccoglie ben tre gran menzioni, con il riconoscimenti che fregia anche il Greco di Tufo Docg 2006 ed il Taurasi Docg nella versione 2003. Taurasi e greco premiati anche per quanto concerne la produzione aziendale di Terredora (www.terredora.net), che completa la terna con l’altra tipologia classica irpina, il fiano. Queste le etichette dell’azienda di Montefusco premiate al concorso internazionale: Fiano di Avellino Docg ‘Terre di Dora’ 2006, Greco di Tufo Docg ‘Terre degli angeli’ 2006, Taurasi Docg ‘Fatica contadina’ 2001. A questi due mostri sacri si affianca ‘Cantine Manimurci’ (www.cantinemanimurci.com), un interessante progetto enologico nato a Paternopoli per iniziativa di un gruppo di amici pochi anni addietro (2002), che ottiene la gran menzione con il Taurasi 2003 Docg ‘Poema’ 2003: debutto dalle grandi promesse visto che parliamo di un vino sul mercato proprio da quest’anno. A completare la pattuglia dei vini irpini menzionati è un altro rosso, Irpinia Igt Aglianico ‘Terra D’Eclano’ 2004 dell’azienda Quintodecimo di Mirabella Eclano (www.quintodecimo.it).
NAPOLI. E’ legata sempre al Sannio l’unica etichetta partenopea premiata, che l’altro ha ottenuto il risultato più importante di questa partecipazione campana al concorso enologico. Ad ottenere la medaglia d’argento è l’azienda vitivinicola De Angelis, parliamo della cantina più antica della costiera che opera a Sorrento. Il vino insignito è il Beneventano Igt Aglianico ‘Nero del Tasso’ 2001: prodotto esclusivamente con uve aglianico provenienti da Torrecuso (questa volta dalla sponda est del fiume Calore), etichetta con cui è iniziata la collaborazione tra questa cantina e l’enologo Angelo Valentino. Un momento importante, non sfuggito all’ottimo fiuto di Luciano che proprio dodici mesi addietro “schedava” questo calice: “si presenta in grande spolvero, a cominciare dal rosso rubino cupo dalla trama fitta e impenetrabile per proseguire con il naso intenso e persistente di frutta di bosco, spezie, liquirizie, cioccolato, ancora un po’ di vaniglia. La beva è ben sostenuta dalla spinta fresca che domina incontrastata bilanciata dalla morbidezza mentre l’alcol si avverte paradossalmente più al naso che in bocca dove la beva è sostanzialmente ben equilibrata mantenendo le promesse olfattive. Finale lungo, asciutto, molto bello come solo l’aglianico in genere è capace”.
SALERNO. A completare la platea enologica campana menzionata ci sono due classici di Marisa Cuomo (www.granfuror.it). Un rosso ed un bianco, sono questi gli unici blend regionali ad ottenere il riconoscimento, visto che fin qui abbiamo parlato esclusivamente di monovitigni. La gran menzione veronese giunge a confermare la marcia in più del Costa d’Amalfi Doc Furore bianco 2005, calice ottenuto dal 60% di uve falaghina (ci risiamo, tanto per confermare quanto già detto) e 40% di uve biancolella. Per quanto concerne il calice rosso ad ottenere la menzione è il Costa d’Amalfi Doc Furore rosso riserva 2003 (uvaggio di piedirosso ed aglianico in pari quantità).