La produzione vinicola nel Cilento: intervista ad Alfonso Rotolo


Alfonso Rotolo con Enrico Malgi - foto di Antonio D'Agosto

di Enrico Malgi

Ennesimo e gratificante viaggio in due tappe nel piccolo mondo vitivinicolo del Cilento, alla riscoperta di personaggi, paesaggi, storie ed eventuali novità. Da tempo vado sostenendo che l’apparizione sulla scena regionale e nazionale del vino cilentano di qualità, risalente a circa una ventina d’anni fa per merito di un giovane e promettente manipolo di viticoltori-imprenditori, dopo le spinte iniziali e un fermento propositivo che avevano alimentato un certo interesse seguito poi anche da un discreto successo, si è fermato all’improvviso. Secondo me, pur avendo a supporto un grosso potenziale, non c’è stato quell’auspicato salto di qualità, anche se bisogna riconoscere agli operatori locali un lavoro infaticabile ed un impegno costante che hanno portato, comunque, a conseguire dei buoni risultati. E così, accompagnato dal giovane Antonio D’Agosto, ho voluto tastare personalmente il polso della situazione, dopo il grande evento di novembre scorso al Savoy Beach di Paestum con “Benvenuto Cilento”, laddove una grande vetrina aveva messo in mostra i prodotti eno-gastronomici di tutto il territorio cilentano.

Dopo aver fatto visita alle aziende di Barone, Botti, Casebianche, Di Bartolomeo, San Giovanni e Verrone, ho fatto tappa da Alfonso Rotolo e Bruno De Conciliis, ovvero due tra i produttori cilentani più acclamati e prolifici. Cominciamo con il primo che opera a Rutino, il paese cilentano dopo Agropoli con la più alta concentrazione di aziende vinicole (oltre ad Alfonso, hanno qui la loro sede Barone e Magnoni). Famiglia storica quella dei Rotolo, in quanto il nonno di Alfonso impiantò un vigneto nel 1938, sperimentando per primo l’innesto delle barbatelle su piede americano, dopo i danni causati dalla fillossera. Negli anni successivi, prima col nonno, poi col padre e infine con lo stesso Alfonso, clienti fidelizzati hanno perpetuato il rapporto privilegiato con quest’azienda.

Alfonso, qual è il tuo rapporto col vino in questa terra così vocata?

 “E’ un rapporto essenziale e imprescindibile, perché la mia infanzia ha avuto come scenario le vigne di famiglia e le innumerevoli vendemmie attese ogni anno con l’impazienza e l’emozione di viverle fino in fondo. E, poi, ammetto di provare per ogni mio vino quel tipo di gelosia che si ha nei confronti di una creatura cara, preziosa e da custodire fino alla maturità, perché diventi messaggera del mio modo di concepirla”.

Come vivi il tuo impegno giornaliero?

“Io seguo personalmente tutte le fasi della produzione, vivendo il mio lavoro giorno per giorno, con la passione e la dedizione tipiche della nostra cultura contadina, con estrema professionalità e competenza, figlie dei miei studi di enologia, dell’esperienza che mi è stata tramandata e di quella che ho acquisito nelle mie innumerevoli vendemmie. Credo che essere onesti, senza cavalcare mode, alla lunga paghi, per questo presto molta attenzione al rapporto qualità-prezzo. Ho scelto di allevare quasi esclusivamente due vitigni autoctoni come il Fiano e l’Aglianico, perché credo fermamente nelle grandi potenzialità di queste uve per la nostra zona. Ho scelto la strada della pazienza nella ricerca, annata dopo annata, nella loro migliore espressione possibile”.

A parte le ottime bottiglie prodotte già da tempo come i rossi Respiro, Ghiandaie e Urmi; i bianchi Valentina, San Matteo e Cilento; il rosato Rose d’Autunno e il passito Passula, ci sono state novità negli ultimi tempi?

“I due spumanti brut metodo classico: “Vola lontano”, con Fiano in purezza (il primo nel Cilento con solo questo vitigno) e “Desiderio”, rosè da uve Aglianico. Entrambi fanno la rifermentazione in bottiglia con l’affinamento sui lieviti per almeno diciotto mesi e con remuage e dégorgement completamente manuale. Assaggiali e poi mi farai sapere”.

Incuriosito e stimolato li ho degustati entrambi ed ecco il mio giudizio: il primo ha un colore giallo dorato e luminoso e un perlage fine e persistente. Il bouquet è seducente e gradevole, laddove emergono profumi di crosta di pane, di frutta bianca, accompagnati da sentori agrumati e intrecciati ad aromi di pasticceria. In bocca è piacevolmente fruttato e morbido, con una beva snella e tagliente e chiude poi con una succosa e rinfrescante vena acida. Il secondo mette in evidenza un cromatismo rosa cipria. La spuma è abbondante e cremosa. I profumi sono accattivanti e sanno di lievito di birra, di fragola, ciliegie mature, viola e mirtillo. Al palato sfoggia un’ottima densità, rincorsa da effervescenze fruttate già percepite al naso e completate poi da delicati ed eleganti umori di frutta candita. Finale saporito e dinamico. Non c’è che dire due ottimi spumanti che accompagnano al meglio un intero pranzo a base di risotto, verdure, carne bianca, crostacei e frutti di mare. Ancora una volta Alfonso ha colpito nel segno! Prosit!


Sede a Rutino – Via S.Cesareo, 18 – Tel. E Fax: 0974 – 830050 – Cell. 338 3839224 – [email protected]www.alfonsorotolo.it – Enologo: Alfonso Rotolo – Ettari di proprietà: 7 – Bottiglie prodotte: 60.000 – Vitigni: Aglianico, Piedirosso, Fiano, Moscato e Malvasia.

 

4 Commenti

  1. Gran bella scheda come sempre di Enrico che non si limita all analisi sensoriale dei vini ma ci racconta gli artefici della rinascita enologica cilentana.

  2. Grazie a Marco e Gigino. Penso, però, che la viticoltura salernitana in generale e quella cilentana in particolare possano sicuramente migliorare.
    Abbracci.

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