La Top10 della 100 Best Italian Rosé 2024. Intervista ad Antonio di Carlo – Cantina Le Macchie, quinto classificato di 100 Best Rosè con Il Bandolo della Matassa


Antonio Di Carlo - cantina le macchie

Antonio Di Carlo – cantina le macchie

di Raffaele Mosca

La prerogativa della vostra azienda è l’essere un baluardo in una zona dove la viticoltura è praticamente sparita. Raccontaci qualcosa in più di come è nato il progetto e come si è sviluppato.

Il progetto nasce dalla volontà di valorizzare l’enologia in una parte della provincia in cui nessuno aveva mai approcciato in maniere scientifica al mondo del vino. Sicuramente si evinceva una vocazione della zona più vicina alle olive, al grano, alla barbabietola. Tuttavia nelle zone collinari, più a ridosso della montagna, il vino si è sempre prodotto, anche se in maniera approssimativa e casalinga. Nel mio percorso da ristoratore e sommelier ho avuto il piacere di visitare molte cantine in giro per il mondo e mi sono accorto che non avevamo nulla da invidiare agli altri.

Nel 2008 però ci fu la vera scintilla. Ebbi l’onore ed il piacere di avere ospite presso il ristorante di famiglia Giacomo Tachis, che, dopo una passeggiata nei nostri vigneti, si rivolse a mio padre dicendo: “Avete l’oro tra le mani e non ve ne rendete conto”. Nacque così, nel 2009, il progetto Cantina Le Macchie.

 

Il vino in classifica è un raro esempio di Montepulciano in rosa del Lazio. Da dove viene la decisione di optare per questo vitigno? C’è qualche legame con il vicino Abruzzo?

In realtà la scelta enologica del montepulciano è nata da sé in quanto è un vitigno che abbiamo ritrovato in praticamente tutti i vigneti storici del paese. La posizione confinante della provincia di Rieti, la transumanza, la via Salaria che collega il tirreno all’adriatico hanno fatto sì che nei nostri vigneti ci siano contaminazioni di vitigni che provengono dall’Abruzzo, dall’Umbria e dalle Marche (regioni con le quale confiniamo). Il clone di Montepulciano dei vigneti storici con il quale viene prodotto il nostro Bandolo Della Matassa è un vecchio clone che, soprattutto in alta collina (650 m s.l.m.), ha la caratteristica di avere spesso un’acinellatura verde e un’acidità in vendemmia molto elevata. Il matrimonio con il sangiovese fa sì che il vino riesca ad essere morbido ed acido allo stesso tempo creando un bell’equilibrio olfattivo con arancia e frutti rossa ma anche degustativo, con morbidezze e acidità tali da rendere questo vino molto peculiare.

 

Cosa pensate della categoria dei vini rosati in generale?

È una categoria di vini sulla quale crediamo molto. La mia azienda il primo anno uscì con un solo vino ed era proprio il rosato (motivo per cui il vino si chiama “il bandolo della matassa”).  Nel tempo il vino rosato è stato bistrattato molto dai consumatori, dai produttori (spesso attuano il salasso per concentrare i loro rossi) e dai ristoratori (non lo mettono in carta o non lo propongono al calice).

Il vino rosato rappresenta un passepartout, un jolly, un vino in cui si può unire struttura, freschezza, tannino creando tutti gli elementi per un perfetto abbinamento cibo vino. Il buon rosato deve però nascere in vigna con la giusta potatura, la giusta resa, il giusto giorno di vendemmia, il giusto vitigno. A mio avviso non tutto può essere rosa e forse questi sono i motivi per cui a volte il consumatore è un po’ confuso e tende a scegliere altre tipologie.

 

Cosa rappresenta per voi questo premio?

Questo premio rappresenta molto per la nostra azienda. Undici anni di vinificazioni, di sperimentazioni, di schiaffi presi in faccia nei diversi banchi d’assaggio. Abbiamo voluto prendere un percorso in cui il compromesso con il mercato non è stato mai preso in considerazione, volevamo interpretare la montagna in cui abbiamo i nostri vigneti nella maniera più schietta possibile, valorizzando acidità e mineralità. Fa di certo piacere notare che questo nostro stile sia apprezzato. Neanche nei miei sogni più belli avrei mai immaginato di poter arrivare a questi livelli e la cosa non può che renderci felici.

 

Avete altri progetti in cantiere per il futuro?

Le nostre energie in questo momento sono concentrate in alta montagna a quote che superano i 1000m slm. Nonostante le difficoltà iniziali (caprioli, gelate tardive ma, soprattutto, la poca esperienza a tali altitudini) abbiamo iniziato da due anni le prime vinificazioni, e stiamo portando avanti due progetti, bollicine di montagna e bianchi fermi. A breve usciranno quindi due prodotti che ci auguriamo facciamo parlare della nostra regione e delle sue montagne.

 

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