Le Braci 2006 Negroamaro Salento Igt


Le Braci 2006

AZIENDA MONACI SEVERINO GAROFANO

Uva: negroamaro
Fascia di prezzo: 40,00 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Desidero sempre poter bere questo rosso del Sud pensato da Severino Garofano. Non è un vino nervoso come l’Aglianico e neanche placido come il Gaglioppo: il Negroamaro è invece calmo e suadente, profondo, cangiante. Come tutti i vini salentini firmato dal grande enologo irpino trapiantato in Puglia. Per chi non lo sapesse, Severino è stato il creatore dei principali vini-evento della Puglia, dopo di lui sono passati un bel po’ di anni prima di avere una etichetta ecumenica capace di mettere d’accordo le guide specializzate. Mi riferisco all’Es di Gianfranco Fino.
Le Braci è stata la sua ultima creazione che rivela la sua incredibile capacità di trovare il nome adatto al vino giusto. Le Braci evocano il calore del sole del Sud, il conforto di qualcosa di condiviso insieme alle persone giuste al termine di una giornata o durante i periodi di festa. E il Negroamaro dell’azienda Garofano, da alcuni anni diretta dai figli Renata e Stefano, esprime esattamente queste sensazioni.
I tannini sottili, morbidi, levigati dal tempo ci consegnano un vino in buon equilibrio. Scegliamo il 2006 e lo troviamo in perfetta forma, con una vena acida ancora vibrante e in grado di sostenere la materia. Lo tiriamo fuori dalla bella carta delle Lampare al Fortino di Trani, un bellissimo ristorante in funzione dentro una chiesa sconsacrata. Questo rosso fine ed elegante, ma al tempo stesso capace di regalare il sole del Salento, si comporta in manier aperfetta anche con i piatti di pesce che caratterizzano il menu della struttura.
Restiamo convinti che sinora il Negroamaro, negli ultimi dieci anni messo un po’ in ombra dal successo del Primitivo ha trovato nella mano di Severino Garofano le migliori espressioni possibile. Anche in questo caso, però serve la pazienza, non avere la pretesa di trovare il vino già pronto. Compratelo, dimenticatelo e poi bevetelo.

Scheda del 20 gennaio 2014. Ricordate quando eravate malati, o semplicemente stanchi, e la mamma vi veniva a rimboccare le coperte per darvi l’ultima carezza? Quella sensazione di avere un asso nella manica nei confronti della morte e delle avversità del mondo? Quella carta che voi avevate e che vi rendeva sicuri, tranquilli, anche invincibili? Quella sensazione di calore, quella protezione totale e assoluta come se stesse alla fine ancora nel suo grembo?
Ecco, questo è per me bere un sorso di Negroamaro concepito da Severino e presentato dai figli Renata e Stefano. Una emozione rassicurante, di chi non vuole stupire, un rosso terrone carico di sole e di caldo, ma al tempo stesso fresco come un pomodoro in bocca e veloce, rapido dimanico.
Quella concentrazione del frutto che non serve per stupire ma a cercare l’essenza di un vitigno che sì, alla fine non può che essere bevuto che in questo modo per trovare la chiave della vita.

C’è poco da fare, solo i vini di Severino e di Mastroberardino mi regalano questa sensazione di  esaltazione e di tranquilità, di completo rifacimento del reale attraverso l’immateriale. Mi regalano la possibilità di riassumere la vita come una canzone dei Pink Floyd e la vertigine di potenza che regala il non aver bisogno di null’altro che quello che stai facendo in questo momento: bere un rosso del Sud con la tua donna mentre fuori piove e tira freddo.

Scheda del 21 dicembre 2012 di Enrico Malgi. Nella vita quotidiana, specialmente in questo triste periodo di totale decadenza, ognuno di noi ha sempre bisogno di sicurezze e precisi punti di riferimento per poter andare avanti. Nel comparto vitivinicolo, dov’è tutto effimero, soggettivo e fallace, esistono poche certezze e rari spunti di verità. Per fortuna, uno di questi è rappresentato dal perfetto binomio Severino Garofano-Negroamaro. Il quasi ottantenne enologo irpino-salentino, già insignito del Premio Veronelli alla carriera come migliore winemaker, in più di 50 anni di attività professionale ha fornito sempre prova di innegabile competenza e capacità, soprattutto quando si è cimentato col Negroamaro e, in parte, anche col Gaglioppo. Memorabili restano ancora a distanza di anni le sue pregevoli “creature” salentine Patriglione, Notarpanaro e Graticciaia delle aziende Taurino e Vallone, insieme con quelle crotonesi Gravello e Duca San Felice di Librandi. Questo filosofo del vino, che è diventato enologo quasi per caso (lui dice che si era iscritto alla Scuola Enologica di Avellino nel 1950 credendo che fosse la Scuola Agraria…), dopo aver dispensato per decenni il suo sapere alle migliori aziende vinicole pugliesi e/o meridionali e aver ricoperto poi la carica di Presidente della Cantina Sociale di Copertino per molti anni, finalmente si è messo “in proprio” fondando nel 1995, insieme con i figli Renata e Stefano, L’Azienda Monaci Severino Garofano posizionata nella rigogliosa campagna messapica di Copertino.

Una Masseria che evoca un antico passato storico, in memoria della comunità dei monaci bizantini qui stanziati fin dall’anno Mille e che è circondata da 30 ettari di fertile terreno di cui 16 sono vitati. Essa è dotata di una moderna e tecnologica cantina, dove si producono ottime bottiglie per lo più a base di Negroamaro. Ed è proprio col Negroamaro, il vitigno simbolo del Salento, che Severino ha avuto sempre un rapporto privilegiato e che ha ispirato tutta la sua attività enoica pugliese. Con questa varietà autoctona Severino ancora una volta si è voluto superare, producendo un vino eccellente e superpremiato dalle guide specializzate e dai critici: Le Braci (“Così un sol calor di molte brage si fa sentir…”, come dice Dante nella Divina Commedia). Il clima, il tipo di terreno e la forma di allevamento ad alberello costituiscono le condizioni ideali per la coltivazione del Negroamaro e sempre comunque nel pieno rispetto della natura e della tradizione. E così, seguendo il filo conduttore dei grandi successi precedenti, ecco che viene riproposta l’ennesima performance garofiana. Tanto che i risultati stanno lì a testimoniare l’eccellenza di questa etichetta: l’annata 2004 si è classificata al primo posto alla rassegna di Radici del Sud del 2012, mentre il millesimo 2006, ultima annata in commercio
che mi accingo a testare, ha mietuto ovunque grandi successi e fatto incetta di prestigiosi riconoscimenti, tra i quali quello di Vino Slow 2013.

Le Braci 2006 Negroamaro Azienda Monaci

Questo vino è frutto di una vendemmia tardiva, con uve leggermente appassite, e di un lungo processo di maturazione. Dopo la fermentazione, infatti, il vino sosta prima in contenitori di acciaio per più di due anni, poi viene affinato in barriques di legno francese per circa un anno e, infine, completa l’elevazione in bottiglia per ulteriori 18 mesi. La gradazione alcolica arriva a sfiorare i 15° C.

Nel bicchiere si evidenzia un bel colore granato intenso e luminoso, con ravvivanti spiragli purpurei. L’ampiezza olfattiva è composita e coinvolgente. La necessaria sosta del vino nel decanter mi aiuta a riconoscere e a scansionare i complessi e articolati aromi che salgono al naso. Ecco qua umori vegetali e floreali; più in là emergono fragranze fruttate e voluttà terziarie tostate e speziate. Mentalmente provo a distinguere i vari componenti sensoriali: erbe aromatiche, viola, lampone, ribes, cioccolato, liqurizia, noce moscata, vaniglia, goudron e boisé. L’attacco in bocca, com’era prevedibile, rilascia una forte sensazione di calore, tanto da stoppare la saliva. Ma per fortuna arriva subito a sostegno una buona spinta acida che bilancia la beva. I tannini, dal canto loro, sono già smorzati, teneri e masticabili. Ecco riemergere poi gustosi sapori di frutta rossa matura, come la prugna e la ciliegia, e piccole delizie del sottobosco con una compattezza degustativa che si manifesta ad oltranza. E’ un vino potente, opulento e sontuoso, ma anche elegante e morbido. Nerbo e vitalità infinite, con chiusura lunga e leggermente amarognola, così com’è scritto nel dna del Negroamaro. Sicuramente un grandissimo vino, un vero must che può competere alla pari con le migliori produzioni nazionali. Un altro gioiello di Severino da incastonare come diadema nella corona regale dei vini di successo. Un marchio di fabbrica, che si rivela un benchmark per chi vuole cimentarsi in questo arengo. Chapeau! Abbinamento con i classici e terragni piatti della cucina pugliese. Prosit!

Sede a Copertino (LE) – Località Tenuta Monaci
Tel. 0832 947512 – Cell. 333 4584028 – Fax 0832 1830364
[email protected]
www.aziendamonaci.com
Enologo: Severino Garofano
Ettari vitati: 16 di proprietà+ 20 in affitto
Bottiglie prodotte: 220.000
Vitigni: Negroamaro, Malvasia Nera e Bianca e Montepulciano

2 Commenti

  1. Di sicuro c’è farina del tuo sacco,ma credo che questo grande vino abbia ,come insegnavano i filosofi greci ,anche propietà maieutiche:in parole povere ha tirato fuori il meglio da te e così ti scopriamo poeta nonché uomo di cultura.Magia dei vini che vanno al di là della materia e questo,come giustamente sottolinei,riesce a portarti in un mondo quasi immateriale.FM.

I commenti sono chiusi.