L’editoriale di Mio Vino


di Gaetano Manti

Gaetano Manti

Chi ci segue da tempo conosce bene la nostra guerra continua contro il malcostume che vede molti mezzi di comunicazione vendere il loro contenuto redazionale in modo assolutamente immorale e in spregio alle regole civili che questo Paese si è dato ma troppo spesso stenta a far rispettare.

Sto parlando di quelle che, nel gergo editoriale, si chiamano “marchette” proprio per indicare l’atto di chi vende qualcosa che non dovrebbe mai essere venduto, così come fanno le prostitute.

La gran parte di queste vendite, come si attiene a tutto ciò che è illegale o altamente immorale, non avviene alla luce del sole e viene mascherata con sotterfugi di varia natura.

Il fatto è che, a furia di comportarsi in modo immorale, alcuni perdono ogni forma di ritegno. Pensano allora che il loro modo di fare sia assolutamente normale e arrivano a proporre le loro miserrime marchette con modalità degne di attività del tutto lecite, come se fossero le cose più normali del mondo.Pochi giorni fa mi è arrivata una riprova eclatante e in qualche modo anche molto triste di questo malcostume.

Me l’ha fatta avere Enzio Felici della azienda campana Terre Colte, inoltrandomi la email ricevuta dalla rivista Civiltà del Bere che vi propongo qui di seguito nella sua interezza. La mail è firmata dal fondatore della storica rivista Pino Khail ed è spedita da Antonella Khail che credo ne sia la figlia.

Da: Antonella Khail [mailto:[email protected]]
Inviato: venerdì 8 gennaio 2010 12:12

A: [email protected]

Oggetto: 2010: L’anno dell’Aglianico Civiltà del bere – Via Ciro Menotti 11/d – 20129

Milano

Tel. 02.76.11.03.03 – Fax 02.74.96.183

Spettabile Az. Terre Colte

Alla cortese attenzione del dottor Pierluigi Morelli

Milano, 7 gennaio 2010

Oggetto: Speciale Civiltà del bere

2010 L’anno dell’Aglianico

Gentile dottor Morelli, le segnalo che Civiltà del bere dedicherà un importante servizio al vitigno principe del Sud, il vostro Aglianico, incentrato sul successo dei vini che vi si producono, esulle loro nuove prospettive ed evoluzioni. L’articolo, scritto dalla nostra giornalista Elena Caccia, con un commento di Luciano Pignataro, uno dei più noti esperti di vini del Sud, sarà pubblicato nel prossimo numero di gennaio/febbraio 2009, uno dei più seguiti dell’anno, poiché contiene la nostra attesissima Guida delle Guide dei Vini.

Considerato il periodo invernale, cioè il migliore per degustare e testare i grandi rossi, all’articolo giornalistico sull’Aglianico affiancheremo un utile strumento per il lettore che volesse degustare l’ultima annata in commercio dei vostri grandi prodotti: pubblicheremo, seguendo un modello consolidato e apprezzato, una galleria di etichette accompagnate da una scheda descrittiva. Per questo Speciale abbiamo studiato un’impaginazione particolare e una nuova scheda più ricca di informazioni per il nostro esigente lettore, formula che darà particolare visibilità ai vostri vini .

L’impegno finanziario per la pubblicazione e la valorizzazione del vostro vino (bottiglia + scheda) è minimo, un contributo di soli € 550 + IVA. Lo spazio sarà uguale per tutti i vini.

Certo di offrirLe un’interessante opportunità, che certamente corrisponde anche alla Sua filosofia di dare al consumatore informazioni ampie e trasparenti, La prego di comunicarci il suo interesse a stretto giro di e-mail.Nella speranza di averLa al nostro fianco, rimango in attesa di un suo cortese cenno di riscontro e colgo l’occasione per porgerle i miei più cordiali saluti,

Pino Khail

P.S. Le alleghiamo, quale esempio, il Pdf di una pagina simile utilizzata per il servizio su Bolgheri.

Il commento del produttore che mi ha inoltrato la mail è stato: Quindi non serve avere buoni vini per essere segnalati come etichette leggendarie, bastano 550 euro, con buona pace del lettore, acquirente che crede alla attenta selezione e valutazione

Saluti Enzo Felici

Io mi sento in dovere di fare un commento un po’ più articolato. Deve essere a tutti chiaro che il nostro Paese ha adottato regole che vietano nel modo più assoluto comportamenti di questo tipo, cioè vietano che il contenuto presentato al lettore come produzione della redazione sia in qualunque modo pagato dal produttore per promuovere il suo prodotto. Questa pratica si chiama “pubblicità

occulta” ed è espressamente vietata dalle nostre normative le quali impongono che gli spazi acquistati dai produttori devono essere chiaramente ed inequivocabilmente indicati come spazi pubblicitari.

La legge in vigore dice che “la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale”.

È inoltre espressamente proibito ai giornalisti di prestare la loro opera per articoli che di fatto mascherano pubblicità pagata da un produttore.

Con buona pace dei giornalisti Elena Caccia e Luciano Pignataro il cui lavoro viene così brutalmente mercificato dall’editore.

Per il capitolo: che si deve fare per campare!

La richiesta inviata dalla rivista Civiltà del Bere sembra indicare una consuetudine molto consolidata (lo stesso editore della rivista nel suo messaggio definisce il suo un “modello consolidato e apprezzato”), consuetudine che di fatto inganna gravemente il lettore al quale si fa credere che la segnalazione del vino è il risultato di uno sforzo e di un giudizio redazionale indipendente. Con una modalità che Kahil ha l’ardire di qualificare come “corrisponde anche alla Sua filosofia di dare al consumatore informazioni ampie e trasparenti”.

Trasparenti, mi viene da dire, come le acque delle fogne di una città del terzo mondo.

Visto che Pino Khail pensa bene di supportare la sua richiesta allegando “una pagina simile utilizzata per il servizio su Bolgheri”, credo sia utile a tutti pubblicarla qui di seguito, tanto per capire bene di cosa stiamo parlando.

Potrete vedere che non mancano grandi nomi come i Marchesi Incisa della Rocchetta e le Tenute Guicciardini Strozzi, senza nulla voler togliere alle meno blasonate Batzella e Castello di Bolgheri. Non posso proprio immaginare che, nell’esempio proposto da Kahil, l’alto lignaggio di alcuni dei produttori li abbia esonerati dal pagamento di € 550+Iva per vedersi le loro etichette segnalate nel servizio. Se fosse vero il contrario i produttori di Aglianico, Terre Colte in testa, avrebbero tutti il diritto di incazzarsi ancora di più. Circostanze del tutto fortuite, e in questo caso anche fortunate, mi permettono infine di dirvi come si può e si deve fare informazione onesta con una rivista come la nostra. I vini della azienda Terre Colte erano stati giudicati dai nostri degustatori il 20 di ottobre dello scorso anno ottenendo punteggi molto lusinghieri. Per questo hanno trovato posto nelle pagine dei nostri numeri successivi senza che il produttore nemmeno lo sapesse in anticipo. Senza che al produttore nessuno chiedesse un solo euro di impegno. Con l’editore, cioè io, che per fare in modo onesto il suo lavoro ha pagato il costo della degustazione, il fotografo che ha realizzato l’immagine, la segretaria che ha archiviato i dati, il redattore che ha scritto le schede, il grafico che le ha impaginate, il tipografo che ha stampato le pagine e il distributore che ha mandato le copie in edicola. Questo è l’unico modo per fare in maniera onesta il nostro lavoro ed è l’unico modo che io conosco per guadagnarsi la vitale fiducia dei lettori e dei produttori di vino, si intende quelli onesti e non quelli che partecipano in modo attivo all’indegno mercimonio dell’informazione.

Gaetano Manti

[email protected]

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