L’oro di Capri ad Ascoli nella guida slow food: un modello di olivicoltura sostenibile che valorizza paesaggio e resilienza climatica
di Marco Milano
Sette aziende agricole di Anacapri hanno ottenuto menzioni speciali nella guida slow olive. L’Oro di Capri ad Ascoli nella Guida agli Extravergini Slow Food nell’ambito delle celebrazioni per i venticinque anni dell’olivicoltura sostenibile e di qualità che valorizza paesaggio e resilienza climatica. L’associazione “L’Oro di Capri” celebra così un risultato record con ben sette aziende recensite tra gli oli insigniti nella guida. Sette conferme e due nuove entrate un chiaro segnale di un impegno che va ben oltre la produzione di eccellenza. Tra gli oli premiati quattro hanno ottenuto il riconoscimento di presidio olivi secolari: “MARIOSA 3.3.3”, “Cru I Fortini”, “Cru Pino de’ Monaci” e “Cru Orrico”. Questi ultimi due hanno ottenuto anche il riconoscimento Grandi Oli Slow. E nella cittadina marchigiana che, dunque, l’anima autentica di Capri, quella dei terreni olivetati di Anacapri, racchiusa nei suoi oli extravergine, ha conquistato un riconoscimento che premia “L’Oro di Capri” e la sua olivicoltura, vero e proprio atto d’amore verso la terra. “Una pratica che intreccia indissolubilmente la qualità superiore dell’olio – hanno spiegato dall’associazione – con la tutela attiva del paesaggio unico di Anacapri, la salvaguardia dei valori della comunità, la valorizzazione della biodiversità olivicola e una visione proattiva per affrontare le sfide del cambiamento climatico”. Nello specifico gli oli premiati sono “MARIOSA 3.3.3” di Vincenzo Torelli (minucciola- presidio olivi secolari) che, come si legge nella presentazione, è “un’azienda che incarna la sinergia tra olivicoltura tradizionale, coltivazione di varietà locali e promozione della biodiversità, un approccio che rafforza la resilienza dell’ecosistema agricolo”. Inoltre, tra gli oli isolani insigniti “Evo Al Mulino” (minucciola) della Famiglia De Turris relativo al recupero di antichi terrazzamenti “non solo un atto di conservazione del paesaggio, ma anche una strategia per la gestione sostenibile delle risorse idriche in un contesto di siccità crescente, unendo produzione olearia e accoglienza familiare”. E ancora “Armando” (minucciola) di Alessandra Vinaccia e Pierpaolo Scoppa. “La loro tenacia nel produrre oli di eccellenza – si legge nella descrizione dell’olio premiato – nonostante le avversità climatiche, testimonia la forza della comunità e la resilienza della Minucciola come risposta naturale alle sfide ambientali”. La “lista” prosegue con “Il Cappero” (minucciola – presidio olivi secolari) di Gianfranco D’Amato, comprendente tre oli Cru I Fortini, Cru Pino de’Monaci e Cru Orrico, gli ultimi due insigniti del riconoscimento grande olio slow. “Un impegno costante nella rigenerazione degli oliveti che dimostra come la cura del paesaggio sia un investimento per il futuro, migliorando la capacità del territorio di adattarsi ai cambiamenti climatici”. E a completare c’è anche “Il Pino” (minucciola) di Pierluigi Della Femina. “La conferma della qualità è un incentivo a investire ulteriormente in pratiche sostenibili e nella creazione di un frantoio sull’isola, rafforzando l’economia locale e riducendo l’impatto ambientale. Le novità, infine, sono “Il Faro” (minucciola) di Daphne de Gregorio che nasce da “un oliveto secolare a picco sul mare, curato con dedizione, rappresenta un patrimonio paesaggistico da proteggere attivamente, dimostrando come la bellezza del territorio sia un valore intrinseco alla produzione” e “Damecuta” (minucciola), di Tommaso Di Tommaso, realizzato da “un oliveto storico che, grazie alla sua esposizione, mostra una naturale resistenza alla siccità, offrendo spunti importanti per l’adattamento al cambiamento climatico in altre aree”.
La presentazione della guida è stata l’occasione per celebrare il primo quarto di secolo a raccontare l’olio italiano, i suoi territori e i produttori che ne custodiscono l’identità, trasformandolo in un elemento distintivo del patrimonio gastronomico e paesaggistico nazionale. “Il riconoscimento va a premiare – ha detto il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti – l’impegno, la passione e la dedizione di chi, quotidianamente, tutela una delle eccellenze più autentiche del nostro territorio, rafforzandone l’identità comunitaria e promuovendo uno stile di vita sano, equilibrato, sostenibile e profondamente legato alla nostra terra”.
Massima attenzione sul legame vitale tra tutela ambientale, coesione sociale e qualità del prodotto è stata messa in luce da Slow Food. “Di fronte a stagioni sempre più imprevedibili, è urgente cambiare modello – queste, infatti, le parole di Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia – serve un’agricoltura integrata con gli ecosistemi locali e meno dipendente dagli input esterni”. E l’inserimento di sette soci dell’Oro di Capri nella Guida Slow Food 2025 è un tributo alla loro eccellenza organolettica e, soprattutto, alla filosofia che guida gli olivicoltori di Anacapri.
Un impegno corale per la salvaguardia del paesaggio terrazzato, “simbolo dell’isola e baluardo contro il dissesto idrogeologico – spiegano dall’associazione isolana – per il mantenimento di un tessuto sociale vivo e attivo, dove la cura della terra è anche cura delle persone, e per l’adozione di pratiche agricole innovative e rispettose del clima, volte a mitigare gli impatti di stagioni sempre più estreme”. La varietà autoctona “Minucciola” in questo senso si è confermata un elemento chiave, mostrando una notevole capacità di adattamento e ripresa anche in condizioni difficili.