Montevetrano 2004 Colli di Salerno igt


Si potrebbe mettere un tappo di vetro al posto di quello di sughero. E vedere di nascosto l’effetto che fa. Oppure parlare di invecchiamento precoce dei vigneti, provare alcuni bianchi austriaci, discernere dei principi di microssigenazione e valutare l’effetto della vinificazione in purezza di alcuni tra i principali vitigni italiani. E ancora un focus sul metodo Selosse, sullo Chateau de Frausseilles e sul Sangiovese di San Patrignano. Non è una scuola di specializzazione enologica ma qualcosa di più, la convention voluta da Riccardo Cotarella all’ombra dei templi di Paestum alla quale parteciperanno le sue aziende, operatori e specialisti del settore. Una due giorni ospitata dal Savoy Beach Hotel il cui patròn, Peppino Pagano, è l’ultimo nato nella famiglia campana del grande enologo umbro con i suoi vigneti a ridosso della Piana del Sele da cui ci si aspetta davvero molto. Mai si poteva immaginare una cavalcata più rapidamente trionfale di questa, quando per puro gioco nelle colline di Montevetrano con Silvia Imparato e qualche amico del cuore si iniziò a vinificare un rosso con uve internazionali in una zona fuori da ogni rotta enologica in una regione priva di appeal nel bicchiere. E invece, dopo meno di quindici anni, oltre duecento persone sono venute da tutta Italia per dire la loro. A questo bisogna pensare quando, per celebrare l’evento, stappiamo il Montevetrano 2004, una annata a cui certo non è stata spianata la strada dall’andamento climatico e dal pregiudizio di una critica capace di anonimizzare l’Italia sulle scelte meteo-commerciali della Toscana: un millesimo, invece, ricco di soddisfazioni e incredibilmente moderno grazie ai toni eleganti, ai profumi, davvero gradevole qui alla pari di altri territori come Taurasi e il Vulture, soprattutto dopo l’ipertrofica vendemmia 2003 dalla quale sostanzialmente amiamo stare alla larga e di cui resterà poca traccia nella memoria papillosa degli appassionati. Il rosso di Silvia invece si impone con una freschezza appassionante attorno alla quale si svolge la consueta trama da grande vino al quale il Montevetrano, anno dopo anno,ci ha ormai abituato. Il Montevetrano evolve nel corso degli anni acquistando complessità grazie alla prevalenza dei profumi terziari. Noi lo abbineremo allo stufato di bufala cucinato da Cecilia Baratta nella Tenuta Selliano di Paestum, oppure all’agnello cucinato dallo chef Matteo Sangiovanni del Tre Olivi del Savoy Beach, mattatore di questa due giorni in cui Riccardo fisserà, come si diceva un tempo, la linea.