In memoria di Bruno Giacosa


Bruno Giacosa

Bruno Giacosa

di Cosimo Torlo

Ci sono periodi storici che inevitabilmente finiscono, è noi esseri umani lo vediamo con le tante persone che ci lasciano. Uomini e donne che nel loro operare hanno segnato il passato, il presente e il futuro nel proprio lavoro, nel cuore di tanti che hanno apprezzato la loro opera nei loro territori e non solo dove hanno vissuto. E di ieri la notizia che è mancato Bruno Giacosa, uno dei patriarchi del vino di Langa, prima di lui ricordo Aldo Conterno, Giacinto Brovia, Bartolo Mascarello solo per citarne alcuni, nella zona del Brunello, Biondi Santi, Nello Baricci.
Mi verrebbe da dire che anche tra i grandi cuochi con la scomparsa di Gualtiero Marchesi e Paul Bocusse sta avvenendo la stessa cosa. La generazione dei pionieri che passano il testimone alle nuove generazioni. Tutti uomini molto diversi tra loro, ma tutti che con la propria specificità hanno permesso, insieme ad altri, di segnare una svolta storica nei propri territori di riferimento, amo ricordare ricordare il passaggio dalla fame al benessere, ahimè oggi a volte fin troppo ostentato.

Non solo per i produttori, ma per quell’insieme di attività che ruotano intorno al vino, a partire dalla ristorazione che non sarebbe quel che è oggi se non ci fosse stata la rinascita e il successo del vino italiano.

La prima bottiglia prodotta da Bruno, negli anni ’60, oltre mezzo secolo fa ha segnato la storia della sua azienda in parallelo con quella delle Langhe. Lui, al pari della sua generazione non ostentava, viveva la terra come un dono di Dio che andava difeso e accompagnato nella sua naturalità con quella intransigenza fiera e caparbia tipica del mondo contadino piemontese.

I suoi vini sono stati per molti altri produttori un punto di riferimento, il nebbiolo come paradigma del vitigno più nobile piemontese. Negli ultimi anni, è stata la figlia Bruna a prendere in mano le redini dell’azienda, sempre nel solco del l’insegnamento del padre; grande lavoro in vigna, selezione accurata grappolo per grappolo e vinificazione in botti grandi. Sembra tutto così semplice, eppure i vini di Bruno avevano una marcia in più, bottiglie rare, preziose e ahimè con il passare degli anni carissime (quantomeno per me). Per ricordalo mi sono aperto una sua bollicina, un metodo classico tra i migliori di Langa, che incredibilmente ha un prezzo assolutamente corretto, una bolla, una beva è un corpo che è un inno alla vita.
Ciao Bruno.

2 Commenti

  1. Grande nel Barolo ,ma se possibile ancora più grande nel Barbaresco.Nelle mie frequentazioni delle Langhe spesso si passava da lui come in pellegrinaggio facendo l’accoppiata con il suo dirimpettaio nonché compare d’anello purtroppo anche lui scomparso ovvero il ”grapparo “ Romano Levi.Oggi sul web imperversano le polemiche e dichiarazioni del “citrico”ma Bruno era di persona forse ancora più spigoloso burbero e tagliente ma come amava ripetere il grande Eduardo De Filippo solo chi ha cattivo carattere ha carattere.PS.Grazie per quello che hai dato alle Langhe e sopratutto a noi miseri adoratori del re dei vini.FM.

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