New York, West Village: ristorante Annisa


Annisa, West Village, NYC

di Fabrizio Scarpato

Avevo sbagliato strada. All’incrocio, una volta tanto sbilenco, tra Barrow St., Bleecker St. e la Settima mi ero diretto verso il tratto di strada incorniciato dagli alberi, le aiuole di fiori sui marciapiedi, le brevi scale nere, le ringhiere basse lungo muri rossi di mattoni. Quando si dice hai visto troppi film girati al Greenwich Village. Il ristorante si trovava dall’altra parte dell’incrocio, in un tratto senza alberi, al piano terra di un palazzo che, a prima vista, poteva sembrare un tentativo neoclassico di un architetto che aveva improvvisamente cambiato idea: eppure appariva come una rassicurante, dorata scatola di cioccolatini, e chissà se sarebbe piaciuta a Forrest Gump.

Una porta marrone coi vetri rettangolari e i pomelli in ottone è il sipario che si apre sulla confortevolezza: oltre il piccolo bar, tre scalini portano alla sala, raccolta, dipinta di bianco e in legno chiaro eppure illuminata da una luce dolce, soffusa, decisamente romantica, ma senza smancerie, dimentica delle mode e per questo elegante. I pochi tavoli sono tutti occupati, la gente parla, ride, eppure tutto sembra un dolce brusìo lontano, rassicurante, vivo, presente. Sarà il feng shui che ha ispirato l’arredatore, sarà l’esser appena stati catapultati dai grattacieli della Fifth Avenue, ma quel tavolo d’angolo, circondato da un divanetto in pelle nocciola un po’ anni cinquanta, sembra un punto d’osservazione privilegiato su una Manhattan del venerdì sera che mi piace osservare, che mi appare vera e autentica, seppure a lume di candela.

Annisa - Scorcio della sala

Per quanto il nome Annisa derivi dall’arabo An-nisa, le donne, sebbene lo chef Anita Lo e il patron siano donne, sebbene la bella carta dei vini preveda solo produttori e vignaioli declinati al femminile, si prende cura di noi un cameriere sorridente, occhialini da nerd, pizzetto curato e un’aria trasognata tra il professore di matematica ad Harvard e un libraio ebraico newyorchese preso di peso da un film di Woody Allen: chiedo se posso fare fotografie, risponde affermativamente, e mentre armeggio con la macchina, si mette in posa in attesa della foto; aver sottolineato che intendevo foto dei piatti, mi ha poi lasciato la sensazione di averlo profondamente deluso, per un qualche imprecisato motivo.

Se l’equilibrio dinamico tra Yin e Yang governa gli accadimenti naturali, a maggior ragione anche il compito primario della cucina di Annisa sarà una lineare ricerca di equilibri gustativi e culturali, con una certa prevalenza delle note dolci, in uno scambio continuo tra tradizione americana e profumi orientali. Nessuno scossone, esili sussulti estetici, una quadratura senza spigoli, fatta di solidità e tecnica che a dire il vero richiama, se posso dire, la grande cucina francese.

Annisa - Pan Roasted Farm Chicken with Sherry, White Truffle and Pig Feet

Dopo un piccolo pasticcino di pesce come benvenuto e un buon burro accompagnato da un pane, uno solo, che non ha lasciato traccia di sè, la ceviche of fluke lascia un prima sferzata di acidità e freschezza sotto la spinta del lime, bilanciata dalla mobidezza impeccabile delle seppie grigliate, amarognole, in cimento con il dolce morso croccante dei fagioli e l’agrodolce della salsa al thai basil.

Annisa - Benvenuto

Annisa - Ceviche of Fluke with Black Lime and Radishes

Annisa - Barbecued Squid with Thai Basil and Fresh Peanuts

Sapori conosciuti o in qualche modo governabili, che diventano ostici e difficili nel sablefish marinato nel miso e quasi protetto, difeso da un brodo dashigiapponese, ambrato, dolcemente saporito. Impossibile non pensare all’Omaggio a Monk di Bottura, impossibile non rammentarne la concentrazione esplosiva, mentre qui la bontà del pesce e della sua pelle croccante non trovano sostegno in un blocco di tofu che non è “crispy”, e talmente “silken” da apparire scivoloso, in un affaticante connubio col bonito broth. Contrasti mancati, desiderio di una spinta acida, di qualcosa da mordere, forse scarsa sensibilità all’umami.

Annisa - Miso Marinated Sable with Crispy Silken Tofu in a Bonito Broth

Invece il pollo. “Certo che prendere il pollo a New York”. Era tempo, ormai. Splendido, acchiappante solo il gesto del taglio, quella cedevole resistenza di una carne morbida eppure compatta come un pane di burro. La pelle forse avrebbe potuto scrocchiare un po’ di più, ma affondare il boccone nella salsa densa, nel tripudio di una ratatouille di gambetto di maiale, funghi, tartufi e ortaggi vari è stato come riscoprire sapori e sensazioni tattili dimenticate, forse mai conosciute. Guarda te cosa ti combina un pollo a New York.

Anita Lo si occupa anche dei dessert, in una città in cui il pastry chef ha spesso un’evidenza paragonabile a quella dell’executive chef: sarà per questo che i dolci sono un po’ casalinghi, familiari, il che in fondo appare in sintonia con l’impronta avvolgente e rilassata di Annisa. Infatti i bomboloncini caldi caramellati e salati, butterscotch, da assaggiare in punta di dita insieme al gelato al bourbon molto buono e rinfrescante decisamente fanno festa, e persino l’infuso di limone e verbena accompagnato dall’unica pennellata di colore di piccoli ghiaccioli albittersweet, da ginger candito e cioccolatini ripieni di gelato alla menta, lascia una traccia di calore e affabilità.

Annisa - Pecan and Salted Butterscotch Beignets with Bourbon Milk Ice

Annisa - Infusion Lemon Verbena

Equilibri, armonie tra oriente e occidente, siglate dal miglior caffè bevuto a Manhattan.

Annisa - Piccola pasticceria

Era in programma una passeggiata per il Village fino a Perry St, duecento metri verso il fiume, ma senza un tacco quattordici di Manolo Blahnik mia moglie non avrebbe nemmeno provato a calcare le strade di Carrie Bradshaw; tantomeno io mi sarei stretto nelle spalle passeggiando assorto e infreddolito lungo Jones St, cinquanta metri più in là, per ricordare Bob Dylan nella copertina di Freewheelin’. Per fortuna piove forte, alzo la mano e il taxi si ferma: in fondo anche questo lo fanno nei film.

Annisa
13 Barrow Street, West Village, NYC

Felicità: palpabile
Stupore: tracce
‘A nuttata: ottima