Non c’entra nulla con la gastronomia (oppure sì) ma sono otto minuti fantastici: il duetto tra Mina e Lucio Battisti nel 1972. La fine del sogno italiano


Mina e Lucio Battisti

Un pezzo di televisione monumentale. Forse al momento in pochi se ne resero conto, ma vedendo quel che è accaduto dopo… Forse una parabola per tanti produttori di vino e ristoratori: credete in quello che fate, lavorate sulla vostra idea di qualità. Solo così finirete di inseguire (mercato, clienti, mode, giornalisti, critici) e sarete inseguiti.

Mina: “Senti Lucio, volevo dire una cosa. Tu, di solito, canti le tue canzoni, cioè: canti soltanto quelle, proprio. Io mooolto spesso canto le tue canzoni. Cosa dici: per una volta le cantiamo insieme queste canzoni?”.
Battisti: “Bè, io sarei anche d’accordo…”.
Mina: “Eh!?! Grazie”.
Battisti: “No anzi, sono d’accordo, perché, tra l’altro, mi hanno accompagnato cinque amici da Milano…”.
Mina: “Apposta”.
Battisti: “Proprio per questa cosa qui…”.
Mina: “Bene”.

E’ la sera del 23 aprile 1972. Sul palco di Teatro 10, lo show del sabato sera, diretto da Antonello Falqui per la prima ed ultima volta insieme.
Questa sera il programma va in onda di domenica, in diretta televisiva. Mina e Alberto Lupo presentano un ospite speciale. Quando Mina e Battisti iniziano a cantare l’orchestra tace, le luci si spengono. Finita l’esibizione (Insieme, Mi ritorni in mente, Motocicletta, E penso a te, Io e te da soli, Eppur mi son scordato di te, Emozioni) inizia il lunghissimo applauso del pubblico, interminabile. Dopo silenzio. Mina e Battisti non solo non canteranno mai più insieme, ma lasceranno definitivamente lo show business.

2 Commenti

  1. Pelle d’oca, va senza dire. Il microfono col filo, niente auricolari, niente missaggio, in diretta, dal vivo come si diceva allora. Mina era in un momento stupefacente, con tutte le sue angosce, ma devastante per femminilità e sensualità. Io l’ho vista, in teatro, proprio in quell’anno e la sola, indimenticabile, apparizione sul palcoscenico racconta un’intera generazione presa tra rivoluzione e bisogno di affetto. Mina era tutto questo, rassicurante e dirompente, moglie e amante, dolce e graffiante, nella sua voce tutti i passaggi possibili di una vita d’amore. Ci andai con mio padre: probabile lui sapesse che Mina era altro da quel che si percepiva in tv, era una donna anticonformista e curiosa, aperta al nuovo e al cambiamento, pronta a soffrire e ad assumersi responsabilità. Tu dici non c’entra niente con la cucina: invece c’entra eccome, perché la curiosità e il coraggio, lo spiazzamento e l’ironia sono alla base di ogni sentimento di libertà e quindi di progresso, pasta Barilla compresa.

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