L’orrore NUTRISCORE e l’ olio extravergine di oliva: intervista a Nicola Di noia direttore generale Unaprol, responsabile olio Coldiretti


Nicola Di Noia

Nicola Di Noia

di Fabiola Pulieri

La proposta dell’Unione Europea sull’etichetta nutrizionale da applicare agli alimenti, più conosciuto come sistema Nutriscore che usa i colori dal rosso al verde e una scala A-E per promuovere o bocciare gli alimenti, è stata rimandata alla primavera 2023 con grande esultanzadell’Italia che sin dal primo annuncio si è battuta con convinzione per osteggiare questo sistema di informazione nutrizionale considerato fuorviante. Il comitato scientifico, composto da esperti di nutrizione e salute pubblica provenienti da Belgio, Francia, Germania,  Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera (i sette paesi che hanno aderito da subito all’iniziativa) e istituito all’inizio del 2021 proprio con lo scopo di rivalutare periodicamente il sistema di etichettatura, quest’estate ha analizzato dettagliatamente ogni aspetto dell’algoritmo generale proponendo e testando varie soluzioni per migliorare il sistema e adattarlo meglio alle linee guida richieste ed ha promosso tra gli altri l’olio extravergine di oliva che con queste ultime modifiche, riportate nel documento pubblicato il 29 luglio 2022, è salito di livello ed è passato dal bollino giallo al verde chiaro ma, nonostante le modifiche apportate, il progetto non ha convinto ed è slittato al secondo trimestre del 2023. In particolare proprio la modifica che riguarda l’olio extravergine di oliva in italia ha sollevato diverse questioni: la prima è che l’olio extravergine di oliva e quelli di semi o di sansa nel Nutriscore hanno tutti la stessa classificazione senza tener conto che il primo ha un grado molto più alto di grassi monoinsaturi e di vitamine A ed E; la seconda è che la classificazione degli alimenti è fatta tenendo conto di una porzione standard di 100g, sistema che potrebbe funzionare bene nella valutazione del punteggio nutrizionale per i prodotti multi-ingrediente ma è inadeguato per i prodotti mono-ingrediente, in quanto si riferisce ad una quantità che non corrisponde all’assunzione potenziale del consumatore, in questo caso sarebbe meglio infatti parlare di porzione; infine spesso i risultati di Nutriscore sono apparsi molto più favorevoli a prodotti ultralavorati o ad alto contenuto di zuccheri e sale e quindi non corrispondenti a fattori nutrizionali realmente positivi.

La Coldiretti in una recente nota ha affermato: ”Il rinvio al secondo trimestre del 2023 della presentazione della proposta di regolamento conferma le perplessità sull’etichetta a colori manifestate dall’Italia e da altri Paesi. Il Nutriscore è un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali, eccellenze della dieta mediterranea come l’olio extravergine d’oliva o il Parmigiano Reggiano”. A tal proposito abbiamo chiesto maggiori delucidazioni proprio sull’olio extravergine di oliva ad uno dei massimi esperti in materia: Nicola Di Noia, direttore generale Unaprol, responsabile olio Coldiretti e AD Fondazione Evooschool.

Nutriscore

Nutriscore

L’olio extravergine di oliva, così importante nella dieta mediterranea e così importante per la salute di ciascuno di noi, perché non è considerato tale anche dal Nutriscore?

Il sistema Nutriscore non va bene per nessun prodotto alimentare non trasformato, non solo per l’olio extravergine di oliva ma a maggior ragione per questo alimento che è ottenuto con la sola spremitura delle olive senza alcun processo chimico e che invece in questo sistema viene messo al pari di grassi raffinati e iperprocessati. Nel Nutriscore infatti l’olio evo e gli oli di noci, di sansa, di cocco ecc… sono tutti considerati allo stesso modo perché il calcolo dell’algoritmo è fatto solo sulla percentuale di grassi e di calorie e non per esempio sulle sostanze positive o antiossidanti come i polifenoli presenti nell’olio extravergine, si basa solo sulla quantità e non sulla qualità effettiva dei cibi. Il Nutriscore crea un danno enorme all’olio extravergine di oliva. È nato come strumento che voleva essere di aiuto al fruitore ma è troppo generico e l’approccio è di tipo consumistico, manca la possibilità di creare consapevolezza reale nel consumatore. L’olio evo è un prodotto vivo con valori organolettici e nutrizionali, è un prodotto naturale, mentre l’olio di oliva o gli oli di semi per esempio che troviamo nel tonno in scatola o nei sott’oli non possono ricevere la stessa “catalogazione” perché sono deodorati e decolorati chimicamente e sono estremamente diversi dall’extravergine. Il Nutriscore non misura queste differenze e di conseguenza dà informazioni non corrette anzi appiattisce e ribalta la valutazione della qualità. Il fatto che il Nutriscore sia nato per uniformare le informazioni sugli alimenti è un controsenso perché esistono già dei regolamenti internazionali in cui per esempio l’olio extravergine è considerato un alimento di categoria superiore, bisognerebbe solo applicare questi regolamenti già esistenti.

Nicola Di Noia

Nicola Di Noia

Quindi quale potrebbe essere la percezione dell’olio extravergine di oliva nei mercati esteri con il sistema Nutriscore e quali i risvolti futuri?

Il comparto olivicolo, le associazioni e i consumatori dovrebbero battersi per la valorizzazione dell’olio extravergine che in quanto prodotto naturale è migliore sia dal punto di vista nutrizionale che di interazione con altri cibi dei quali esalta le caratteristiche positive. Gli americani per esempio usano molto l’olio di avocado o di cocco perché pensano che l’olio evo non si possa utilizzare per cucinare solo perché non ne conoscono effettivamente le caratteristiche ed è per questo che è molto importante trasmettere la cultura dell’olio extravergine, fare formazione, chiedere l’aiuto di nutrizionisti ed esperti del settore e divulgare il più possibile la conoscenza dei veri aspetti nutrizionali dell’olio evo altrimenti si rischia di dare informazioni errate, ridotte e poco attinenti alla realtà perché generiche. L’utilizzo di semafori nutrizionali che penalizzano gli alimenti e non ne valorizzano gli aspetti positivi potrebbe inoltre essere molto pericoloso in futuro. Pensiamo per esempio ai cibi sintetici realizzati in laboratorio come la carne, il latte ecc… che hanno la pretesa di essere migliori ma in realtà non hanno nulla di naturale e in nome di un risparmio e un impatto ambientale ridotto sono interamente realizzati in laboratorio artificialmente. Così il rischio è di dare a pochi la possibilità di creare cibo e brevetti che potrebbero essere usati per decidere cosa farci mangiare e quali cibi produrre in futuro. Gli stranieri cercano la qualità e non è un caso che l’olio extravergine di oliva italiano in molti casi sia venduto di più all’estero. Questo avviene perché i consumatori stranieri studiano, si informano e danno un grande valore ai nostri prodotti dopo averli conosciuti, nel caso dell’olio e degli ulivi ne apprezzano la storia e anche il paesaggio, ci aiutano persino a proteggere gli ulivi millenari. Certo esportare all’estero è più complicato, far conoscere il prodotto e  trasmetterne le proprietà è più complicato, ma noi abbiamo il dovere di tutelare il nostro made in Italy e di sostenere gli agricoltori ed aiutarli ad esportare il loro olio di qualità. Mi auguro per il prossimo futuro che soprattutto i paesi mediterranei siano uniti contro l’applicazione del Nutriscore che appiattisce tutti gli alimenti e non valorizza le caratteristiche positive di ciascuno a danno di tutta l’economia europea.