Oraziano 2001 Aglianico del Vulture doc


MARTINO

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Sarà stato il freddo di una gita sul Cervati, la montagna più alta della Campania anche se la sua misura, 1808 metri, farebbe sorridere qualsiasi alpino, o forse la costoletta di vitello alla brace, o forse il raviolo nel sugo di castrato di Sanza, il paese dove fu inforcato Pisacane non lontano da Padula. Insomma, l’avete capito, mi è tornata voglia di rosso e mi sono rivolto allora al territorio vitivinicolo più vicino al castello in cui ero ospite a Ferragosto: il Vulture. L’Oraziano di Martino, uno dei produttori storici del territorio le cui cantine sono nel cuore di Rionero, autore di un grande moscato, di un buon rosato e di un paio di bianchi da manuale, appartiene alla nouvelle vague di questo grande personaggio del vino meridionale, uno dei pochi capaci di esprimersi adeguatamente sul piano commerciale con serietà e da tempi non sospetti. Il 2001 si conferma anzitutto una bellissima annata, l’ultima al momento che tutti noi abbiamo potuto godere per lo straordinario equilibrio dello sviluppo vegetativo e la pulizia della frutta arrivata alla vendemmia nei tempi giusti un po’ ovunque. La vinificazione del nostro Armando è stata molto semplice, prima l’acciaio e poi un passaggio in legno, il primo rosso aziendale a conoscere la barrique. Il risultato è, a distanza di cinque anni, davvero gradevole: al naso intenso e molto persistente prevalgono netti sentori di confettura di amarena a cui subentra un po’ di speziato rilasciato dal legno. In bocca il vino è baldanzoso, fresco, ben strutturato, in equilibrio. Forse ci saremmo aspettati un gradino in più di complessità olfattiva, ma considerato il rapporto tra la qualità espressa e il prezzo in uscita dall’azienda siamo davvero di fronte ad un prodotto straordinario. Uno di quei bicchieri, per capirci, capace di fare media e che ancora mancano nella zona di Taurasi dove è difficile trovare una buona via di mezzo tra grandi espressioni e piccole ciofeche. Qui, invece, come nel Taburno, c’è una sorta di affidabilità varietale dovuta alla lunga sapienza colturale accumulata dai contadini e dal commercio iniziato ormai da quasi un secolo in bottiglia. Un vino a mezza strada tra lo stile conservatore, che ritroviamo soprattutto nel palato, e quello moderno che si impone al naso. Come si dice, aust’ capo re vierno (agosto inizio dell’inverno) e noi abbiamo salutato la prima carezza del generale Inverno con il nostro bravo Armando Martino.

Sede a Rionero in Vulture. Via Luigi La Vista, 2/a. Tel e fax 0972.721422. [email protected]. Enologo: Giovanni Colucci. Ettari: 25. Bottiglie prodotte: 500.000. Vitigni: aglianico, moscato, greco, verdeca, bombino.