Pasqua, è l’ora delle birre Paskel Øl


 

di Francesco Immediata

Nell’immaginario brassicolo collettivo alla parola Festen Bier undici volte su dieci si fanno corrispondere le tanto amate Bier de Noel (Birre di Natale). Qualcuno, forse spinto dalla ventata americana che soffia sulle coste europee, al massimo si azzarda a indicare qualche Pumpkin Ale (zuccofila birra celebrativa di Halloween). Ma, diciamoci la verità, a nessuno verrebbe in mente di citare le Easter Beer ossia le Birre di Pasqua.

Sebbene questo tipo di birra abbia origini alquanto velate, in quanto  non è facile stabilire quando e dove sono state prodotte per la prima volta, quello che è certo è che la maggior concentrazione, produzione e consumo di questo birre stagionali è presente nella penisola scandinava. Lì le Easter Beer sono conosciute con il termine Paske Øl (dove Øl vuol dire birra e Paske eheh) e vengono prodotte in modo da essere pronte alla vendita a partire da una ventina di giorni prima di Pasqua e per tutta la Settimana Santa.

Birra Gron Paske

Stretto probabilmente è il collegamento “genetico” che vi è in queste nazioni (Danimarca, Svezia e Norvegia) nella produzione brassicola pasquale con quella esclusiva che si effettua in questi territori (soprattutto in Danimarca) di una birra per il periodo pentecostale denominata Pinsebryg.

Tutti o quasi sono impegnati in questo periodo nella produzione delle Paske Øl: dai micro o mini birrifici come il danese Fjorden Bryghus o lo svedese Oppiggårds  ai produttori internazionali come la Tuborg passando per i super quotati danesi Oldfabrikken, GourmetBryggeriet (GB per intenderci) e la norvegese Nogne .

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Le Paske Øl di norma sono Ale di gradazione medio bassa (oscillante tra i 5° e i 5,5°) anche se qualcuno si spinge di qualche grado oltre (come i 6,8° della Paske Ale della danese Virklund Bryghus) dal colore paglierino o al massimo leggermente ambrato con schiuma bianca e compatta. Forti sono i richiami alla primavera (almeno immaginata in questi periodi in quelle zone d’Europa)  e pertanto abbondano in queste birre i richiami all’erbaceo e al floreale come quei narcisi gialli che campeggiano a tutta forza su diverse etichette delle Paske Øl danesi.

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E’ e deve essere una birra beverina, a tutto pasto (ovviamente pasto scandinavo) che deve accompagnare facilmente  prodotti come le lussekatter (pagnottine dolci  con zafferano e uva passa) e che deve allietare i momenti di incontro familiare e amicale senza impegnare in una beva complessa o essere offuscarti da un alcolicità esagerata.

Allontanandoci dalla nordica penisola c’è poi chi si diverte a produrne una leggerissima (3,9°) sfruttando il tenue e gradevole bittering dei luppoli britannici come la gallese Purple Moose Brewery (che tra l’altro con le birre stagional-celebrative ci va a nozze visto che ha prodotto anche una bitter ale per l’ultimo 6 Nazioni) oppure chi, senza troppo distaccarsi dal modus operandi della propria produzione, ha ben pensato di produrla e venderla sfruttando la forza del proprio nome come la St Feullien Paskeol Abbey Ale o la Gouden Carolus Easter Beer.

In questi ultimi due casi dimentichiamoci completamente dello standard scandinavo. Provandole ci si troverà di fronte a prodotti caratterizzati da un rosso rubino con una gradazione alcolica quasi doppia rispetto a quelle precedenti, dove il variegato uso di malti darà vita ad una serie di sentori speziati che ci ricorderanno ancora una volta che siamo in Belgio.

Una birra pasquale degna di nota è sicuramente la belga Paasbier del birrificio’t Gaverhopke, che ci potrebbe affascinare per la sua nota “acidula” tra il lime e l’arancia, accanto ad un gusto bilanciato tra il dolce del malto e l’amarognolo del luppolo.

Lo ammetto, il mercato brassicolo scandinavo (eccezion fatta per alcuni prodotti) non è proprio sotto il pub o il beer shop di casa e quindi, a meno che non abbiate deciso di andare da quelle parti per il lungo ponte pasquale, di Paske Øl neanche una goccia. E per questo mi sono conservato la sorpresa (dell’uovo!?!?) per la fine. Qualcuno più addentro avrà già capito che sto parlando della Boskeun di quei matti dei De Dolle (Belgio).  

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La Boskeun è una birra complessa e strutturata (in puro stile De Dolle), ha un colore ambrato e un bianco cappello di schiuma da cui  emergono lievi note citriche. Nel sorseggiarla avvertiamo immediatamente che il corpo robusto e vellutato lascia trasparire un gusto erbaceo, amplificato nel finale lungo e avvolgente. Il tutto a “soli” 10° che prima o poi sentirete salire su.

Nota di colore finale: Boskeun è il soprannome di Jo uno dei due fratelli mastri birrai che letteralmente vuol dire coniglio di bosco e per questo l’etichetta ritrae un simpatico coniglietto intento ad assaggiare  l’ultima birra (e meno male che non è un agnello).

Dimenticavo, Giad Pàsk (Buona Pasqua).