Piccole Vigne a Melfi: visita alla cantina Macarico di Rino Botte e allo Sheschi di Barile


Rino Botte, Cantina Macarico di Barile (le foto sono di Monica Piscitelli)

di Monica Piscitelli

Dopo aver trascorso circa 30 anni nel bergamasco impegnato nella ristorazione di qualità, Rino Botte torna nel 2000 con sua moglie Lucia Giura a Barile per creare la “Locanda del Palazzo”, ristorante e struttura ricettiva, nel luogo dove i Botte- Gennaro, suo nonno, e Antonio, suo padre – fino al 1968 producevano vino.


Non lontano da questo luogo della memoria, in una grotta di tufo scavata in tempi remoti, molto simile a quelle presenti nel suggestivo quartiere Sheshi, dà vita alla sua Macarico (dal greco, macar: “colui che è beato”), azienda vitivinicola che oggi, accanto alla gestione della Locanda, acquistata intanto dai Feudi di San Gregorio, rappresenta la sua principale attività.

Benvenuti a Barile

Vede la luce nel 2005 la prima bottiglia di Macarico, il vino top di gamma che si affianca al Macarì. Entrambi prodotti da Aglianico del Vulture in purezza. Da alcune settimane, sono entrambi riposano nella nuova sede di Via Nazionale Vecchia dove, tra volte intonacate e squarci di pietra grezza, sono gli uffici e la barriccaia. Qui si svolgerà dalla prossima vendemmia, la vinificazione: dall’acciaio fino all’imbottigliamento.

Macarico: la Contrada

Rino Botte nella vigna di Macarico

Le uve di Aglianico del Vulture provengono da impianti del 2003 situati in contrada Macarico e frutto della selezione condotta sul territorio di alcune piante di oltre 70 anni. Il vigneto di cinque ettari, con esposizione sud sud-est e sud sud-ovest a 500 metri sul livello del mare, è adagiato su un pianoro formatosi nel corso di antiche eruzioni che discende dolcemente dal versante est del monte Vulture.
Con la consulenza dell’enologo altoatesino Gianpaolo Chiettini, le viti sono allevate, con densità di oltre 9600 piante per ettaro, a guyot basso con potatura corta (circa 5 gemme per tralcio) affinchè ogni pianta, grazie ad un drastico diradamento dei grappoli (tra fine agosto e inizi settembre), produca circa 800 grammi di uva per pianta, cioè con una resa media di 70 quintali per ettaro.

Il terreno di Macarico

I terreni sono vulcanici e mediamente sciolti con alternanza di fasce a significativa composizione di pozzolana e quelle dove c’è un contributo maggiore di tufo e argilla, come avviene nei due gradoni (2 ettari circa) che virano, in direzione sud, verso est e verso ovest rispetto all’appezzamento principale.
La raccolta, che si svolge generalmente nella prima settimana di novembre, segue l’andamento di queste porzioni di vigna, alcune più “solagne” (assolate) e alcune più “mancose” (ombreggiate), che sono contrassegnate a gruppi di filari e vinificate separatamente, come testimoniano le numerazioni sulle barriques.

La vini e vinificazione

Il Macarico e il Macarì

Due etichette e solo due. Ma un nuovo progetto prenderà forma nel 2010: l’uscita di una piccolissima produzione, un migliaio di bottiglie (pari a 4 barriques gelosamente conservate in azienda), di Macarico Riserva del millesimo 2006, che Rino Botte dedicherà all’amico e socio Renato Abrami per il suo contributo alla nascita della azienda che, a partire dalla vendemmia 2010, può avvalersi ufficialmente della certificazione di biologico.

Le cantine dello Sheshi a Barile

L’uva diraspata è sottoposta a un’attenta cernita manuale e inserita praticamente intera nei fermentini per una fermentazione che, partita spontaneamente senza l’aggiunta di lieviti, si svolge, con varie follature, per 13-14 giorni a temperatura controllata di 26-29 gradi centrigradi. L’uva, eliminata per caduta, è torchiata a mano e il mosto messo in barriques dove svolge la fermentazione malolattica nell’arco di due mesi. Il vino è travasato e poi rimesso per 18 – 24 mesi in legni di rovere francese di varie dimensioni: barriques di primo e secondo passaggio, oltre a botti da 3 e 15 ettolitri. Cosi’ il Macarico.
Il Macarì, invece, per un 30% della massa fa solo acciaio e per il restante solo barriques di secondo e terzo passaggio per 4 mesi.

Le anteprime

La Cantina Macarico

Macarico 2006 Aglianico del Vulture doc
Ricerca e trova l’eleganza questo bicchiere che, domate le esuberanze giovanili, si presenta in splendida forma con un naso complesso e fine. Alla vista rubino vivace, con un riflesso granato. Tra le altre si manifesta, al naso, con delle note di frutta matura e spezie dolci, oltre di tabacco da pipa, cioccolato, rosa appassita e arancia candita. Toni dolci e freschi si alternano al naso e in bocca dove il marcatore sono la frutta a bacca rossa e la mineralità. Il vino è fresco e dai tannini levigati.

Macarì 2007 Aglianico del Vulture doc

Piccoli frutti di bosco a bacca rossa e nera croccanti sono i protagonisti di questo bicchiere che ricerca la freschezza e la bevibilità senza dimenticare la finezza. Macarì è un altro piccolo Macarico, il vino, di punta, più che un secondo vino. Un aspetto che in questo 2007 è più che evidente nella presenza, accanto alla frutta, di discrete note di bacche d vaniglia, balsamiche e di anice stellato. Alla vista è rubino limpido e concentrato. In bocca fresco e lungo.

Barile, La Locanda del Palazzo

Un commento

  1. Peccato che il ristorante abbia chiuso, comunque tanti auguri per questa nuova sfida di un lucano ritornato nella terrra natia dopo lunghi trascorsi nell’umida Lombardia.
    Carpe Diem

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