PizzaFormaMentis – Dagli spicchi ai like


Pizzaformamentis

Pizzaformamentis

di Luciana Squadrilli

È probabilmente l’argomento più “caldo” per quel che riguarda il mondo della pizza in questo momento: la comunicazione, soprattutto quella che corre sul web.
Elemento chiave della crescita – virtuosa – del settore e della nuova, grande attenzione che pubblico e critica dedicano al disco di pasta, va tutavia maneggiata con cura. Se ne è parlato nella quarta sessione del convegno moderata da Albert Sapere, forse quella più ricca di spunti di riflessione per i mesi che verranno.

A dare il quadro della situazione, forte dei numeri – a cominciare da quelli che fa Agrodolce, il portale da lei diretto – è Lorenza Fumelli che conferma il grande interesse della rete per il food e per la pizza in particolare, ormai a tutti gli effetti accolta nel novero degli argomenti di cui scrivere (su Agrodolce lo fa, con competenza, Gabriele Valdés). Anche i numeri, però, vanno saputi leggere e raccontano cose interessanti. Ad esempio in termini di reach – il numero di account e dunque persone che leggono un articolo o un post – pizza e alta cucina si equivalgono mentre se si vanno a vedere le richieste tramite parole-chiave “pizza” raggiunge cifre decisamente più elevate.
Il mondo della rete ha dunque fame di pizza? Sembrerebbe di sì.
Che l’interesse per la pizza sui vari canali online sia notevole, d’altro canto, non è una novità come racconta anche Sabino Berardino, medico campano da anni a Firenze, che è riuscito a far conoscere la Pizza Napoletana in Toscana partendo proprio dal web, in epoche ormai remote (parliamo di circa 10 anni fa) e con strumenti antidiluviani come le mailing list.

Lo conferma Vincenzo Pagano, artefice di Scatti di Gusto, che racconta come l’argomento pizza si inserisca nel suo piano editoriale. Ampio lo spazio dedicato a pizzaioli e pizza, infatti, nelle sue diverse declinazioni; frutto di un interesse personale, spiega il giornalista di origini napoletane, ma anche di una precisa richiesta dei lettori che dimostrano il loro gradimento per l’argomento. Ma, sottolinea in un secondo momento Pagano esplicitando uno dei temi principali del dibattito, è necessario anche distinguere tra informazione – che risponde a regole giornalistiche e dovrebbe essere fatta nell’interesse dei lettori – e consenso, che risponde a un altro tipo di regole e spesso serve soprattutto ad alzare il numero di visite e (aggiungiamo noi) anche un po’ a compiacere l’ego di chef e pizzaioli.
Questa è la risposta del giornalista all’“accusa”  mossa da Antonio Lucisano, manager del settore agroalimentare e oggi anche della ristorazione ma ben consapevole delle logiche del marketing e della comunicazione, cosa che invece non tutti i pizzaioli, i cuochi e i piccoli artigiani sono. “Ogni mattina il pizzaiolo si sveglia con l’incubo dei like – messi o non messi – o della recensione su TripAdvisor. Spesso si tratta di bravissimi artigiani che fanno il loro lavoro in maniera eccellente ma non sono preparati a gestire anche l’aspetto comunicativo e sbagliano o finiscono per essere vittime di consulenti improvvisati”. Dall’altro lato, continua Lucisano, la stampa – soprattutto cartacea – ha ormai quasi del tutto abdicato al suo ruolo di approfondimento e acculturazione puntando su polemiche, anche inventate, per non perdere terreno dei confronti del web. E troppo spesso manca un’etica della comunicazione che tuteli i vari soggetti. I pizzaioli, in particolare, si trovano oggi in una situazione di difficoltà e vulnerabilità anche perché quello della pizza è un ambito – democratico per sua natura – in cui ci sono poche barriere all’ingresso, sia per chi la fa che per chi ne scrive. Perciò, sottolinea, nei corsi di formazione oltre a insegnare a fare la pizza bisognerebbe insegnare anche a gestire – o almeno a discernere – una corretta comunicazione. Parole sacrosante ma, ribatte, Pagano, in qualche modo i pizzaioli se la sono cercata essendo stati tra i primi ad aderire a questo nuovo tipo di comunicazione “allargata” e felici di esserne oggetto.

Anche secondo Francesca Marino, responsabile di My Social Recipe, i pizzaioli non sono del tutto sprovveduti riguardo al mondo del web e lo confermerebbe la grande partecipazione al progetto di tutela del copyright delle ricette online – tantissime le pizze “registrate” – come pure al Pizza Unesco Contest o al sondaggio (vinto da Vincenzo Fiore) per stabilire quale dovesse essere il primo pizzaiolo ad entrare nel presepe del famoso artigiano Ferrigno.

Resta il fatto, però, che ci sia probabilmente bisogno di darsi delle regole o quanto meno di confrontarsi affinché siano garantite la pluralità nel mondo dell’informazione e della comunicazione e una maggiore consapevolezza tanto da parte dei pizzaioli quanto da quella di chi fa critica. Una cosa è certa, non si può non concordare con le parole con cui Albert Sapere chiude la sessione: “Preferisco i pizzaioli che stanno ore e ore a lavorare sull’impasto a quelli che stanno sui social”.