Principe Lotario Aglianico Spumante brut


FONTANAVECCHIA
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: metodo classico

Le foto sono di Giulia Cannada Bartoli scattate durante una bella zingarata estiva.

Principe Lotario appena imbottigliato

Una delle contraddizioni che vivo è la chiave di lettura del mondo del vino, abituata a ragionare, soprattutto in Italia e in Francia, per schemi preconfezionati e pre-giudizi, e l’esercizio generazionale fatto da ragazzo secondo ogni cosa può essere cambiata, rovesciata e che nulla è immutabile. Nessun uomo si bagna due volte nella stessa acqua pensava Eraclito.
Dico questo perché le bollicine le associo, nonostante D’Araprì, sempre al Nord, alla Francia, alla Franciacorta e al Trentino. Questo mi ha portato a sottovalutare un fenomeno che invece ho sotto gli occhi da almeno cinque anni, e cioé la spinta alla spumantizzazione di molte aziende del Sud. Nelle orecchie mi rimbombano sempre le parole di Veronelli, al Sud niente bollicine, non è possibile ottenere finezza ed eleganza.
Questo sicuramente è vero, ma le tecniche odierne consentono di raggiungere risultati brillanti e molte zone sono fredde, molto fredde. Diciamo anche che secondo me le bollicine sono lo strumento più fine e culturale, più tipico anche, usato dall’uomo per interpretare l’uva in maniera trascendentale, cioè divina.
In fondo è solo il perlage a distinguere l’uomo dalla bestia.
Ecco perché mi aspetto molto e difficilmente faccio sconti: mentre perdòno rossi arruffati e bianchi ossidati, per me se uno si cimenta con le bollicine deve misurarsi la palla, un atteggiamento che sia internet che la tv ha praticamente inibito ma che resiste nel mondo reale dove conta molto. Conta tutto. Se io imito quello che i francesi fanno da duecento anni devo farlo bene.
A ben vedere, ci sarebbe da fare considerazioni sulla fragilità di un premier da G8 capace di far accedere un pappone e popolare la sua residenza di escort: in realtà è facile, basta attraversare lo schermo! Come Alice. Perché misurarsi la palla se a 35 anni ho accesso nella residenza di un premier partendo dalla più profonda delle province del Sud? Tutto è possibile, allora.
Non con le bollicine. Ci vuole investimento e tanta umiltà. Quella di Libero Rillo ad esempio. Uno che invece di parlare ascolta. Si era messo in quella testa di coccio l’idea di dover fare spumante e davvero l’ha fatto nonostante il mio assoluto mutismo siciliano quando me lo ha detto la prima volta.

Che vista appagante dalla cantina di Libero. Sullo sfondo, Benevento.

Bene, tutto questo paraustiello per dire che il suo spumante, il rosato da Aglianico, è proprio buono. Ci vorrebbero più finezza ed eleganza, questo sì, ma il frutto c’è, la struttura è piena è gratificante, il naso a metà tra l’agrumato d’arancio e la frutta rossa. Diciamo che si gioca molto sulla grande capacità di questo vitigno di esprimersi bene quando si vinifica in rosa. Uno spumante da abbinamento, fresco, sgrassante, eccezionale con tutti i piatti più robusti e untuosi a tavola, molto bello.
Si dovrà lavorare molto sul raggiungimento della complessità e soprattutto sulle ossa. Ma intanto ci godiamo questa vendemmia 2006, sboccato quest’anno, davvero molto gradevole e, lo ripeto, assolutamente da abbinamento.
Lo userete per banchetti, quando state da soli, prima di fare qualcosa e anche dopo. Sempre. Un bel rosé che conferma il fatto che l’Aglianico recita buona perfomance in questi casi e in fondo si capisce perché: spurgato dai tannini, mantiene struttura, mineralità e freschezza. Semper.
Provate l’Aglianico spumante di Libero. Una volta tanto ha avuto ragione lui.

Sede a Torrecuso, via Fontanavecchia
Tel. e Fax 0824.876275
www.fontanavecchia.it
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Enologo Angelo Pizzi
Ettari: 12 di proprietà
Bottiglie prodotte: 150.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, cabernet sauvignon, merlot, falanghina