Viticultura eroica. Guida completa ai produttori della Costa d’Amalfi


Marisa Cuomo Vigne a Furore

di Adele Elisabetta Granieri

Inserita nel 1997 dall’Unesco nella World Heritage List, la Costiera Amalfitana costituisce la sponda meridionale del ripido sperone calcareo che separa il Golfo di Napoli da quello di Salerno, con alte e frastagliate scogliere rocciose.

Quello che porta da Vietri sul Mare a Positano è in assoluto uno dei percorsi più suggestivi di tutto lo stivale, uno scenario naturalistico struggente, capace di toccare le corde più profonde dell’anima. Un territorio esiguo e impervio, in cui l’antropizzazione ha dovuto cedere il passo alla natura, prepotente e straordinaria. Pendenze di oltre il 60 per cento, stretti terrazzamenti strappati alla montagna che si arrampicano fino a 700 metri, muretti a secco a picco sul mare, fazzoletti di vigna dalle dimensioni talmente ridotte da essere impensabili, ripidi scalini dal profilo irregolare: parlare di viticoltura eroica in Costa d’Amalfi non è un iperbole. Ogni giorno avvengono piccoli miracoli della viticoltura, realizzati da uno sparuto manipolo di produttori, caparbi e forse anche un po’ folli, che si misurano con vitigni autoctoni sconosciuti ai più, come Biancazita, Ginestra, Pepella, Fenile, Ripoli, e Tintore, oltre che con i tradizionali vitigni campani, come Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso.

L’itinerario alla scoperta della viticoltura della Costa d’Amalfi inizia da Vietri sul Mare, il primo paese venendo da Salerno. Bastano due chilometri per cambiare prospettiva e iniziare a vedere il paesaggio in verticale.

Due chilometri di curve in ascensione, dentro la piccola frazione di Raito dove quasi vent’anni fa è iniziata l’avventura di Patrizia Malanga con Le Vigne di Raito, oggi meta costante degli enoturisti. Dalle vigne di Aglianico e Piedirosso, adagiate sui terrazzamenti che dominano il mare, nasce il Costa d’Amalfi Rosso “Ragis”, dai profumi di frutti di bosco e rabarbaro e sottili richiami di erbe aromatiche, con un sorso pieno e succoso.

Il viaggio prosegue verso Maiori, dove Raffaele Palma ha dato vita all’azienda omonima: un piccolo paradiso di vigneti, uliveti e limoneti con vista mozzafiato sul mare della costiera. Il suo Costa d’Amalfi Bianco “Puntacroce” è un blend di

Falanghina, Biancolella, Ginestra, Fenile, Ripoli e Pepella, dalle note di agrumi e fiori di campo ed un sorso pieno e carnoso, dal lungo finale salino.

Proseguendo verso l’entroterra, si incontra la costiera meno conosciuta, adagiata sui declivi dei Monti Lattari, dove l’agricoltura rappresenta ancora una risorsa principale. Percorrendo appena cinque chilometri dalle spiagge verso le montagne, ci si perde tra i boschi di castagni e querce e non è raro imbattersi nei greggi di pecore e capre al pascolo, che bloccano le piccole strade tortuose.

Ci troviamo a Tramonti, terra vulcanica madre di viti centenarie a piede franco, casa di Tenuta San Francesco, azienda di proprietà della famiglia Bove, ormai riferimento imprescindibile per la vitivinicoltura di qualità della zona e per l’accoglienza enoturistica.

Dai tronchi possenti di Tintore che sembrano sculture messe lì a sostenere il reticolato delle pergole, nasce “È Iss” Tintore Prefilloxera, un rosso in cui i profumi di amarena e scorza d’arancia si fondono a sottili accenni di cardamomo, con un sottofondo di terra bagnata mista a pietra focaia ed un sorso profondo, pieno ed elegante, dai tannini ben integrati e di grande longevità.

Poco distante, nella frazione di Capitignano, nella storica azienda Giuseppe Apicella, Prisco Apicella con grande maestria si districa tra i micro-vigneti disposti su sette terrazzamenti e la nuova cantina, mentre la sorella Fiorina si dedica all’accoglienza.

Il Costa d’Amalfi Tramonti Rosso “‘A Scippata” nasce dalla vigna più antica, piantata a Tintore e Piedirosso: un vino che profuma di mora e arancia rossa, sottobosco e tabacco da pipa, con un sorso possente che lascia presagire una lunga vita in cantina.

È il piccolo Borgo di Gete ad ospitare l’azienda Reale, dove i fratelli Gigino e Gaetano sono i padroni di casa.

Vietato non fermarsi a pranzo per assaggiare i piatti preparati nell’osteria di famiglia con i prodotti dell’orto e gustare il Costa d’Amalfi “Getis”: un rosato da uve Piedirosso e Tintore dai sentori di fragolina di bosco, timo e rabarbaro ed un sorso saporito e irresistibile.

Arrampicandosi sui pendii delle montagne, tra le località di Cesina-Corsano e Torina-Gete, si possono scorgere degli impianto di viti a raggiera atipica, secondo il metodo etrusco-romano: sono i vigneti di Monte di Grazia, che la famiglia Arpino cura con dedizione ed estremo rispetto dell’ambiente.

Il “Monte di Grazia Bianco”, da uve Pepella e Ginestra, profuma di cedro e pesca bianca, con soffusi richiami di erbe officinali e camomilla ed un sorso saporito e rinfrescante, in cui emerge una netta nuance salmastra.

Ultima nata, sempre nello splendido areale di Tramonti, la Cantina Tagliaferro.

L’idea è del giovane Raffaele Tagliafierro, classe 1990. Complice anche il territorio e le sue particolarità, Raffaele consegue il diploma di agrotecnico e riesce a realizzare il sogno di edificare una cantina tutta sua, ideata con la collaborazione dell’agronomo Giuseppe Cardiello. Nel 2015 la prima vendemmia con la produzione di sole due etichette, una bianca ed una rossa ed un totale di 10.000 bottiglie.

Riprendendo la strada costiera, si lambisce quasi il mare attraversando il piccolo villaggio di Minori, per poi cominciare a risalire verso Ravello che, aristocratica e altera, si erge a dominare la costa con un tripudio di ville e giardini fioriti.

Su queste colline dai fianchi disegnati di terrazzamenti, la casa vinicola Ettore Sammarco produce vino sin dal 1962. Il Costa d’Amalfi Ravello Bianco “Selva delle Monache” è un blend di Falanghina e Biancolella dai sentori di pesca bianca e mela golden, sbuffi di macchia mediterranea e calibrate suadenze iodate ed un sorso verticale, pieno e saporito.

Il viaggio riprende verso la costa, seguendo un percorso tratteggiato dai campanili di mosaici arabeggianti che sembrano interrompere quel tutt’uno di blu di mare e cielo. Attraversando il borgo pittoresco di Atrani e l’elegante Amalfi, si ricomincia a salire verso Agerola. Poche curve dopo essersi lasciati il meraviglioso Monastero Santa Rosa di Conca dei Marini, si intravede l’insegna di Marisa Cuomo.

Ci troviamo a Furore, un pugno di case disseminate sulla roccia come un presepe, tra i muri dipinti dai murales che colorano il borgo. Qui Andrea Ferraioli, ultimo discendente di un’antica famiglia di vinificatori locali, e la moglie Marisa Cuomo, nel 1980 hanno iniziato la loro avventura enologica, fatta di fazzoletti di vigna strappati alla roccia, di viti che con forza strenua spuntano dai muretti a secco e di lavoro esclusivamente manuale, data l’impossibilità di accedere con qualsiasi mezzo meccanico. Assurto ormai a mito enologico della Costiera Amalfitana, il Costa d’Amalfi Furore Bianco “Fiorduva” è il frutto di un blend di uve di Fenile, Ripoli e Ginestra e dell’indubbia esperienza di Marisa Cuomo nell’arte della vinificazione. Profumi di albicocca e cedro e richiami di fiori di ginestra e rosmarino si fondono alle note salmastre e iodate a alle nuances speziate calde e avvolgenti. Il sorso è verticale e pieno, materico e persistente, con un’intrigante finale salino in chiusura

DOC COSTA D’AMALFI
Area Geografica

La Doc Costa d’Amalfi, creata nel 1995, comprende l’intero territorio dei comuni di Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti e Vietri. La Doc prevede tre sottopone: Furore, Ravello e Tramonti.

Base Ampelografica

E’ praticamente impossibile elencare tutte le varietà presenti nei terrazzamenti della Costa d’Amalfi. Il disciplinare della Doc fa riferimento alle varietà censite e in qualche modo classificate negli anni, ma ce ne sono molte altre impiegate da secoli, il cui utilizzo è considerato ancora oggi imprescindibile. Tra i vitigni a bacca bianca ricordiamo il precoce Fenile e il tardivo Ripoli, l’aromatica Ginestra e la speziata Pepella, la Biancazita, e la Falanghina. Aglianico e Piedirosso sono i vitigni a bacca rossa più colivati, ma a Tramonti è il Tintore la varietà principe.

Un commento

  1. Una bella carrellata su e giù per la divina costiera che se non eroica(termine che non amo) è sicuro scenario di una viticoltura che “impegna“ fisico e mente e che finisce giustamente in “gloria”nel fiordo di Furore se non altro per i premi che hanno ricevuto in giro per il mondo senza nulla togliere a nessuno di tutti gli altri bravissimi protagonisti ed ai loro vini che amo e che bevo ma al di là del piacere che giustamente ognuno di noi cerca nel bicchiere alla fine ,almeno per me, la cosa più affascinante rimane la maestosità delle piante storiche che come monumenti naturali sfidano il tempo e la memoria FM

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