Quali potenzialità per i grani antichi?


POIGA - Attivita'

POIGA – Attivita’

di Marco Milano

Parte da Benevento, Avellino e Salerno e da Slow Food Campania la nuova “vita” dei grani antichi. E’ nato, infatti, il “Progetto Operativo di Innovazione per i Grani Antichi (POIGA)”. Una mission che come spiegato da Slow Food Campania “si pone l’obiettivo di risolvere le criticità e di arginare le minacce, attraverso una serie di azioni che permettano alle aziende cerealicole operanti nelle aree interne di cogliere le nuove opportunità di mercato offerte dalla crescente domanda di alimenti sani e biologici prodotti e commercializzati a livello locale e facilmente rintracciabili per i quali il consumatore mostra una certa propensione a pagare anche il prodotto ad un costo leggermente più elevato”. L’obiettivo del progetto POIGA è quello di valorizzare più specificatamente quattro grani “antichi”: Saragolla, Marzellina, Romanella e Ianculedda. Ecco quindi il quesito di cui al titolo di sopra: “quali potenzialità per i grani antichi?”.

POIGA - L'immagine di promozione del progetto POIGA di innovazione e sostenibilita'

POIGA – L’immagine di promozione del progetto POIGA di innovazione e sostenibilita’

A documentarsi con il Progetto Poiga e anche attraverso il sito www.sementia.it si può leggere che i grani cosiddetti antichi” sono il risultato di un processo di miglioramento genetico che è in linea con le nuove istanze dei consumatori che chiedono prodotti realizzati nel rispetto dell’ambiente e con buone caratteristiche nutrizionali. Numerosi studi hanno dimostrato come le varietà ‘antiche’ non necessitano di prodotti chimici di sintesi, in quanto dotati di elevata tolleranza a stress biotici e abiotici mentre alcuni ricercatori evidenziano, però, come per le varietà di grani ‘antichi’ ci siano criticità legate alle basse rese e alla bassa disponibilità di semi rispetto all’elevato potenziale di mercato. I dati disponibili evidenziano – si legge in un altro passaggio – che gli sfarinati di grani ‘antichi’ hanno una più elevata concentrazione in ferro, zinco ed altri micronutrienti. Pertanto, queste produzioni possono rappresentare un importante business alla luce del crescente consumo di questa tipologia di farine e di semole”. E a proposito del business da Poiga è stato anche evidenziato che nell’analisi svolta dove definire i punti di forza, debolezze, opportunità e minacce, per quanto concerne la filiera dei grani “antichi” i fabbisogni che ne derivano sono quello della necessità di caratterizzare meglio geneticamente i grani “antichi”, la disponibilità di seme certificato, l’ottimizzazione delle fasi di produzione e governance della filiera (contratti), la definizione di un regime di qualità, la realizzazione di un marchio di valorizzazione commerciale, la stima del valore di mercato dei prodotti (prezzo). E’ ovvio che a “contribuire” al rilancio dei grani antichi c’è anche la crescente coscienza alimentare, quella cultura della tavola e della sana tavola, dove a farla da padrone, a ragione, è la nostra Dieta Mediterranea, simbolo alimentare per antonomasia di una una sana alimentazione.

POIGA - Operazione di semina

POIGA – Operazione di semina

La cultura del grano antico, poi, anche come recupero di antichi saperi e sapori, salvaguardia dell’ambiente si tratta, infatti, di grani che vengono coltivati in maniera biologica o facendo scarsissimo ricorso a prodotti chimici. Cosa aspettarsi, dunque, dal nuovo Progetto Operativo di Innovazione per i Grani Antichi, è sintetizzato dagli stessi promotori e da Slow Food Campania: “valorizzazione economica delle farine e delle semole ottenute da grani ‘antichi’, definizione di un modello organizzativo e di governance della filiera delle farine e delle semole da grani ‘antichi’ e di un regime di qualità legato alla coltivazione e alla trasformazione dei grani ‘antichi’ attraverso l’ottimizzazione e l’innovazione di entrambi i processi”. Tra gli interventi che è doveroso segnalare per raggiungere i sopracitati obiettivi la produzione in purezza di lotti di semi e l’ottimizzazione della produzione agricola con riduzione di infestanti in campo.

 

Partner del Progetto

Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi – Università degli Studi del Sannio (Capofila)

Azienda Agricola Iannelli Nunzia Veronica

Azienda Agricola Leppa Margherita

Azienda Agricola Montemarano Maria Grazia

Azienda Agricola Riccio Carmela Resce S.r.l.