Racconto semiserio di come Raffaele Pagano trascinò Paola Riccio alla salumeria del pesce!


di Paola Riccio

Paola Riccio

Una incursione estiva da Moreno Cedroni Raffaele Pagano è capace di asserire con candore che Oliver Glowing è famosissimo, e non serve fargli notare che non è così, che lo conoscono in tre persone, che piuttosto Laura Pausini è famosissima, lui resta convinto della sua idea. Per dimostrarglielo gli ho fatto fare la prova con Google, potete farla anche voi. Se digitate la parola OLIVER, le opzioni suggerite sono: twist, stone, onions…; invece non si arriva a completate la parola LAURA, basta scrivere LAU, e la prima opzione che compare è Laura Pausini; e sono pronta a scommettere che se digitate la parola CEDRONI, l’unica opzione suggerita da Google sia galli! Con lo stesso candore con cui afferma che il misconosciuto Oliver è famoso, Raffaele Pagano ha avuto il coraggio di trascinarmi a Senigallia una sera di fine luglio.

Moreno Cedroni

Andiamo per ordine, com’è potuta accadere questa cosa? Eravamo diretti, a Venezia e da li a Verona per il Recital di Placido Domingo e decidemmo di partire qualche giorno prima e di risalire la penisola lungo l’Adriatico, prima tappa prevista Macerata. Fu un’idea veramente felice, poichè allo Sferisterio, si teneva la prova generale della Madama Butterfly. Con uno stratagemma riuscimmo ad intrufolarci e godemmo della fascinazione che l’opera in quel luogo sa trasmettere, complice l’ultimo scampolo del plenilunio. Il giorno successivo il programma prevedeva una breve sosta balneare lungo il promontorio del Conero, e di proseguire nel pomeriggio inoltrato per Ancona; e fu lì che ebbe inizio l’irreparabile. Parcheggiata l’auto e pagato il tributo per la sosta, ci incamminammo lungo il corso di Ancona, quando Raffaele Pagano, oramai stufo di trascorrere i weekend nello splendido isolamento dell’Alepa’s Winery a Caiazzo, vide l’insegna Bar Torino e, sedotto dagli invitanti accompagnamenti preparati per l’ora dell’aperitivo, si diresse con sicurezza verso il bancone chiedendo uno spritz.

Raffaele Pagano

Il BAR TORINO, dal 1860 recita l’insegna, è una vera istituzione della città, e lo testimoniano le fotografie esposte nel locale, scatti rubati e offerti di personaggi famosi passati negli anni. La figlia del proprietario, una ragazza socievole, ci raccontò un po’ la storia dell’esercizio e ad un tratto offrì l’informazione infame al Pagano: a pochi passi dal loro bar c’è il meno fortunato (a loro detta) locale di Moreno Cedroni, ACRILICO per l’appunto. “E’aperto solo in alcuni orari” ci disse, “probabilmente adesso lo troverete chiuso”…ma Il Pagano non si arrese…….” ACRILICO S’AVEVA DA VISITARE”!!! Un paio di esitazioni nell’individuare la strada ed il dado fu tratto. Nonostante i miei scongiuri, e tentativi di depistaggio il Pagano riuscì a trovare Acrilico che era anche aperto, e si fiondò dentro senza esitazione.
La commessa, sola soletta, fece un gran parlare della linea di hotelleriè a firma Cedroni, delle sue preparazioni, e infine della sua “salumeria di pesce” in Senigallia………l’ANIKO’. Perbacco! Il Pagano che conosce a menadito gli chef stellati di mezza Europa non aveva mai sentito parlare della salumeria di pesce di Moreno e quindi venne deciso immantinente di andare a cena da Anikò e trascorrere la notte a Senigallia, Ci rimettemmo in viaggio quindi. Chi fra di voi ha visitato Senigallia, sa che la città sorge sulla foce del fiume Misa e che la ferrovia separa la città antica dal lungomare, destinato alle strutture alberghiere, e che per raggiungere a piedi il centro cittadino è necessario aggirare la darsena perché l’unico ponte che attraversa il fiume è sul lato nord.
Questa cosa facile a dirsi, ci costò almeno 50 minuti di vagheggiamenti fra indicazioni varie forniteci dagli ignari abitanti del luogo, così che riuscimmo faticosamente a guadagnare il chioschetto dove risiede l’Anikò, solo intorno alle 23:30, dopo avere messo a segno il 240° minuto di cammino a piedi della giornata. E’ vero, che questo locale è concepito come ritrovo informale per un pasto veloce o un aperitivo, e certamente le 23,30 non è l’orario di punta, ma quella sera non c’era nessuno, e al nostro arrivo, l’unica occupazione che impegnava i due addetti travestiti da samurai era l’affilamento delle lame. Dei due mascherati, una era una ragazza napoletana, che c’illustrò un po’ le varie proposte e poi ci lasciò il tempo di scegliere. Per gli amanti dei dettagli il menù è consultabile sul sito del locale, io ricordo solo che le portate suonavano più o meno così: San Daniele di sgombro, bresaola d’anguilla, prosciutto di tonno, etc… Cosa dire ? Erano senza dubbio dei pesci essiccati e affettati e talvolta affumicati, come mi era capitato di mangiarne prima, ma bisogna dare onore al merito: come erano affettati lì mai da nessun’altra parte!!!!!! Dopo gli affettati vari la mia scelta cadde sul panino con egg e bacon: ( insalata, tonno affumicato, uovo salsa lamponi e zenzero).
Ohhhh finalmente una novità direte voi, qualcosa che ripagasse delle peripezie senigalliesi e che magari fosse anche un po’ di sostanza! Con l’attesa, la fame e anche la curiosità erano cresciute e finalmente….eccolo: IL CLUB SANDWICH; Sapete? Quello che regna sovrano nei coffee shop di mezzo globo. Insomma, il panino con egg e bacon altro non è che una rivisitazione del club sandwich, al posto del bacon, il tonno affumicato. Originale? Dite voi. E il conto? Salato come i pesci essiccati!!