Vademecum: come evitare le risse su Facebook come rispondere quando venite attaccati in sei domande


Risse su Facebook

di Luciano Pignataro

Da quasi dieci anni sono su Facebook, all’inizio per curiosità, poi ho compreso che è un formidabile strumento di lavoro: per esempio rende inutile la newsletter così non scocci la gente con lo spam seriale nella posta ed evito di fare la parte di quelli che ti infilano la pubblicità del supermercato nella tua casella sotto il portone di casa. Oppure è un formidabile archivio di foto e notizie oltre che di spunti.
Siccome l’errore è la prima forma di apprendimento, si impara a camminare cadendo, devo dire che ho imparato molte cosette che adesso vi trasmetto sotto forma di consulenza e che regalo soprattutto a quei pizzaioli che hanno il polpastrello facile.

Cosa fare quando si è attaccati o insultati?

1-La prima cosa da pensare è che ci sono due tipi di critiche o di attacchi. Quelli che lo fanno perché gli sei antipatico a prescindere e dunque conviene sempre non rispondere e attaccare briga. Pensate a un ubriaco che vi insulta per strada: tirate dritto perché è tempo perso.
Quando la critica è invece su un punto specifico, non generico, allora bisogna rispondere ringraziando per l’attenzione e con puntualità.

2-Ci sono dei protocolli che valgono nella vita reale e dunque anche in quella virtuale. Per esempio tra un anziano e un giovane la gente sta tendenzialmente sempre dalla parte del giovane e tra un uomo e una donna sempre dalla parte della donna. E ancora, chi ha successo è sempre o quasi perdente nella polemica perché la condizione psicologia del paese è che in Italia il successo non è emulato ma invidiato.

3-L’atteggiamento da tenere è mantenere la calma. Inutile rispondere subito, primo perché dimostrate che state a perdere tempo su Facebook invece di lavorare, secondo perché un attacco viene seguito sempre da commenti e se siete conosciuti alla fine spunterà automaticamente qualcuno che vi difende per la legge dei social secondo la quale bisogna essere bastian contrari per farsi notare. Ci fate caso? Dopo dieci, quindici commenti unanimi spunta regolarmente, su qualsiasi argomento, uno contrario. Bernardi usava questo trucco per tenere in piedi il suo Dissapore quando contava: faceva intervenire un fake contrario. Se avete deciso di rispondere perché vi viene contestata una cosa specifica, allora rispondete solo nel merito senza mai il coinvolgimento personale. Come ha fatto da maestro Moio con l’ayatollah di Cerignola che era in cerca di clic sul suo blog in fase terminale.

Chi sono i professionisti dell’insulto?
Ci sono persone che si distinguono particolarmente per toni aggressivi verso tutti. Sono i leoni della tastiera, quelli che nella vita reale abbassano lo sguardo quando li incrociate. Spesso si tratta di falsi profili che nella vita reale mandano lettere anonime di denuncia. Le motivazioni di questo atteggiamento sono molteplici, la prima naturalmente è una insufficienza psicologica che deriva da un complesso di inferiorità. Altri sanno che attaccare in modo eclatante regala loro visibilità, soprattutto se il soggetto aggredito è conosciuto.
Infine ci sono gli sfigati, quelli che ritengono di non avere la giusta attenzione per chi sa quali motivi. Non sono recensito perché non pago è una delle frasi preferite, in realtà o sei incapace di comunicare o cucini e fai una pizza da schifo. Non faranno mai il nome di chi gli ha chiesto soldi perché in realtà sono degli emarginati e nessuno li conosce.

Come resistere alla tentazione di rispondere?
Ci sono vari trucchi. Eccone qualcuno, a parte fare l’amore.
1-Pensare che chi vi attacca in realtà sta male mentalmente, è un frustrato nei vostri confronti, è come il bambino che piange per attirare la vostra attenzione. In questo caso dovete prendere informazioni e capire se è davvero una vostra mancanza o se è un caso patologico. Il 99% delle volte vale la numero due.
2-Se è una persona meno conosciuta e meno affermata di voi è uno che cerca visibilità. E’ il trucco più facile, il protocollo più antico: mi affermo come critico attaccando il ristorante che tutti osannano, il vino più premiato. Beh, se siete davvero un grande produttore e un bravo ristoratore non avete nulla da temere. Chi usa questo protocollo in genere non va oltre i cento metri. Poi si spompa o si calma appena viene accettato purché non faccia più il cattivo. Il caso dell’uomo delle Stelle sulla Stampa è da manuale.
3-Essere attaccati è il primo segnale di successo e serve ad accrescere la vostra autostima. Uno sfigato non viene mai preso in considerazione. Chi ha successo non può avere il consenso di tutti: ci sarà sempre qualcuno che vi invidia e vi attacca per questo. Godete del suo sentimento e state fermi con i polpastrelli perché fate il suo gioco.
4-Capire che le questioni non si risolvono mai sui social. Qui la memoria di quello che è successo dura un giorno, al massimo due. Se c’è materia del contendere basta rivolgersi a un avvocato. Il resto è solo tempo perso.
5-Spesso si viene attaccati dopo bel colpo. Altro segnale che sei stato bravo e che queste persone invece di parlare dal barbiere adesso si sfogano su Facebook.

Chi dovrebbe stare veramente lontano da ogni polemica?
1-Sicuramente chi ha una attività commerciale. Andreste mai a mangiare e a bere da chi non sorride mai e che urla? I pizzaioli prendano esempio da quelli che stanno al top, che pure hanno le loro ansie e i loro rancori ma che mai li esternano su Facebook. A che serve? Praticamente a nulla se non a indebolire la simpatia e la capacità di rassicurazione che è la prima chiave del successo. Ma lo stesso vale per i ristoratori: chi si è buttato nella mischia, magari pur avendo ragione, ha sempre pagato un duro prezzo sui social.
2-Sicuramente dovrebbe evitare chi ha una attività di comunicazione perché inevitabilmente trascina i propri clienti. Questo, però, è un fenomeno tipicamente campano perché vale sempre l’ancestrale principio borbonico urlare per farsi ascoltare dal re.
3-Chi ha fatto qualcosa per cui critica gli altri. Se hai pagato in nero è inutile che accusi gli altri di pagare in nero. Se hai intascato soldi per fare un articolo è singolare che accusi gli altri di farlo. Se sei in giro per sponsoring è anomalo  dire che ci sono troppi interessi sulla pizza e sul cibo. Potrebbe sempre spuntare qualcuno che te lo ricorda.

L’illusione di Facebook?
Oggi ognuno può dire la propria pubblicamente e questo è sicuramente un fatto positivo. Ma ci vuole misura perché devi pensare che se tu porti la pistola mediatica anche tutti gli altri ce l’hanno. A me ricorda molto chi dice  come minaccia “vado dall’avvocato” dimenticando che tutti possono andare da un legale. Sono atteggiamenti infantili che caricano di responsabilità i veri professionisti.

In buona sostanza, chi usa i social per prendersi rivincite sociali e professionali ha una mentalità adolescenziale e non farà mai nulla di significativo nella vita. Fareste mai a botte con un ragazzino di 15 anni?

 

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