Rodenbach Grand Cru: Un’acida di classe


di Francesco Immediata
Quando si degusta una birra vi è sempre qualcosa che permette di ricordarla o un aggettivo in grado di caratterizzarla, e (ahimè) anche la mancanza di qualità permette di riportarla alla memoria, come quando se ne assaggia una la cui unica caratteristica è l’essere piatta come neanche un bicchiere di acqua sa essere. Eppure non pensavo che dovessi utilizzare un aggettivo come acido, anzi ACIDO, per ricordarmi della Rodenbach Grand Cru. Il mistero forse è nascosto in quel piccolo logo al centro dell’etichetta dove in lontananza sono raffigurate delle grosse botti scure. Per un cultore del vino, infatti, parlare di fusti in legno alti fino al soffitto e affinamento per periodi superiori all’anno sono elementi e step usuali di una produzione vitivinicola ma per un appassionato di birra sono parametri di processo poco comuni. Forse è per questo che la Rodenbach Grand Cru è di difficile allocazione nella tassonomia brassicola e se proprio la si deve ingabbiare la si può considerare una red ale belga acida. Nel bicchiere si presenta di un rosso vivo quasi sanguigno con riflessi rubino ottenuti grazie all’impiego dei malti di Vienna ma soprattutto grazie alla presenza dei polifenoli presenti nei massicci tini di quercia, non rivestiti, in cui la Rodenbach Grand Cru viene fatta invecchiare non meno di 18 mesi. La schiuma è cremosa ma non molto compatta, consentendo così di far salire immediatamente un sentore di sciroppato caratteristico anche di alcune Cantillion o di particolari Lambic.
Ad un primo assaggio la Rodenbach Grand Cru colpisce per il suo carattere acido e pungente ma nel contempo pulito, che riempie il palato degli scafati e fa sobbalzare i neofiti. Quando poi le papille si sono abituate il gusto acre iniziale viene soppiantato dall’agrodolce del retrogusto con immediati richiami alla prugna e al frutto della passione. La Rodenbach Grand Cru è un’alchimia di difficile comprensione ma dal grande fascino che pone come elemento di spicco della produzione proprio quegli alti fusti di quercia provenienti dalla Francia e dalla Polonia. La loro capacità di condizionare il processo è tale che sebbene per la produzione vengano usati i luppoli di tipo Brewer’s Gold e Kent Golding la birra non presenta note amaricanti in quanto vengono tutte perse durante l’invecchiamento. Anzi la birra quando esce dai tini è così acida che prima di essere sottoposta a pastorizzazione viene addolcita con zucchero. Se le Barley Wine sono d’obbligo per chiudere una degna cena, la Rodenbach Grand Cru si presta quale stuzzicante aperitivo. Questa birra ben si sposa con tartine farcite con pasta di acciughe, alici salate o aringhe in salamoia, contrasta il grasso di antipasti a base di salmone e caviale e trova l’unione perfetta con giardiniere e paté. Se poi si ha voglia di sperimentare propongo l’abbinamento (a detta di alcuni azzardato) della suddetta “acida” ad uno spaghetto con colatura di alici di Cetara. La temperatura di servizio è intorno ai dieci gradi ed il bicchiere da utilizzare è il classico calice a tulipano svasato. Se poi si hanno a disposizione bicchieri per il Borgogna ci si può divertire nascondendo agli amici e parenti la natura di questa bevanda per verificare quanti sono in grado di riconoscerne le origini.
Il suo tenore alcolico medio basso (Alc 6%) ne consente un uso indistinto sia a bordo piscina durante un esuberante party estivo, sia dinanzi al camino dello chalet per una romantica serata invernale ma sempre accompagnandola con un adeguato abbinamento gastronomico. L’unico posto a me noto per assaggiarla è l’Ottavo Nano ad Atripalda (AV) ma se vi capita di trovarla altrove sul territorio campano non vi resta che segnalarlo a questo indirizzo mail: [email protected] Un consiglio: se siete stati affascinati dalla Rodenbach Grand Cru ma non avete il coraggio di riprovarla non preoccupatevi in quanto l’azienda di Roeselare nelle Fiandre Occidentali ha pensato a voi con altri due degni prodotti. Uno di questi è la Rodenbach, birra meno complessa della Grand Cru ma altrettanto gustosa e rinfrescante. Si ottiene miscelando birre giovani (sottoposte a maturazione per 6-8 settimane durate le quali avviene una fermentazione secondaria) e birre invecchiate, secondo la proporzione di 3:1. L’altro prodotto è la Rodenbach Alexander, birra da dessert in cui le sfumature di ciliegia e frutti di bosco le consentono di competere con Kriek e Framboise.
Nella speranza di aver ridestato la vostra curiosità brassicola vi rimando alla prossima e….

…….A PROSIT