Rovittello 1998 Etna Rosso doc, questo vino di Benanti è troppo perfetto per dargli un voto


Rovittello 1998 Etna doc Benanti

Uva: nerello mascalese e nerello cappuccio
Fascia di prezzo: Nd
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

La bottiglia arriva intorno alle tre del pomeriggio e ci coglie lascivamente seduti in una delle stanze ottocentesche del Duomo a Ibla. Ho il volto baciato dal sole di Arianna e sono decisamente rilassato, in empatia il tavolo; e Ciccio mi piace da morire. Come parla, come pensa, come si muove. Come cucina.
Angelo De Stefano la esibisce sicuro e contento, Rovittello 1998 annuncia i due piatti di carne che cambieranno il mondo, una tasca di maiale farcita in modo spudoratamente ghiotto e un agnello ragusano di assoluto valore ducassiano, la testimonianza del passaggio di Ciccio Sultano dal Barocco alla sicurezza neoclassica borghese di quel secolo compiuto.

Benanti è una di quelle etichette capaci di darti sempre emozioni. Un po’ come Valentini, Soldera, Garofano o Mascarello, c’è la mano e il sogno di generazione precedente alla mia, ma qui anche l’Etna generoso e prevedibile, mai infido quanto il Vesuvio.
Funzionano il freddo, l’estremismo agricolo dei 750 metri ad alberello, la pignoleria del misurino del farmacista. E Salvo Foti
Così ritrovi il rosso. Così ritrovo il rosso. Un rosso vivo, dinamico, fresco, pieno. Cerco nel sito, l’annata non ha avuto alcun riconoscimento, spulcio guide, erano bottiglie dieci anni fa conosciute da pochi intenditori e non ancora consumati fenomeno mediatico.
Basta, son cazzate.
Mi lascio andare, ho molto spazio mentale per l’alcol perché ho mangiato strizzato dal caldo e dal freddo di una mano onirica che mi piazza nel bicchiere lumache e ostriche. E appena appena appena bagnato le labbra con gli ultimi bianchi di Salvo da breve provati a Caserta e Sp68 Occhipinti, bevuto invece solo un paio di ore prima in azienda.
Ciomei non beve rosso e si priva di un piacere terreno, l’ennesimo. Il francofono Maffi invece una volta tanto zittisce. Per fortuna Carmelo beve e capisce.
Segnali di umanità contrastante, ma il mondo è proprio bello per questo motivo: troverete in questa isola il Syrah e, per fortuna, il Rovittello. Vasa vasa e Falcone.
Vado con la mente a rossi strutturati continentali 1998, come dicono qui.
Non fu annata facile, ok. Anche se del secolo secondo il ritmo dettato da Montalcino in quel decennio. Come quella precedente e la successiva. Mi ricordo fu proprio Veronelli ad avanzare un po’ di dubbi già a marzo: avete dato troppa enfasi a un’annata un po’ carica e difficile da gestire in cantina.
La conferma di questi segni in centinaia di bevute alterne, comunque non unanimi e raramente davvero entusiasmanti.
Poi questa che ti fa tornare la voglia di andare indietro, tranquillo.
Lunga, ancora polposa e viva, sapida senza mediazioni ma non salata. Tannini delicati, piacevoli, che costituiscono il bonus in quanto non si deve esasperare l’attesa per poterlo godere.
Integro.
Etna Rosso, semplicemente. Qui, viaggiatore angosciato e inquieto, troverai la fine del tuo viaggio. Il calore ti scioglie le gambe e rilassa la mente: vedo le vacche del Sole stupidamente sacrificate dagli uomini di Ulisse, sento i muri a secco, le carrube, Vitaliano Brancati e il mare a cui è destinato tutto.
La luce nasce dall’Islam e finisce nell’Islam del Maghreb.
Per tutto il resto c’è tempo.
Anche cenere e cuoio.

Sede a Viagrande (CT) – Via Garibaldi, 475 – Tel. 095/7893438 – Fax 095/7893677 – [email protected]www.vinicolabenanti.it – Enologo: Salvo Foti – Bottiglie prodotte: 180.000 – Ettari di proprietà: 70 – Vitigni: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio

9 Commenti

  1. In fase di grande scoglionamento, poter leggere finalmente di vino e di prima mattina (per me) non può che far bene. Perché farsi abbracciare un momento dal vino fa bene. Senza particolari tecnici, senza metodi, senza etichette, trasportati dalla sciallatezza di spirito e di corpo, pervasi da suggestioni spesse e oniriche. Vero, a volte per tutto il resto c’è tempo, ci sarebbe tempo, se ci fosse anche il resto. A volte.

  2. Estatiche suggestioni, inebrianti armosfere. A stento, ho trattenuto le lacrime per la commozione. Ho conosciuto il Rovittello di Benanti quando in Sicilia ancora nessuno sapeva che il vulcano regalasse cose così…Era il 1995, o giù di lì, ero a Messina dalla nonna materna ed un enotecario navigato, avendo notato la mia passione per i grandi rossi, mi consigliò questa bottiglia, annata 91 o 92, difficile ricordarlo con precisione. Compresi che in Siiclia non avevamo niente da invidiare a certi grandi rossi del Piemonte o della Borgogna. Rovittello 1998… Profondità e complessità… Pronto, sicuro, ma, sentita la sua grande freschezza, “dinamicità”, a definirlo “maturo” ci penserei ancora su… Si, Luciano, concordo, anzi, è proprio il caso di ribadirlo: con vini di cotanta “grandezza”, i premi ed i riconoscimenti lasciano il tempo che trovano (ad ogni modo, per la cronaca, il 1998 ha avuto la Gran Menzione al Concorso Internazionale Vinitaly del 2002… per quello che significa…).

  3. Ma quindi c’è stata un’incursione di Pignataro & Co. alla corte di Ciccio Sultano? Per pura coincidenza, sul Duomo ho scritto due righe di commento su PG giusto qualche giorno fa. Orsù, non siate avari di più estese notizie :)

    1. caro piermario, abbiamo tirati i dadi e la recensione è affidata a leonardo ciomei, detto “locomotiva a vapore” per via dei suoi tempi non proprio rapidissimi. forse per natale, per pasqua no sicuro. comunque il perfido maffi due mi suggerisce di fornirti una anticipazione: il voto potrebbe perfino essere ….. DICIOTTOPUNTOVENTICINQUE VENTESIMI :-))))

      1. Bé, grazie a Maffi 2 per l’anticipazione. Mi fa piacere che su questi lidi si torni a parlare di Sultano. Resta un rimpianto: sarebbe stao simpatico incrociare una così ben assortita compagnia e fare personalmente conoscenza.

  4. AVVISO: i bigotti e le persone non dotate di ironia sono pregati di tralasciare questo post.

    Cit. “Ciomei non beve rosso e si priva di un piacere terreno, l’ennesimo.”

    Quali saranno i piaceri terreni di cui mi privo ? non il cibo come ben sa chi mi conosce, nemmeno i vari vizi nazionali mi mancano… oddio, mica sarà il sano sesso ? ma no, visto che Maffi qui sopra mi dà della “locomotiva a vapore” come potrei privare di questa mia capacità il popolo femminile ? :-)))))

    1. Mmmm… per quanto ricordi del secolo scorso, mi volete far credere che l’affettuoso Frecciarossa non aveva un bel significato?

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