San Sisto 1993 Fazi Battaglia e la leggenda del Verdicchio


San Sisto Verdicchio 1993 Fazi Battaglia

San Sisto Verdicchio 1993 Fazi Battaglia

 

Paese che vai, vino che trovi. Se stai per esempio a Senigallia da Uliassi la prima cosa da fare è scegliere dalla carta dei vini curata con passione sin dall’inizio da Catia che apre proprio con i grandi bianchi marchigiani. Dal cilindro spunta il 1993, primo millesimo del San Sisto, questo il nome del vigneto a quota 350 di una collina di Jesi. Un progetto nato per lavorare sui tempi lunghi in un momento in cui difficilmente in Italia si pensava a un bianco di invecchiamento. A mio parere sono tanti i vini bianchi italiani che regalano emozioni e resistono agli anni, ma due in particolare migliorano con il passare delle stagioni, il Fiano e il Verdicchio.
Quando infatti si stappa il 1993, fermentato e maturato in legno piccolo, si ha la sensazione di aprire la gabbietta per lasciar fuggire il canarino. Nessuna decantazione, nessuna riduzione, anche se servito leggermente più freddo del necessario al nasi si presenta subito pimpante e cremoso, con note agrumate, di conserva di pesca, zafferano, fumè appena accennato. In bocca è semplicemente sconvolgente, fresco, minerale, veloce, con una chiusura pulita, efficace, leggermente amaricante. Ritornano i sentori di frutta ma è la freschezza ha farla da padrona. Un vino complesso, che cambia in continuazione con il tempo e l’aumento della temperatura. Così la Fazi Battaglia ha ridisegnato la propria presenza in Italia dove aver venduto ovunque le mitiche anforette che segnarono un’epoca. Oggi la presentazione è sicuramente più austera, ma decisamente più bella e appagante. Un vino che ha sposato a meraviglia l’intensa cucina di mare di Mauro Uliassi, esplosioni di iodio e salsedine al palato senza alcuna mediazione. Con la considerazione che la 1993 avrebbe potuto aspettare ancora molti anni prima di essere aperta: l’ennesima dimostrazione dell’enorme potenziale non sfruttato sui bianchi italiani.

www.fazibattaglia.it
via Roma, 117
Castelplanio (An)

2 Commenti

  1. La mitica anforetta verde smeraldo dà ancora Battaglia col nome Titulus…

  2. L’anfora ce e funziona ancora egregiamente.Riguardo al vitigno ,da campano ,non posso che suonare l’allarme:attenti al verdicchiooooooooo!Quando si stappa una bottiglia di vent’anni fatta da una cooperativa per essere bevuta al massimo nei due tre anni successivi e la si trova non solo integra,ma migliorata allora vuol dire che la stoffa c’è e,visto che,il consorzio lavora bene allora il successo non può che essere assicurato.FM.

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