Santàri Fiano di Avellino Docg 2011 Filadoro


Santari Fiano di Avellino Docg 2011 Filadoro Vincitore a Radici del Sud 2017

Santari Fiano di Avellino Docg 2011 Filadoro Vincitore a Radici del Sud 2017

Non possiamo che aggiornre, a due anni e mezzo dall’ultima schema, il magnifico percorso di un vino davvero straordnario, a questo punto tra i migliori di sempre per il rapporto tra qualità e prezzo. Se avete la pazienda di leggere i precedenti report saprete tutto della piccola azienda che lo produce, Filadoro della famiglia Ioanna seguida da Angelo Valentino. Questa etichetta, lavorata solo in acciaio, già parte con l’ambizione di alzare l’asticella, resta due anni in azienda a sostare sullefecce nobili prima di essre imbottigliata. Un lavoro semplice, che adesso finalmente in tanti fann, è che regala risultati straordinari.
Ieri sera eravamo assetat di bianco ampio e complesso, abbiamo avuto gioco facile nel stapparla perchè ormai sappiamo che il Fiano è un po’ come l’Aglianico, non riesce a invecchiare. E infatti a distanza ormai di nove anni dalla vendemmia il profumo di frutta, pesca più che mela, insieme a un corredo speziato dolce ha segnato la prima impressione. Un dolcezza resa nobile da note balsamiche e da un rimando fumè comunque non preponderante, comprimrio. Al palato il vino, figlio di una estate insolitamente calda solo dopo Ferragosto, è pieno, complesso, fresco. Giusto il colore gillo paglierino carico segna il trscorrere del tempo.Un tempo amico, complice, di un vino davvero buono, quasi da mordere. Da bere in solitudine, alla fine di un pasto, il naso dolce è ben bilanciato da una beva sapida con il tipico finale amarognolo. Una bella e compiuta espressione del fantastico areale di Lapio.

Santari Fiano 2011 docg Filadoro

Santari Fiano 2011 docg Filadoro

Scheda del 8 gennaio 2018

Adoro il Fiano in vecchiato, ritengo sia una dei vini bianchi che possono dare le maggiori soddisfazioni per chi ama i vini che vanno in questa direzione. Non è solo una opinoone personae, ormai studi scientifici hanno dimostrato che il vitigno irpino ha precursori di aroma che evolvono con il passare del tempo. Sono ancora pochissimi le aziende che giocano anche su tempo come valore, una di queste è Filadoro, piccola cantina di Lapio che immediatamente ha prodotto il Santari, un Fiano commercializzato non meno di un anno dopo la vendemmia. In attesa che il disciplinare parli finalmente anche di un Fiano di Avellino Riserva, ci godiamo quetso gioiellino del 2011 che abbiamo portato da casa per uno spaghetto natalizio alla colatura di alici di Cetara al Convento. Ancor una volta il Santari conferma la vocazione del Fiano all’invechciamento. Il naso è evoluto e oltre ai sentori piacevoli di frutta bianca matura, rilascia note di macchia mediterranea, di zafferanno in una cornice di idrocarburi. Sembra incredibile, ma questo bianco fa solo acciaio con una vinificazione classica a cui fa seguito un anno di affinamento in bottiglia. Una formula semplice per avere un vino complesso al nasi e appagante al palato.
Un piccolo gioiello irpino, più lo consrvate, più è buono.

 

Scheda del 23 luglio 2017 di Enrico Malgi. Piccole aziende producono grandi vini, un abusato ossimoro che spesso però riesce ad esprimere un valido concetto di qualità. Tutti sanno che a Lapio, minuscolo borgo irpino  si produce un vino buono da sempre, uno dei bianchi più desiderati d’Italia. Ed è proprio qui che la giovane azienda Filadoro, dei coniugi Pietrantonio Lepore e Giuseppa Filadoro supportati dai loro figli, possiede i vigneti e la cantina, affermando così in chiave moderna l’antica vocazione vitivinicola locale e ribadendo la passione di una famiglia irpina dedita alla cura della propria terra. Appena 6 gli ettari vitati e 40.000 le bottiglie mediamente sfornate ogni anno. Vini che sovente sono fatti oggetto di prestigiosi riconoscimenti. L’ultimo in ordine di tempo è arrivato dalla manifestazione di Radici del Sud 2017, laddove l’etichetta Santàri Fiano di Avellino Docg 2011 ha conquistato un duplice e meritato premio: il primo posto assoluto incassato da parte della giuria dei Wine Writers, insieme con la seconda piazza decretata dai giudici dei Wine Buyers nella categoria del Fiano.

Controetichetta Santari Fiano di Avellino Dpcg 2011 Vincitore a Radici del Sud 2017

Controetichetta Santari Fiano di Avellino Dpcg 2011 Vincitore a Radici del Sud 2017

Cinque mesi di sosta del vino sulle fecce ed affinamento in bottiglia per un altro anno, senza procedere alla filtrazione. Quattordici i gradi alcolici espressi alla fine. La bottiglia è venduta in enoteca intorno ai 20,00 euro.La vista legge un colore giallo carico, quasi oro, nel bicchiere. Il naso aspira intensi profumi fruttati di albicocca, di pesca, di ananas e di nocciola, accompagnati da note di muschio,  idrocarburi e di mentolo. E poi ancora pregevoli sensazioni odorose di terreno umido, di sali minerali e di boisé. Impatto del sorso sulla lingua subito fresco e morbido e caratterizzato da una polpa setosa. Lo sviluppo  denota un’agilità sorprendente, tesa, dinamica e slanciata, che sfocia poi in purezza fruttata dalla matrice agrumata e nocciolata. Fraseggio elegante e composito, che comunica una spiccata sensualità. Finale intrigante, sontuoso succoso, vitale e persistente. Vino relativamente giovane, con molti anni ancora davanti a sé. Felice connubio con piatti di mare, latticini e carne bianca.

Scheda del 25 giugno 2014

A volte è bello verificare il proprio lavoro a distanza di tempo e trovare conferma delle scelte. Nonostante sia partita solo nel 2008, la piccola azienda Filadoro di Lapio, poco più di 50mila bottiglia e sette ettari vitati, è stata la prima a Lapio ad impostare un Fiano da mettere con un paio di anni di ritardo sul mercato.

La mano ferma e felice di Angelo Valentino, ormai enologo di lungo corso in Irpinia dove è al lavoro da vent’anni, con queste sfide va a nozze perchè i suoi bianchi sono sempre tendenzialmente più ricchi e di buon corpo.

Riproviamo il Santari 2011, Fiano di Avellino premiato con il riconoscimento «Grande Vino» dalla Guida Slow Wine da noi coordinata in regione e ci rendiamo conto di come questo vino abbia fatto un ulteriore balzo in avanti dopo un anno di bottiglia.

L’evoluzione del Fiano, tra l’altro in una annata abbastanza difficile da gestire, è addirittura straordinaria. I sentori di frutta bianca sono affiancati adesso da spezie, una leggera tostatura, in bocc aè pieno, fresco, ampio, lungo.

Fa quasi pensare ad un passaggio in legno nonostante sia stato lavorato solo in acciaio.

Questa ennesima prova di forza di Lapio conferma che la vera partita tra gli areali più vocati è quella con Summonte, dove prevalgono sentori fumè più marcati. Questione di suoli, esposizione, ma anche do fortissime escursioni termiche anche nelle giornate più calde.

E ci conferma anche che se è vero che il Greco resiste al tempo, il Fiano ci guadagna elevandosi e manifestando l’ambizione della complessità, tanto più preziosa in un’epoca che vive adorando il totem della semplicità e della velocità.

In queste colline il tempo trascorre invece lento, e così facendo i produttori impegnati a lavorare questa uva pregiata si trovano improvvisamente davanti a molti altri, magari più preoccupati di stare su Facebook che nel vigneto.

 

Sede a Lapio (Av) – Contrada Cerreto, 19
Tel e fax 0825 982536 – [email protected] . www.filadoro.it
Enologo: Angelo Antonio Valentino
Ettari vitati: 6 – Bottiglie prodotte: 40.000
Vitigni: aglianico, fiano, greco e falanghina

Un commento

  1. Lapio ha colpito ancora .Ad maiora PS Parafrasando una famosa pubblicità di una notissima acqua minerale anch’io potrei dire:Fiano di due anni Fiano di sei anni o Fiano lungamente affinato?FM

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